Dolore o mal di schiena cronico, sviluppata una nuova terapia senza farmaci
La nuova innovativa terapia è in grado di arrivare alla fonte del mal di schiena cronico
Un nuovo studio, presentato durante la riunione annuale Anesthesiology 2018, rivela che il dolore cronico alla schiena può essere efficacemente trattato senza farmaci, ma con una nuova tecnica che in grado di arrivare alla fonte del male.
Il dolore cronico
Con il termine dolore cronico s’intende un dolore che dura tre mesi o più, e in genere si verifica quando i nervi continuano a inviare segnali al cervello, dopo che la fonte originale del dolore è scomparsa. Per trattare questa condizione, in genere si utilizza una stimolazione del midollo spinale, ma ora c’è un’alternativa: la stimolazione del ganglio della radice dorsale (DRG). Questa tecnica interrompe i segnali del dolore prendendo di mira specificamente i nervi responsabili del dolore stesso. In questo modo è possibile evitare la stimolazione non necessaria delle fibre nervose che provengono da aree non dolorose – cosa che può verificarsi con la stimolazione del midollo spinale. La tecnica aiuta anche a soddisfare la necessità di trattamenti antidolorifici in pazienti selezionati.
Miglioramenti che durano nel tempo
«Le persone nel nostro studio che hanno ottenuto la stimolazione del DRG hanno riportato un significativo miglioramento del dolore anche dopo un anno, il che è notevole – ha spiegato il dottor Robert J. McCarthy, autore principale dello studio e professore di anestesiologia presso il Rush University Medical Center di Chicago – Avevano provato numerose terapie, dalla stimolazione dei farmaci alla stimolazione del midollo spinale alla chirurgia, ma non avevano ottenuto alcun sollievo duraturo dal dolore. Ma per la maggior parte [dei pazienti], la stimolazione del DRG ha migliorato la loro qualità della vita».
La terapia DRG
La terapia DRG agisce su un cluster di neuroni situati su entrambi i lati di ogni vertebra. Il DRG, in particolare, funge da gateway tra il dolore e la sensazione tra i nervi in diverse parti del corpo, del midollo spinale e del cervello, riporta una nota della American Society of Anesthesiologists (ASA). La terapia di stimolazione DRG interrompe il segnale del dolore tra l’area dolente e il cervello. Un dispositivo simile a un pacemaker impiantato sotto la pelle nella parte bassa della schiena invia piccoli impulsi elettronici attraverso un filo posto vicino al DRG che è collegato al nervo associato al dolore. Gli impulsi sostituiscono il dolore con un’altra sensazione più tollerabile, come formicolio o intorpidimento. Il livello di corrente fornito dal dispositivo è programmato da un medico anestesista o da un altro specialista del dolore in base al dolore del paziente.
I vantaggi
La stimolazione DRG offre due vantaggi rispetto alla stimolazione del midollo spinale, prosegue la nota. Per quest’ultimo, un filo viene posizionato lungo il midollo spinale in modo che gli impulsi elettronici vengano inviati lungo la spina dorsale, ma non mirano alla specifica fonte di dolore come fa la stimolazione DRG. Inoltre, sono necessari bassi livelli di corrente per ottenere benefici con la stimolazione del DRG perché c’è meno liquido spinale che copre il DRG rispetto al midollo spinale.
Lo studio
Durante i test condotti nello studio, i ricercatori hanno impiantato dispositivi di stimolazione del DRG in 67 soggetti con mal di schiena cronico. I pazienti sono stati seguiti per 3-18 mesi. Di questi, 17 pazienti hanno utilizzato il dispositivo per più di un anno.
I risultati
All’inizio dello studio, e prima dell’innesto del dispositivo DRG, la maggior parte dei partecipanti descriveva il proprio dolore come 8, su una scala da 1 a 10. Dopo il periodo di follow-up, il punteggio medio del dolore più comune è sceso a 5, pari a una diminuzione del 33%. Un dato che appare clinicamente più che significativo. In generale, pazienti hanno riportato una diminuzione media del 27% della disabilità, o limitazioni riferite dal paziente alla vita quotidiana, a causa del dolore. Il 94% dei pazienti ha riferito che il trattamento è stato benefico. Tra tutti i partecipanti, cinque pazienti (il 7,4%) hanno dovuto reimpiantare i fili; due (il 3%) li hanno rimossi dopo essere stati infettati e in un paziente il dispositivo è stato rimosso a causa di una complicazione. «C’è un reale bisogno di sollievo dalla terapia non farmacologica per le persone con dolore cronico – ha sottolineato il dott. McCarthy – Sebbene sia tecnicamente più difficile posizionare gli elettrodi, può essere un’opzione per i pazienti che non hanno beneficiato di altre terapie del dolore e può ridurre o eliminare la necessità di oppioidi».
Riferimento: American Society of Anesthesiologists.
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