19 marzo 2024
Aggiornato 05:00
L'intervista

Pasquinelli: «Ora il potere ha paura, per questo gonfia i numeri del coronavirus»

Moreno Pasquinelli, tra gli organizzatori della Marcia della liberazione, illustra al DiariodelWeb.it il tentativo di creare un «Comitato di liberazione nazionale»

Pasquinelli: «Ora il potere ha paura, per questo gonfia i numeri del coronavirus»
Pasquinelli: «Ora il potere ha paura, per questo gonfia i numeri del coronavirus» Foto: Giuseppe Lami ANSA

Per la marcia che hanno organizzato questo weekend in piazza San Giovanni a Roma hanno usato il termine «liberazione». E la grande alleanza sovranista che intendono realizzare l'hanno battezzata «Comitato di liberazione nazionale». Termini che rimandano direttamente al periodo della Resistenza, quasi a voler rimarcare un paragone storico tra il regime fascista dell'epoca e quello «post-democratico», come lo definiscono, in cui vive oggi il nostro Paese. A spiegare al DiariodelWeb.it i contenuti e il progetto di questo fronte popolare, di cui la manifestazione romana è stata solo il primo passo, è Moreno Pasquinelli, di Liberiamo l'Italia, tra gli organizzatori della Marcia.

Moreno Pasquinelli, il vostro movimento si chiama Liberiamo l'Italia e l'evento che avete organizzato questo weekend si intitolava Marcia della liberazione. Ma esattamente da cosa intendete liberare il nostro Paese?
Da una duplice oppressione. La prima è quella dei poteri oligarchici esterni, che scavalcano la nostra Costituzione. Ovvero il dominio dell'Unione europea, che detta le politiche economiche di bilancio e stabilisce chi debba occupare le posizioni nei governi, nei ministeri e nelle banche centrali. La seconda è quella delle nostre classi dominanti, che non sono classi dirigenti, ma che collaborano con gli occupanti stranieri.

E vi riferite a maggioranza e opposizione in blocco?
Sì. Dal trattato di Maastricht in poi, ovvero da quando la comunità economica si è trasformata in strampalata confederazione politica, si sono succeduti governi di centrodestra e centrosinistra. E tutti hanno applicato le direttive che venivano da Bruxelles, senza mai disobbedire. Noi vorremmo contribuire a costruire un terzo polo popolare, democratico e sovranista.

Che ruolo ha giocato la pandemia del coronavirus in questo disegno?
Come possono notare tutti i cittadini, anche quelli che legittimano il terrore sanitario, il ruolo è stato formidabile. Venivamo da una situazione politica caratterizzata dalla distruzione del bipolarismo e dall'avanzata del Movimento 5 stelle, che tanti di noi hanno votato nella speranza che portasse il vento del cambiamento.

E dopo il Covid in che situazione ci troviamo?
Il M5s è nel totale marasma, il Pd è debolissimo, ma anche la coalizione di centrodestra traballa. Prova ne sia che la Lega è passata dal no euro al sì euro, dal no Draghi al sì Draghi, dal no al liberalismo al sì al liberalismo. Il sistema è fragilissimo, ma il virus è servito a mantenerlo in piedi. Del resto, tutti i governi usano la paura per addomesticare le masse.

Che bilancio dà della vostra manifestazione?
Uno straordinario successo: è stata, di fatto, la più grande manifestazione popolare di quest'anno. Segnalo che, fino al giorno prima, il branco di lupi dei media di regime ha insistito con il governo affinché la vietasse. Tanto che, negli ultimi giorni, molti cittadini che avrebbero voluto partecipare si sono spaventati, per via della propaganda martellante sul ritorno della pandemia. Nonostante la seconda ondata sia smentita da tutti i dati numerici e statistici.

Vi hanno accusato di essere negazionisti del virus.
E noi abbiamo denunciato tutti gli organi di stampa che lo hanno scritto. In effetti, il giorno dopo la marcia, ci hanno definito «no mask», bontà loro... Intendiamoci: il virus esiste, è una polmonite pericolosissima e noi ci teniamo alla sicurezza e alla salute dei cittadini. Ma è stato gestito in un modo che va a discapito della libertà e dei diritti civili delle persone. La vera emergenza non è quella pandemica.

E qual è?
Quella sociale ed economica. Che il lockdown in primavera ha reso catastrofica. Già prima non avevamo recuperato il Pil perso dalla crisi del 2008, adesso siamo a livelli tragici. L'Italia è sull'orlo di un burrone.

Faceva riferimento alle pressioni fatte per fermare la vostra marcia. Sono il segno che il potere inizia a temere?
Penso di sì. Sui quotidiani abbiamo letto campagne scandalistiche, di sciacallaggio, di diffamazione, al limite del ridicolo. Non si è mai vista un'opera censoria del genere. Questo non è solo un segno che in Italia viviamo ormai in un regime post-democratico, ma anche che questo regime è evidentemente nervoso.

Perché?
Perché le diecimila persone reali scese in piazza rappresentano una minoranza molto più ampia nel Paese. Lo vedremo nei prossimi mesi. Il regime ha paura perché è debole. E per questo continua a spaventare i cittadini, malgrado questa epidemia sia sostanzialmente passata: gonfiano il numero dei morti, confondono gli infetti con i malati...

Dal palco ha detto che questo è il primo passo del vostro progetto. Qual è l'obiettivo finale?
Non potremo liberare questo Paese da soli. Lo libereremo se saremo in grado di costruire una grande alleanza politica trasversale e interclassista, un movimento unitario di massa. Quello che noi chiamiamo Comitato di liberazione nazionale, oppure costituzionale: perché noi vogliamo tornare al modello di democrazia sociale autentica scritto nella Costituzione.

E poi intendete presentarvi alle elezioni politiche nel 2023?
Alle prossime elezioni dobbiamo sfondare. Dobbiamo entrare in parlamento per restituirlo al popolo. Ricordate quando il Movimento 5 stelle voleva aprirlo come una scatoletta di tonno? Poi ci è rimasto chiuso dentro.

È diventato il tonno.
Esatto. Quella esperienza ci insegna che in parlamento non possiamo portare delle mezze tacche, ma dobbiamo portare persone qualificate, preparate, competenti e soprattutto combattive. Che si prendano un impegno con gli elettori sulla base di un programma preciso economico e sociale, non delle chiacchiere fumose per l'onestà e contro la casta. Mi auguro che da qui alle elezioni saremo in grado di comporre questo fronte.