Mal di schiena continuo? È colpa del tuo DNA
Alla base della degenerazione dei dischi vertebrale ci sarebbe un gene «colpevole». Lo studio condotto dall’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi

MILANO – Chi di voi non hai sperimentato, almeno una volta nella vita, il mal di schiena? Secondo le ultime stime il problema si ripresenta con una certa continuità in 8 persone su 10. Che dire? È una percentuale estremamente elevata. E pare essere anche una delle cause principali dell’assenza lavorativa.
C’è mal di schiena e mal di schiena
Ovviamente non si può fare di tutta un’erba un fascio: ci sono diversi tipi di mal di schiena. I più comuni e non patologici sono quelli causati da contratture muscolari, per altro tipiche delle persone che svolgono un lavoro sedentario o che stanno troppe ore in piedi o sedute. Tutt’altra storia è, invece, il mal di schiena provocato dalla degenerazione dei dischi vertebrali. In questo caso il problema diviene cronico e può intensificarsi sempre di più.
La colpa è di un gene
E’ mai possibile che un solo e minuscolo gene possa provocarci tanti danni? Purtroppo sì. Secondo quanto è emerso da un’indagine condotta dai ricercatori dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, il colpevole sarebbe un gene del recettore della vitamina D. Quanto questo si presenta sotto forma di una particolare variante è associato al processo di degenerazione dei dischi vertebrali.
Un ampio studio
Il lavoro di ricerca è stato condotto dalla dottoressa Alessandra Colombini, ricercatrice del Laboratorio di Biotecnologie applicate all’ortopedia. Fa parte di un ampio progetto europeo denominato GENODISC, che ha coinvolto l’unità operativa di Chirurgia Vertebrale III, guidata dal dottor Marco Brayda-Bruno. Durante lo studio sono stati reclutati 2.000 pazienti affetti da degenerazione dei dischi intervertebrali – ovvero quella sorta si ammortizzatori che si trovano tra un disco e l’altro.
L’analisi del DNA
Durante la ricerca della dottoressa Colombini – che ha collaborato con Sabina Cauci dell’Università di Udine – sono stati esaminati i DNA dei vari pazienti allo scopo di valutare eventuali varianti genetiche. In particolare, ci si è concentrati sul recettore della vitamina D – un ormone che pare avere effetti metabolici a livello delle cellule presenti nei dischi intervertebrali. «Abbiamo individuato delle varianti, dette polimorfismi, nel gene del recettore della vitamina D che possono essere considerate predisponenti per lo sviluppo della degenerazione del disco intervertebrale – spiega Colombini – Questo indipendentemente dall’associazione delle patologie discali con specifici fattori di rischio osservati nel nostro studio, come la storia familiare, l’età avanzata, il fumo, l’obesità, la frequente esposizione a vibrazioni e un’attività lavorativa che richieda un notevole sforzo fisico».
Quali sono le soluzioni?
Ancora nessuno è riuscito a trovare una soluzione al problema, tuttavia, la ricerca apre la strada a strategie completamente nuove anche se è bene sottolineare che tale propensione alla variante genetica non è possibile evitarla. Quello che si può evitare, invece, è uno stile di vita scorretto che porti all’insorgenza del mal di schiena cronico.
Approfondimento: cos’è l’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi
Si tratta di una delle 18 strutture di eccellenza del Gruppo Ospedaliero San Donato. È il primo ospedale ortopedico della Lombardia sia per numero di ricoveri che interventi chirurgici effettuati. Nell’anno 2006 il Galeazzi ha ottenuto dal Ministero della Salute, il prestigioso riconoscimento di IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) per la ricerca nell’ambito delle Malattie dell’apparato locomotore.
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