19 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Meningite

Meningite, tutto quello che c'è da sapere. Sintomi, diagnosi, cure

Cos’è la meningite, le cause, la trasmissione, i sintomi, la diagnosi, la prevenzione, le cure. Sono due le cause principali della meningite: virus o batteri.

Meningite, è sempre bene essere informati
Meningite, è sempre bene essere informati Foto: Shutterstock

Cos’è la Meningite?
Il termine «meningite» sta a indicare un’infiammazione delle «meningi», ovvero le membrane che circondano il cervello e il midollo spinale.

Quali sono le cause della meningite?
Sono due le cause principali della meningite: virus o batteri.

Chi sono i responsabili della meningite?
La forma più comune di meningite è quella virale, che di solito non ha conseguenze particolari o gravi. Si risolve in 7-10 giorni.
L’altra forma è causata da batteri. Questa è più rara, ma più seria – con possibili conseguenze drammatiche quali invalidità o morte. I responsabili di questa forma sono in genere il Meningococco di tipo A, B, C, Y e W135 (a seconda del ceppo), il cui nome scientifico è Neisseria meningitidis. La più alta incidenza di casi si ha con il meningococco di tipo B e C. Altri agenti patogeni che possono causare la meningite sono il pneumococco (Streptococcus pneumoniae) e l’Haemophilus influenzae tipo B (emofilo o HIB).

Chi temere per la meningite?
Fino alla fine del secolo scorso (1999) la causa più frequente di meningite era il batterio, o coccobacillo, Haemophilus Influenzae. Da quando tuttavia è stato introdotto il vaccino per i bambini entro il primo anno di vita, i casi di meningite sono diminuiti drasticamente – tanto che oggi non se ne contano praticamente più. Oggi, vi sono altri batteri che possono essere causa dell’infiammazione: lo pneumococco, che provoca polmoniti, otiti e altre patologie delle vie respiratorie. Ma è poco contagioso e soltanto in alcuni casi può causare meningite. Più temuto è il meningococco, ospite sgradito che predilige abitare le alte vie respiratorie dei portatori sani, ossia soggetti asintomatici che tuttavia possono trasmettere l’infezione ad altre persone. Questi portatori sani raramente sviluppano la malattia. Chi ne viene infettato, quando si tratti di casi fulminanti, può essere vittima di coagulazione intravascolare disseminata (o CID, una condizione caratterizzata dal verificarsi di numerosi trombi vascolari), shock e coma.

Come avviene la trasmissione della meningite?
Parlando di contagio da meningococco – che è quello che più può causare danni – la trasmissione da persona a persona avviene per mezzo dello scambio di secrezioni respiratorie come starnuti o colpi di tosse oppure attraverso un bacio o, ancora, l’uso di stoviglie contaminate da un portatore. E’ tuttavia bene sapere che il batterio può sopravvivere in un ambiente esterno solo per pochi minuti, per cui si trasmette con più difficoltà che non un virus come quello del raffreddore o dell’influenza. In tutti questi casi, il contagio avviene quando si ha un contatto ravvicinato con un soggetto portatore.

Quali i sintomi della meningite?
La meningite ha un incubazione che varia da 3 fino a 10 giorni dal contagio.
I principali sintomi della meningite sono:

  • Un innalzamento improvviso e brusco della temperatura corporea (febbre).
  • Mal di testa, in particolare forte cefalea.
  • Nausea spesso accompagnata vomito.
  • Rigidità della nuca (o nucale) che rende difficile flettere la testa in avanti o indietro.
  • Fotosensibilizzazione (o fotofobia). Si prova un forte fastidio in presenza di luce.

Nei neonati, per forza di cose, i sintomi non sono facilmente individuabili, poiché il piccolo non riesce a esprimersi. Tuttavia un pianto continuo, sonnolenza o nervosismo in eccesso possono far sospettare la presenza della malattia. Anche un insolita mancanza di appetito può essere segno indicatore.

Come si diagnostica la meningite?
L’esame che permette di accertare la presenza della meningite è l’analisi del liquor (liquido) cerebrospinale prelevato tramite rachicentesi. Questa avviene per mezzo di un’analisi citochimica e colturale. L’esito può essere di tre tipi:

  1. Meningite a liquor limpido, con probabile origine virale.
  2. Meningite a liquor torbido, di origine batterica
  3. Meningite a liquor incolore, che ha un’eziologia varia e individuabile in una forma subacuta.

Come si previenem la meningite?
La prima prevenzione è quella della vaccinazione. Quella da pneumococco è consigliata (dato che non è obbligatoria) in particolare nei bambini da 0 a 5 anni e negli adolescenti – che sono le fasce più a rischio. Anche negli adulti è consigliata.
Nello specifico, come dichiarato dal Ministero della Salute:

  • La vaccinazione anti meningite da Haemophilus Influenzae B è solitamente effettuata insieme a quella antitetanica, antidifterica, antipertosse, antipolio e anti epatite B, secondo il calendario vaccinale, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino. Non sono necessari ulteriori richiami.
  • La vaccinazione anti meningite da Streptococco pneumoniae (pneumococco) è offerta gratuitamente e va anch’essa somministrata in 3 dosi, al 3°, 5° e 11° mese del bambino.
  • La vaccinazione anti meningite da Neisseria meningitidis (meningococco C) prevede una sola dose a 13 mesi. E’ raccomandata anche per gli adolescenti suscettibili. Non sono necessari ulteriori richiami.

Altri metodi preventivi sono il lavare molto bene le mani quando si sia venuti in contatto con soggetti potenzialmente portatori o già infettati. Allo stesso modo, bisogna curare l’igiene se si è toccato un qualche oggetto che possa essere stato messo in bocca o su cui vi possano essere residui di secrezioni respiratorie. Questi stessi oggetti, stoviglie o altro devono essere accuratamente lavati e disinfettati.
Anche lo stile di vita è fondamentale: diversi studi indicano nel fumo (sia attivo che passivo) un fattore di rischio. Anche lo stress e tutte le condizioni che abbassano le difese immunitarie sono fattori di rischio.

Quali le cure della meningite?
Una volta che si sia individuata l’origine, ci sono diverse cure che si possono intraprendere.
L’efficacia di una cura dipende prima di tutto dalla tempestività, prima si agisce meglio è – principalmente per evitare possibili gravi complicazioni. Poiché in genere si tende a curare la meningite di origine batterica, è indispensabile identificare il microrganismo responsabile: in questo modo una terapia antibiotica mirata è il trattamento elettivo.
In caso di meningite di origine virale il trattamento con antibiotici è inutile. Tuttavia, poiché la malattia tende a risolversi da sé nel giro di una settimana o poco più, di solito non si attua alcuna terapia specifica. Spesso i pazienti affetti da meningite di origine batterica sono messi in «quarantena», per evitare la diffusione della malattia alle persone che ne possano venire in contatto.

Cosa fare se si sospetta una meningite?
Chiamare il medico o il 118 o, meglio ancora, recarsi subito al Pronto soccorso.