19 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Scambio di neonati

Avellino neonati scambiati in culla. La sconcertante scoperta dopo due giorni

Uno scambio in culla di due neonati è avvenuto a Avellino. Non è la trama di un film, ma la realtà che due mamme hanno scoperto con sconcerto dopo due giorni. Ecco cosa è accaduto

Neonata scambiata in culla, accade a Avellino
Neonata scambiata in culla, accade a Avellino Foto: Shutterstock

AVELLINO – Spesso oggetto di battute di spirito, lo scambio in culla in realtà può avere conseguenze anche permanenti, specie se lo si scopre magari dopo tanti anni. Ma, anche se l’episodio avvenuto a Avellino è per fortuna stato scoperto dopo due giorni, è indubbio che al giorno d’oggi queste cose non dovrebbero più accadere. Complici forse una distrazione, o il fatto che i neonati fossero nati lo stesso giorno, e che avessero tutine simili, fatto sta che alle due mamme sono state consegnate due bambine diverse: l’una quella dell’altra, e viceversa.

La vicenda
Lo scambio in culla è avvenuto in una nota clinica del capoluogo irpino. Qui, lunedì 9 ottobre due mamme di Atripalda in provincia di Avellino partoriscono altrettante due femmine. Dopo due giorni di degenza, le due donne vengono dimesse e tornano a casa con il loro ‘dono’. Fin qui tutto bene, anzi la felicità come si sa, in questi casi, è al massimo. Tutti presi dal nuovo arrivo in casa e da tutto quanto concerne la nuova situazione, forse non si avvedono che il ‘fagottino’ tutto vagiti che hanno portato dall’ospedale non è il loro. Fino a che il papà di una delle due neonate, probabilmente con una mente ‘matematica’ si avvede che c’è qualcosa che non quadra: il numero riportato sul braccialettino di riconoscimento che viene applicato a mamma e bambino al momento della nascita non corrisponde. Quello della piccola e quello della mamma hanno due numeri diversi.

La scoperta
Dopo un primo momento di perplessità, la verità diviene lampante: c’è stato un errore. La bambina che hanno portato a casa non è la loro. Ci si può immaginare cosa sia passato per la mente dei genitori, e il probabile panico che ne sia seguito. Che fine ha fatto la bambina? Dove è finita? Sta bene? La ritroveremo? Queste e altre domande devono essere passate per la mente dei neogenitori. La prima cosa ovvia da fare è precipitarsi in clinica per chiedere spiegazioni e, soprattutto, sapere dove sia la propria figlia. E così hanno fatto. Nel frattempo viene informata anche la Questura di Avellino. Nel giro di poche ore viene ritracciata l’altra famiglia, che tuttavia era ancora ignara dell’errore commesso in clinica al momento della consegna delle due neonate. Una volta giunti in clinica anche gli altri due genitori scoppia il putiferio, forse dettato più dallo spavento che da una vera rabbia. Così, tra scambi di accuse a ginecologi e infermiere del reparto di neonatologia, oltre a verificare la corrispondenza dei numeri sui braccialetti, si ricorre per maggiore sicurezza (e per evitare altri scambi) anche al riconoscimento facciale, ossia analizzando le foto scattate in sala parto subito dopo la nascita. Alla fine non resta che ammettere che c’era stato uno scambio involontario, dovuto forse alla distrazione, ma che rischiava di avere conseguenze definitive. Basti immaginare cosa sarebbe successo se le famiglie avessero gettato i braccialetti senza controllare i numeri. Le due piccole sarebbero cresciute in due famiglie diverse, con genitori che non erano quelli biologici – anche se è chiaro che sarebbero comunque state cresciute come fossero figlie ‘proprie’.

L’epilogo
Dopo aver accertato lo scambio, le neonate vengono restituite alle mamme biologiche, ora finalmente contente di avere con sé le proprie ‘vere’ bambine. Intanto, i due papà presentano una denuncia al vicequestore Elio Iannuzzi, mentre nella clinica irpina si dà l’avvio a un’indagine interna. Questa volta è andata bene, ma quanti casi del genere sono già accaduti negli anni passati. Molti sono stati scoperti dopo anni, magari con l’aiuto dell’esame del Dna, ma altri non sono mai stati scoperti e, forse, potrebbe essere meglio così che non saperlo dopo chissà quanto tempo e sconvolgere la propria vita e quella della famiglia in cui si è cresciuti e anche quella in cui non si è cresciuti. Ma questa è una cosa che può sapere soltanto chi è stato vittima di un caso simile.