Molinari: «Mozione Meloni rafforza Lamorgese»
Il capogruppo della Lega alla Camera: «Giorgia Meloni gioca la doppia partita di mettere in difficoltà il governo e più di qualche volta anche noi»

«Gli attacchi si sono concentrati e sono diventati personali perché la persona non ha cambiato il suo atteggiamento...». Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera in un'intervista al Corriere della sera parla delle critiche alla ministra Lamorgese.
«Francamente, speravamo che la nuova compagine di governo, con una presenza significativa del centrodestra, l'avrebbe portata ad aggiustare il tiro. Se il governo giallorosso ha avuto come obiettivo principale smantellare i provvedimenti di Salvini, il cambio di maggioranza avrebbe potuto portare a un aggiustamento. Anche perché l'immigrazione è tornata ad essere un problema, non ce lo inventiamo noi - spiega -. E la crisi in Afghanistan rischia di aggravare la situazione. Per giunta poi c'è stato il rave di Viterbo...».
La mozione di sfiducia annunciata da Giorgia Meloni nei confronti della ministra però vi mette in difficoltà. «Giorgia Meloni gioca la doppia partita di mettere in difficoltà il governo e più di qualche volta anche noi. Ma in questo modo sì che rafforza Lamorgese», osserva Molinari.
«Checché ne dica Conte, sull'immigrazione gestita da Salvini parlano i dati, in maniera inequivocabile. Su questo come su altri argomenti, Conte ha cambiato tutte le posizioni possibili e immaginabili pur di mantenere la cadrega (poltrona, ndr). Non credo proprio che lui possa dare lezioni a qualcuno».
L'ex premier ha anche detto di non farvi illusioni: il reddito di cittadinanza non si tocca. «Così come è oggi, il reddito di cittadinanza ha introdotto delle serie distorsioni al mercato del lavoro, lo dicono tutte le associazioni imprenditoriali - sostiene Molinari -. Poi se M5S lo ritiene una marchetta intoccabile per riuscire a prendere ancora qualche voto al Sud...È dimostrato che la misura in diverse parti d'Italia è diventata un disincentivo al lavoro. E dunque va rivista, non è possibile che in tanti ci dicano che non riescono a trovare personale. Non può essere lo Stato a insegnare a non lavorare. Se è uno strumento di assistenza sociale, bene. Ma tutte quelle risorse vanno dedicate ad altri strumenti».
Il 6 settembre il Parlamento riapre con molta carne al fuoco: «All'inizio ci sarà la conversione del decreto sul green pass a cui noi abbiamo già presentato quasi 1000 emendamenti - fa sapere Molinari -. Abbiamo proposto semplificazioni importanti, dai tamponi salivari ai sistemi per andare incontro ai ristoratori. L'altro grande tema è la riforma delle pensioni, a dicembre scade Quota 100. Noi siamo per mantenerla, al limite come cuscinetto per avere il tempo di fare un'altra riforma. Ma il ritorno alla Fornero è improponibile».
Sulla federazione con Forza Italia il capogruppo della Lega dice: «Fin quando era qualcosa di indeterminato, non ancora messo a fuoco, poteva anche agitare le basi dei partiti. Ora Salvini e Berlusconi hanno chiarito: si parla di un rafforzamento, un coordinamento tra i leader dei partiti, i ministri e i capigruppo, cosa a cui peraltro io e il mio collega al Senato Massimiliano Romeo abbiamo sempre lavorato per tenere unito in Aula il centrodestra. E dunque, io tutto questo allarme non lo vedo».
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