19 marzo 2024
Aggiornato 05:00
Intolleranza al glutine

Sensibilità al glutine, poche evidenze tanta suggestione. A rischio anche i bambini

Troppe persone si auto-diagnosticano una sensibilità al glutine che non esiste, con ripercussioni sulla salute. Un rischio anche per i bambini

Sensibilità al glutine
Sensibilità al glutine Foto: Shutterstock

Non sono poi così tanti anni che si parla di celiachia, eppure da quel momento in poi è scoppiato un vero e proprio fenomeno. I supermercati hanno aperto interi reparti di prodotti senza glutine, i ristoranti adattano i metodi di preparazione affinché possano mangiare anche i celiaci e, cosa non da poco, migliaia di persone ritengono (spesso a torto) di avere un’intolleranza al glutine. Il vero nome è gluten sensitivity (sensibilità al glutine) e sembra essere diventato più una moda che un vero e proprio male moderno. La verità è che non esistono evidenze scientifiche che fanno reale chiarezza in merito.

Un termine tutto nuovo
La sensibilità al glutine è riferita a pazienti non celiaci, tale patologia viene denominata Nonceliac Gluten Sensitivity o NCGS. Moltissima gente ritiene di soffrirne ma non esistono poi così tante evidenze scientifiche che ne attestano la veridicità. La stessa scienza non è ancora riuscita a classificare con esattezza tale disturbo, perché di norma di tratta di persone molto suggestionabili: «Ci sono alcune prove che l’NCGS può esistere, ma probabilmente solo in un piccolo numero di persone. I pazienti NCGS sono eterogenei (nella loro gamma di sintomi riportati, storie cliniche e caratteristiche) e sono altamente suggestionabili, facendo un gran gruppo di pazienti difficili da studiare. Gran parte della confusione e polemica è sorta da un fallimento nel distinguere chiaramente tra i componenti del glutine e i fruttani di grano. Infatti, i pazienti che credono di avere NCGS sono suscettibili di beneficiare dalla riduzione della loro assunzione di FODMAPs.», dichiarano alcuni ricercatori su un articolo pubblicato su United european Gastroenteroly.

  • Approfondimento: cosa sono i FODMAP
    FODMAP è l’acronimo di Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols (Oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli). Si tratta, sostanzialmente, di componenti che si trovano comunemente nei cibi che mangiamo ogni giorno: lattosio, fruttosio, fruttano, ma anche sorbitolo, mannitolo, maltilolo e xilitolo (polioli). Secondo alcuni studi condotti dal dipartimento di Medicina della Monash University (Australia) questi componenti potrebbero causare disturbi intestinale come gonfiore, diarrea, costipazione e infiammazione. Non solo il frumento contiene alcune di queste sostanze, ma anche molti vegetali e latticini.

Sensibilità al glutine o effetto nocebo?
Secondo recenti ricerche [1] la sensibilità al glutine potrebbe esistere in minima parte ma la maggior parte delle persone – oltre il 95 per cento – che hanno collaborato alla ricerca erano vittime dell’effetto nocebo, ovvero beneficiano di una dieta senza glutine a causa della suggestione. Infatti l’effetto non mutava sia assumendo glutine (a loro insaputa) che eliminandolo dalla propria dieta. «Entra in gioco non solo l’effetto placebo, che ha una durata limitata ma anche l’effetto nocebo ovvero la reazione indesiderata e patologica che un soggetto prova nei confronti di una sostanza che ritiene sia dannosa. Dunque, se la sostanza viene esclusa dalla dieta, ci si sente – o si crede di sentirsi – meglio».

Troppi malati
Solo negli Stati uniti si registrano 17 milioni di americani sensibili al glutine, con un incremento esponenziale nelle vendite dei prodotti gluten free. È bene dire che i malati reali non superano l’1 per cento. «Nella mia lunga esperienza clinica ho fatto e smentito molte diagnosi di celiachia. Alcuni di questi pazienti, anche se non celiaci, riferivano di star male se mangiavano glutine. Per questo non dico che non esista la sensibilità al glutine, ma che sono scarse le evidenze scientifiche. Inoltre non credo che le persone sensibili al glutine siano davvero il 6% della popolazione, penso possano essere addirittura meno dei celiaci. Il glutine è una molecola difficile da gestire per il nostro organismo e può provocare difficoltà digestive anche nell’individuo normale: è indispensabile studiarne l’impatto fisiologico sugli individui normali e invitare tutti alla massima cautela scientifica e clinica», spiega Gino Roberto Corazza direttore del San Matteo di Pavia.

Non è colpa del glutine
Secondo alcune ricerche guidate da Peter Gibson, della Monash University di Melbourne in Australia molte delle persone che pensano di essere sensibili al glutine sono in realtà sensibili a una grande serie di componenti come i FODMAP. «L’assunzione che una risposta a una dieta senza glutine, oppure una esacerbazione dei sintomi dovuti a cibi contenenti glutine, rifletta effetti specifici del glutine dovrebbe essere abbandonata e lasciare spazio a considerazioni sugli altri componenti dei cibi a base di frumento che possono causare sintomi gastrointestinali».

Il fai da te non ha senso
Corazza, autore di oltre 400 studi internazionali dichiara che «La dieta gluten-free indiscriminata è proprio una cavolata. Il glutine è difficile da digerire, magari può dare qualche disturbo, come per esempio la produzione di gas, ma è niente in confronto all’infiammazione intestinale che hanno i celiaci. Anche nelle persone sensibili al glutine l’infiammazione nell’intestino non c’è, quindi figuriamoci nella popolazione generale. Non solo, ci sono risvolti molto importanti e pericolosi. Se una persona con sintomi da celiachia viene a farsi visitare, noi siamo in grado di andare a trovare i segni del passaggio del glutine. Ma se questa stessa persona si autoprescrive una dieta senza glutine prima di venire a farsi visitare, noi non saremo più in grado di trovare i segni dell’infiammazione. Capite che questo è molto pericoloso? Perché là fuori ci sono dei celiaci che non sanno di esserlo e che si autocurano alla buona rischiando conseguenze anche molto gravi».

Bambini a rischio
Secondo una ricerca condotta dal New York-Presbyterian Hospital e il Columbia University Medical Center molti dei cibi senza glutine sono acquistati e consumati da persone che non soffrono di celiachia. Eliminare il glutine dalla propria dieta, senza il consiglio del proprio medico curante, può essere una scelta deleteria. «Al di là della preoccupazione per la salute dei loro figli, i genitori a volte fanno seguire ai propri figli in una dieta priva di glutine nella convinzione che questo allevi i sintomi – spiega la dott.ssa Norelle R. Reilly, principale autrice dello studio pubblicato sul Journal of Pediatrics – eviti l’insorgenza della celiachia o sia una sana alternativa, senza però sottoporre a test preliminari per la celiachia o consultare un nutrizionista». La dottoressa ritiene che questo comportamento non ha alcune senso e può mettere il bambino a serie carenze nutrizionali. «I genitori devono essere informati in merito alle possibili conseguenze finanziarie, sociali e nutrizionali di inutili implementazioni di una dieta priva di glutine», conclude la dottoressa Reilly.

Niente paura per il glutine?
Indubbiamente non bisogna farsi suggestionare troppo da ciò che si legge. Possono esserci evidenze di sensibilità a vari alimenti – tra cui anche quelli ricchi di glutine – ma andrebbe eliminata la causa piuttosto che l’alimento. Tra le varie ragioni possono esserci: riduzione degli enzimi digestivi, disbiosi intestinale, permeabilità dell’intestino, stress, disturbi neuro-endocrini ecc. È indubbio che in tali casi il medico curante dovrebbe concentrarsi più su questi motivi che sull’eliminazione dell’alimento – se non strettamente necessario. Infine, è importante scegliere cibi di qualità: prodotti non industriali, farine e zuccheri non raffinati e alimenti biologici. Forse questo è il primo vero passo verso una salute ottimale.

[1] Corazza et al., Small Amounts of Gluten in Subjects With Suspected Nonceliac Gluten Sensitivity: A Randomized, Double-Blind, Placebo-Controlled, Cross-Over Trial.ncbi.nlm.nih.gov.

[2] Biesiekierski, Jessica R., et al., No Effects of Gluten in Patients With Self-Reported Non-Celiac Gluten Sensitivity After Dietary Reduction of Fermentable, Poorly Absorbed, Short-Chain Carbohydrates, Gastroenterology, 145.2, 2013, pp. 320-328.