Dietrofront: gli oppiacei possono far aumentare il dolore
Gli antidolorifici a base di oppiacei possono sortire l’effetto opposto provocando dolore anziché calmarlo

COLORADO - Quando il dolore diviene cronico e difficile da sopportare, è quasi d’obbligo rivolgersi a farmaci ‘importanti’ come quelli a base di morfina. Tuttavia, anche se questa appare la soluzione migliore, alcuni ricercatori mettono in evidenza come gli oppiacei potrebbero prolungare il dolore anziché aiutare il paziente a stare meglio. I risultati dello studio apparsi su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
Aumentano l’agonia
I farmaci a base di morfina, secondo una recentissima ricerca condotta da Peter Grace e Linda Watkins dell’Università del Colorado possono prolungare il dolore per molto tempo. In sostanza, basta anche un trattamento a breve termine per prolungare l’agonia per diversi mesi.
I danni del sistema nervoso
Gli scienziati si sono concentrati su un problema molto importante che coinvolge i pazienti affetti da dolore cronico: i danni del sistema nervoso centrale e periferico. Quando ciò accade le persone potrebbero sperimentare una grande moltitudine di sintomi che vanno dal semplice bruciore a un vero e proprio shock. Per capirne di più, i ricercatori hanno provocato tale sintomatologia pizzicando il nervo sciatico nei ratti da laboratorio.
- Approfondimento: cos’è la morfina
Si tratta di uno dei 50 alcaloidi presenti in grandi quantità nell’oppio. Questo si estrae dalla linfa ottenuta dalle capsule ancora verdi del Papaver Sominiferum. Quella della morfina non è una scoperta recente: infatti già Paracelso nel 1500, parlò di una sorta di ‘Elisir’ che prese il nome di laudano. Esso veniva descritto come un potente antidolorifico da utilizzare, però, con molta attenzione.
La differenza nei topi che assumevano morfina
Dopo aver provocato il dolore in seguito al pizzicamento del nervo sciatico, i topi sono stati divisi in due gruppi: al primo veniva somministrata morfina per cinque giorni allo scopo di attenuare il dolore, mentre all’altro gruppo, niente. Nel frattempo gli scienziati hanno misurato l’intensità del dolore negli animali. Dai risultati è emerso che se da un lato i topi che avevano preso la morfina stavano meglio durante l’assunzione, dall’altro ci mettevano fino a 11 settimane per riprendersi totalmente. Al contrario, chi non aveva utilizzato morfina aveva un tempo di ripresa medio di quattro, massimo cinque settimane.
Una risposta simile al dolore
Da parecchi anni la scienza sa che le lesioni nervose intensificano il rilascio di segnali dolorosi, e probabilmente il nostro organismo fa la stessa cosa con alcuni tipi di farmaci. Il corpo umano, quasi certamente, «Riconosce gli oppiacei come qualcosa di estraneo che deve essere eliminato, quindi innesca questa risposta immunitaria che causa il rilascio di queste molecole di dolore che aumentano la percezione del dolore nel cervello», spiegano Peter Grace e Linda Watkins.
Un modo per aggirare il problema
Una volta scoperto il meccanismo di controllo è possibile aggirare il problema: «Si possono ancora prendere gli oppioidi, ma si deve bloccare la risposta immunitaria che si verifica nello stesso momento, quindi è ancora possibile ottenere il sollievo dal dolore, ma è necessario evitare che si verifichino queste conseguenze a lungo termine», spiega Grace.
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