20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Salute

Malattie autoimmuni possono far insorgere Alzheimer e demenza

Uno studio mostra come le malattie autoimmuni come la celiachia, la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide e la colite ulcerosa sono state associate a un elevato rischio di sviluppare la demenza o la malattia di Alzheimer

Malattie autoimmuni e rischio demenza o Alzheimer
Malattie autoimmuni e rischio demenza o Alzheimer Foto: Shutterstock

OXFORD – I ricercatori dell’Università di Oxford (Uk) guidati dal prof. Michael J Goldacre hanno condotto uno studio, pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health, in cui si è osservato come essere sofferenti di una qualche malattia autoimmune può aumentare in modo significativo il rischio di sviluppare una forma di demenza o l’Alzheimer.

Una componente comune
Il largo studio ha mostrato come vi sia un’evidenza che i risultati sono in linea con la teoria che vuole la malattia di Alzheimer avere una componente autoimmune. È stato infatti suggerito come l’attività autoimmune e infiammatoria possa avere un ruolo nello sviluppo della demenza. Per comprovare e quantificare ulteriormente questa correlazione, i ricercatori hanno analizzato i dati relativi ai ricoveri ospedalieri nel Regno Unito, compresi i casi di day hospital, dal 1998 al 2012.

Quale malattia aumenta il rischio?
L’intento dei ricercatori era quello di capire se il ricovero in ospedale per una delle 25 malattie autoimmuni conosciute tra cui la malattia celiaca, la sclerosi multipla (SM), l’artrite reumatoide, e la colite ulcerosa, fosse stato associato a un elevato rischio di successivo ricovero in ospedale per un problema di demenza.

Lo studio
Durante il periodo di follow-up, o di osservazione, più di 1,8 milioni di persone sono state ricoverate in Uk con una malattia autoimmune. Tra queste, per esempio, poco più di 1.000 persone avevano la sindrome di Goodpasture, una condizione rara in cui gli anticorpi attaccano polmoni e reni, mentre più di 300mila persone avevano l’artrite reumatoide.

I risultati
Dall’analisi dei dati acquisiti e dalle cartelle cliniche dei ricoverati, i ricercatori hanno scoperto che le persone ricoverate con una malattia autoimmune avevano il 20% più probabilità di essere di nuovo ricoverati per demenza, rispetto ad altri pazienti ricoverati in ospedale per altre cause. Delle 25 malattie autoimmuni incluse nell’analisi, 18 sono state significativamente associate con la demenza. Tra queste patologie a rischio vi erano il morbo di Addison, che aumentava il rischio di demenza del 48%; la sclerosi multipla, che aumentava il rischio di quasi il doppio; la psoriasi che lo aumentava del 29% e il lupus eritematoso sistemico che lo aumentava del 46%. Secondo il report, la maggior parte di queste associazioni rimanevano significative per cinque o più anni dopo il primo ricovero in ospedale a causa della malattia autoimmune.

I dati controversi
Sebbene le ricerche in questo campo suggeriscano che anche una malattia autoimmune come l’artrite reumatoide possa aumentare il rischio di demenza, nello studio si è scoperto che, invece, lo diminuiva. Può apparire un controsenso, ma i ricercatori spiegano il risultato con il fatto che le persone con artrite reumatoide è facile che assumano farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), aspirina e paracetamolo, che sono stati associati a un ridotto rischio di malattia di Alzheimer. Quale tipo di demenza fosse motivo di ricovero successivo per le persone con malattie autoimmuni non è sempre stato documentato, fanno sapere i ricercatori. Tuttavia, vi era un 6% di aumento per la malattia di Alzheimer e un 28% per la demenza vascolare.

Anche il cuore ne risente
Si è anche scoperto che i pazienti affetti da una malattia autoimmune avevano il 53% di maggiori probabilità di essere ricoverati in seguito per una malattia coronarica e il 46% più probabilità di essere ricoverati per un ictus.
Come sempre accade in questi casi, i ricercatori sottolineano che i dati vanno presi con cautela, poiché si tratta di uno studio di coorte, osservazionale e retrospettivo, e non è possibile asserire che sia stata stabilita una relazione di causa/effetto. Tuttavia, i dati suggeriscono che una correlazione esiste.