20 aprile 2024
Aggiornato 07:30
L'intervista

Pappalardo: «Perché noi Gilet arancioni sosteniamo che la pandemia sia falsa»

L'ex Generale ed ex Deputato Antonio Pappalardo, portavoce del movimento dei Gilet arancioni, spiega al DiariodelWeb.it le ragioni della loro protesta

Antonio Pappalardo durante la manifestazione dei Gilet arancioni
Antonio Pappalardo durante la manifestazione dei Gilet arancioni Foto: ANSA

Nel corso dell'ultima settimana, l'Italia ha scoperto un nuovo movimento di protesta: quello dei Gilet arancioni. Partendo da Milano il 31 maggio per arrivare fino a Roma il 2 giugno, sono stati in grado di movimentare migliaia di cittadini contrari alle politiche del governo Conte. La grande stampa italiana ha nel migliore dei casi minimizzato, nel peggiore addirittura ridotto a burletta i contenuti di queste manifestazioni, così lontane dalla vulgata ufficiale sulla pandemia. Per quanto ad alcuni osservatori possano apparire bizzarre, però, noi del DiariodelWeb.it abbiamo scelto, come nostra abitudine, di ascoltare ed approfondire le loro posizioni, senza preconcetti. E, per farlo, abbiamo interpellato direttamente il portavoce, il Generale Antonio Pappalardo. Sui giudizi preferiamo astenerci: li affidiamo alla libertà di pensiero di ogni nostro singolo lettore.

Generale Antonio Pappalardo, come è nato il movimento dei Gilet arancioni?
Siamo partiti il 4 maggio, quando eravamo solo cinque «amici al bar che volevano cambiare il mondo», quasi come nella canzone di Gino Paoli. Ma abbiamo percepito la sofferenza del popolo italiano, preso in giro da una falsa pandemia e da una falsa emergenza. Tanto che, quando abbiamo annunciato la mobilitazione del 30 maggio in tutta Italia, con nostra grande sorpresa si sono riempite trentatré piazze, da Palermo a Trento. E non per fare sceneggiate come quelle dei partiti politici, bensì per invitare la gente a votare liberamente, per acclamazione.

A votare cosa?
Un documento, che abbiamo approvato nel Consiglio direttivo nazionale, che verte essenzialmente su tre punti. Primo, la fine del governo Conte, che ha instaurato una sostanziale dittatura sanitaria e tecnocratica, sotto la guida di lobby di potere internazionali e case farmaceutiche. Secondo, l'approvazione di una nuova legge elettorale, per mandare a casa immediatamente l'attuale parlamento e sostituirlo con un altro. Terzo, e più importante, stampare la nostra moneta.

Volete uscire dall'euro?
No, farlo oggi significherebbe buttarsi nel precipizio. Bisogna muoversi con gradualità, ragionevolezza e buonsenso, iniziando dapprima ad affiancare la moneta unica con un'altra. Lo ha detto anche la Banca centrale europea: è vero che l'euro è la moneta che ha corso legale, ma se uno Stato si trova in difficoltà economica ne può stampare una complementare.

Cosa ne avete fatto di quel documento?
L'abbiamo consegnato alla presidenza della Repubblica, del Consiglio, alla Camera dei deputati e al Senato.

Ma come avete fatto a movimentare così tante persone?
Molto semplice: avvalendoci del web. Quei cialtroni della televisione, dalla Rai a Mediaset a La 7, ci hanno chiuso tutte le porte. Si sono avvicinati a noi solo quando hanno visto le piazze piene, ma a quel punto sono stato io a cacciarli, perché non rilascio interviste ai venduti al potere. E loro, per tutta risposta, mi hanno riempito di contumelie.

Lo abbiamo letto. Lei è un ex ufficiale dei Carabinieri, un ex parlamentare, un ex sottosegretario alle Finanze e l'hanno trattata come una specie di pagliaccio.
Perché sanno che sono un uomo che non obbedisce ai loro compromessi. Fin dal primo giorno in cui mi sedetti in parlamento e chiesi di essere cambiato di posto, perché non volevo stare vicino ad un deputato ladro. Ma sono in buona compagnia: persino Gandhi, ai suoi tempi, veniva deriso.

L'hanno denunciata perché in piazza del Duomo non avreste rispettato il distanziamento sociale. Ma non è accaduta la stessa cosa anche nella manifestazione della destra del 2 giugno?
Ci denuncino, ci vedremo in tribunale. Noi intanto siamo stati a Milano e a Bergamo, dove sostenevano che fossero tutti appestati, e ci siamo abbracciati, ci siamo baciati in bocca. Non ci è successo niente. Questa è la dimostrazione pratica che abbiamo ragione.

Non indossavate nemmeno le mascherine, però.
L'articolo 32 della Costituzione recita che «nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge». Questo vuol dire che l'obbligo della mascherina non si può imporre per decreto del presidente del Consiglio, ma va deciso dal parlamento. Intanto l'opposizione sta alla finestra e il presidente della Repubblica volta la testa dall'altra parte, mentre i giudici costituzionalisti urlano: «Ma che sta succedendo? State calpestando la Carta».

Tuttavia la vostra seconda manifestazione del 2-3 giugno non è stata altrettanto partecipata.
È vero, ci aspettavamo 100 mila persone e ne sono arrivate due o tremila. Ma come potevano scendere in piazza, mentre la stampa e le televisioni di regime li terrorizzavano: «State attenti, vi bloccheranno, vi misureranno la febbre e se vi troveranno mezzo grado in più sarete ospedalizzati...». A quel punto la gente si è tenuta la mascherina ed è restata a casa. Quando Benito Mussolini fece la marcia su Roma, gli aprirono le porte, invece un movimento pacifico e libero come il nostro viene fermato. Come mai? Faccio più paura di Mussolini?

Lei accosta le decisioni del governo italiano a quello cinese. Almeno un dato di fatto è inconfutabile: Italia e Cina sono state le due nazioni dove il lockdown è stato più restrittivo.
Mi meraviglio che il coronavirus abbia fatto il salto della pulce. Invece di diffondersi dalla Cina via terra, all'inizio ha colpito così ferocemente solo due Paesi: Iran e Italia. Che strano.

Sulla base di quali elementi lei sostiene la falsità di questa pandemia?
Sulla base di quello che scrivono l'Istat e l'Istituto superiore di sanità. Su un campione di 30 mila morti, quelli che sono deceduti soltanto per il coronavirus sono 112. Gli altri sono, di media, ultra ottantenni, che avevano già il cancro, malattie cardiache, diabete e così via. Il coronavirus ha semmai concorso alla loro morte, ma non è stato determinante. Lei capisce che, davanti a questi dati inconfutabili, mi inc...o.

Ora quali saranno i prossimi passi dei Gilet arancioni?
Se pensano che tutto sia finito con l'adunata del 3 giugno, si sbagliano. In tutti i capoluoghi di regione lasceremo gazebi, terremo assemblee e, a ottobre, chiederemo i conti a tutti quanti.

Come pensate di riuscire ad ottenere i vostri obiettivi?
Facendo arrivare in piazza 100 mila e più persone. A quel punto il potere non potrà più restare a guardare. Proprio come è accaduto in Egitto, Tunisia, Romania, dove i dittatori sono stati cacciati via a pedate. Ma io non voglio arrivare a questo, sono un Generale dell'Arma. Voglio scendere a patti in modo legale e pacifico.

Ho l'impressione che, se la vostra protesta pacifica non sarà ascoltata, a quel punto si rischia che il disagio dei cittadini sfoci in conseguenze più pericolose.
L'ho detto: se domani scoppierà la violenza, la colpa è delle autorità politiche che non hanno raccolto il malessere. Il mio messaggio è: finché siamo in tempo, rimediamo e corriamo ai ripari.

Volete anche costituirvi in un partito politico?
Il Consiglio direttivo nazionale di ieri mi ha chiesto di valutare l'ipotesi di candidarci a livello regionale o comunale. Io ho risposto che sono solo un numero, non comando come fanno Di Maio, Salvini o Renzi. Quindi sarà il movimento, collettivamente, a decidere.

Negli stessi giorni in cui voi manifestate in Italia, anche se per motivi molto diversi, si parla molto delle proteste negli Stati Uniti. Qual è il suo giudizio?
Quando il popolo si muove, ha tutte le sue ragioni. La polizia non può ammazzare un dimostrante con tanta disinvoltura. Io, da Carabiniere, rimango inorridito, perché sono abituato diversamente. Mi è piaciuto molto l'appello dei manifestanti ai poliziotti: «Toglietevi il casco e inginocchiatevi». Lo rivolgerò anche io, a ottobre, a tutti i poliziotti, quando saremo in 100 mila. Toglietevi il casco e inginocchiatevi di fronte ai 35 mila morti per una falsa pandemia.