Cancro: una nuova speranza di cura viene dal mare con spugne, ricci e vongole
Nuove conferme sull’efficacia di alcuni farmaci prodotti con organismi marini come l’Ecteinascidia turbinata. Le nuove molecole ripristinano anche il sistema immunitario

Il cancro è una delle malattie più devastanti e preoccupanti dei giorni nostri. Nonostante ciò, quello che spaventa di più è la cura. I chemioterapici, infatti, possono essere considerati i farmaci più temibili della storia dell’umanità. La paura non è solo quella di morire per cancro, piuttosto il fatto di dover soffrire per anni causa della terapia. Non a caso sempre più scienziati si danno tanta pena per trovare cure alternative che siano sì efficaci ma anche meno pericolose. È il caso di un recente lavoro scientifico che mette in luce una nuova soluzione: gli organismi marini.
Nel mare gli alleati contro il cancro
Forse la nuova arma per combattere il cancro si trova in fondo al mare. Secondo nuovissimi studi, infatti, ricci di mare e spugne potrebbero racchiudere il segreto per combatterlo definitivamente. «Il mare è una fonte ancora poco esplorata di molecole bioattive, che ci riserverà molte sorprese quanto è stato scoperto finora, ma mi chiedo soltanto una cosa: come mai abbiamo aspettato fino ad adesso?», si domanda il dottor Vittorio Venturi esperto di batteriologia che ha condotto lo studio in collaborazione con la dottoressa Laura Steindler, dirigente del gruppo di Microbiologia marina dell’università di Haifa.
Comunicazione fra batteri
«Penso a un’intuizione importante sulla comunicazione fra batteri. Oggi sappiamo che questi si comportano come un gruppo e non come singoli. Una scoperta che ha rivoluzionato la microbiologia ed è stata messa a segno proprio studiando un batterio marino che vive in simbiosi con un calamaro», spiega Venturi ad Adnkronos Salute che in questo momento sta coordinando un gruppo di ricercatori presso il Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie «Icgeb» di Trieste.
L’importanza dei batteri
«Questi batteri – continua Ventura - producono luce solo quando sono in tanti. Seguendo questa pista si è scoperto che anche altri batteri comunicano e agiscono in base al loro numero. Una svolta che apre una porta importante su diverse possibili applicazioni. La comunicazione batterica è un target del futuro per nuovi antibiotici. Agendo su questo fronte, per esempio, si può rendere la comunità più debole e confusa».
Le spugne marine
Una delle applicazioni in medicina potrebbe derivare direttamente dalle spugne marine che, in sostanza sono «Motori che filtrano tantissima acqua. Alcuni batteri li mangiano, altri vivono in simbiosi con loro». Per questo motivo la dottoressa Steindler vuole indagare a fondo sulla questione e scoprire come fanno le spugne a capire quali sono i microorganismi da mangiare e quali sono quelli giusti per una corretta simbiosi.
Batteri e cancro
Nonostante i lavori siano ancora in fase inziale, i primi test indicano incredibili possibilità. Infatti i microorganismi umani sembrano avere almeno 100 possibilità di successo in più rispetto a quelli terrestri. Ma l’associazione tra organismi marini e terapie contro il cancro non è nuova. Alcuni anni fa, infatti, erano stati realizzati farmaci antitumorali derivanti dalla spugna Ecteinascidia turbinata utilizzata contro il cancro al seno. Il principio attivo si chiama trabectidina ed è una molecola conosciuta per combattere alcuni tipi di sarcoma. Dal 2013, tuttavia, una nuova ricerca italiana, pubblicata su Cancer Cell, è riuscita a dimostrare come sia in grado di colpire il cancro e le cellule che lo aiutano a crescere: i famosi macrofagi corrotti denominati Tam. La molecola, quindi, scovata grazie a una collaborazione tra l'Istituto Humanitas di Rozzano, l'Istituto Nazionale dei Tumori, il Mario Negri e l'Università di Milano, è l’unica in grado di colpire l’intero eco-sistema tumorale.
Come funziona la trabectidina
La trabectidina pare essere in grado di rimettere in sesto il sistema immunitario. In pratica, quando un organismo contrae il cancro, i macrofagi non svolgono più il loro lavoro normale di eliminazione di microorganismi e particelle estranee. Al contrario, fanno in modo che il tumore abbia il nutrimento di cui necessita vascolarizzando alcuni tessuti affinché si possano formare metastasi. La trabectidina pare essere in grado di ristabilire l’ordine evitando che vi siano altri macrofagi corrotti (Tam).
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