20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Pericolo radiazioni

Radiazioni: una Tac vale come 250 radiografie. Da oggi sapremo quante radiazioni abbiamo assorbito con un esame

L’ospedale Mauriziano di Torino comunicherà, per la prima volta in Italia, la quantità di radiazioni a cui ci si espone durante alcuni esami clinici. Una rivoluzione in radiologia dovuta al maggiore ricorso a questo tipo di esami

Fare una Tac è come fare 250 radiografie
Fare una Tac è come fare 250 radiografie Foto: Shutterstock

TORINO – Tac, radiografie e tutti gli esami che utilizzano le radiazioni: a quante di queste ci siamo esposti durante la nostra vita? Molte, a giudicare dall’andamento del ricorso agli esami clinici di questo genere che, secondo le stime, sono più che raddoppiati negli ultimi 25-30 anni. Un carico di radiazioni pro-capite che nel tempo non è detto non ci faccia pagare il conto.

Una svolta
Probabilmente non ci abbiamo dato peso più di tanto. Ci sottoponiamo a un esame e basta, senza domandarci a cosa e quanto ci siamo esposti. Per la prima volta però, un’istituzione sanitaria come l’Ospedale Mauriziano di Torino ha deciso di comunicare nei referti a quante radiazioni siamo stati esposti con un certo tipo di esame. Niente di straordinario, tuttavia, si recepisce unicamente quello che è l’articolo 58 della nuova Direttiva Euratom 2013/59. Qui, infatti, si stabiliscono le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i rischi derivanti dall’utilizzo delle radiazioni ionizzanti. Norme che dovranno essere recepite dagli Stati membri entro febbraio 2018. La Direttiva prevede che il referto della procedura medico-radiologica contenga come parte integrante l’informazione relativa all’esposizione da parte del paziente. Sempre a partire da febbraio 2018, poi, tutte le strutture che svolgono attività radiologica dovranno tenere un registro degli esami eseguiti e le relative dosi erogate. I dati che saranno inseriti in un registro regionale/nazionale.

Una volta era l’ambiente
Un tempo l’essere umano era naturalmente e per l’80% esposto a radiazioni: quelle che provenivano dall’ambiente, mentre quelle derivanti da attività mediche incidevano per circa il 20%. Oggi, invece, la situazione si è ribaltata, e le radiazioni «mediche» sono arrivate a toccare il 50%. Su tutte spicca il ricorso alla TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) che da sola equivale a 250 radiografie con raggi X.

Il progetto
A rompere il ghiaccio è il progetto sviluppato dal Dipartimento Diagnostica e Servizi, diretto dal dottor Stefano Cirillo, e la Fisica Sanitaria, diretta dal dottor Michele Stasi (Presidente Associazione Italiana di Fisica Medica), dell’ospedale Mauriziano di Torino (Direttore generale dottor Silvio Falco). Nella nuova procedura, il paziente sottoposto a TAC riceverà il CD con già all’interno (con procedura automatica) i dati relativi alle dosi di radiazioni assorbite durante l’esame. Questa possibilità è offerta grazie a un software sviluppato da G-Squared di Vicenza, che può scambiare le informazioni con il sistema di archiviazione delle immagini radiologiche, elaborando un rapporto finale con l’indicazione delle dosi di radiazioni ionizzanti a cui si è stati esposti. Se il paziente necessita di maggiori informazioni, può richiederle direttamente alla Fisica sanitaria.

Il rischio radiazioni
La medicina preventiva o difensiva è un bene, tuttavia l’esposizione continua e massiccia a radiazioni ionizzanti è ritenuta aumentare il rischio di danni cellulari, al Dna e, di conseguenza, di sviluppare forme tumorali. Ecco perché è bene essere informati sulla quantità di radiazioni cui si può essere esposti con un esame clinico di questo genere. Inoltre, l’aumento esponenziale di esami come TAC, radiografie e simili non è giustificato, visto che degli oltre 40 milioni di esami radiologici eseguiti ogni anno, circa il 44% è stato prescritto in modo inappropriato e non strettamente necessario, come comunica la SIRM – Società Italiana di Radiologia Medica. Senza contare il costo per la sanità pubblica e l’allungarsi delle liste d’attesa provocato proprio dall’esagerato ricorso a questi esami.