28 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Cure per l’Alzheimer

Una speranza per la cura dell’Alzheimer: alla base una nuova proteina

La creazione di una nuova proteina potrebbe permettere di trovare una cura efficace per combattere questa temibile malattia. I risultati di una recente ricerca inglese

SUSSEX - Soltanto nel 2015 sono stati registrati 46,8 milioni casi di persone affette da demenza, di cui oltre un milione soltanto in Italia. Ma la notizia più triste e che si stima che ogni anno la cifra possa raddoppiare. Da ciò si evince l’urgenza di approfondire le cause della malattia e trovare una possibile cura. Una nuova speranza per il trattamento sembra arrivare da alcuni scienziati dell’Università di Sussex. I risultati dello studio pubblicato su Scientific Reports.

Alla base di tutto, una proteina
Una proteina di nuova concezione, potrebbe essere alla base della comprensione – e quindi della cura – della malattia di Alzheimer. Questa dovrebbe permettere agli studiosi di identificare il motivo per cui le cellule nervose muoiono nei pazienti affetti da malattia di Alzheimer.

Un’unione mortale
Nelle persone affette da malattia di Alzheimer le proteine beta-amiloidi (Abeta) si uniscono formando delle fibrille amiloidi. Queste formano dei grumi tra i vari neuroni presenti a livello cerebrale. Sarebbero proprio tali grumi a indurre la morte neuronale e, di conseguenza, il declino cognitivo. Ciò che ancora non era stato compreso, però, è il motivo per cui tale viscosità indotta dalle proteine possa portare alla morte i neuroni. Ciò che hanno cercato di comprendere i ricercatori con tale studio è anche se le zone viscose provocate dalle proteine Abeta possono avere effetti diversi.

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Una nuova proteina
Al fine di approfondire l’argomento, gli scienziati dell’Università di Sussex (Inghilterra), hanno creato una proteina molto simile all’Abeta – sia per forma che per dimensioni. Questa, tuttavia, è composta da due amminoacidi differenti. A livello pratico, la caratteristica differente è quella di non formare fibre amiloidi o grumi che intaccherebbero negativamente i neuroni. «Capire come la proteina del cervello Abeta provoca la morte delle cellule nervose nei pazienti di Alzheimer è fondamentale se si vuole trovare una cura per questa malattia. Il nostro studio dimostra chiaramente che l’aggregazione di Abeta in specie più grandi è fondamentale nella sua capacità di uccidere le cellule. Fermare l’aggregazione di proteina nelle persone con malattia di Alzheimer potrebbe rallentare i sintomi e la progressione della malattia. La nostra speranza è quella di percorrere la strada giusta verso la ricerca di una strategia per al fine di invertire gli effetti dannosi e tossici delle Abeta», spiega la ricercatrice Karen Marshall.

Una nuova speranza?
«Questo è un nuovo strumento realmente emozionante che contribuirà alla ricerca delle cause della malattia di Alzheimer e consentire così i progressi tangibili da effettuare verso la ricerca di bersagli utilizzabili in terapia», conclude Louise Serpell.