19 marzo 2024
Aggiornato 04:30
Centrosinistra

Matteo Renzi replica a Franceschini: «Insieme ai Cinque Stelle? Ok, ma senza di me»

Lo scrive su Facebook l'ex premier ed ex segretario del Pd Matteo Renzi, oggi senatore dem, replicando all'intervista di Franceschini: «Pd faccia opposizione al governo, non a me»

L'ex Segretario del PD, Matteo Renzi
L'ex Segretario del PD, Matteo Renzi Foto: ANSA

ROMA - «Ci vuole chiarezza, una volta per tutte. E allora prendo sul serio le parole di oggi di Dario Franceschini, in una intervista in cui per metà attribuisce a me la colpa di tutto ciò che è successo in questi mesi e per metà fa l'elogio del Movimento Cinque Stelle: 'Insieme possiamo difendere certi valori' dice Dario dei grillini. Insieme a loro, ok. Ma #senzadime, sia chiaro. Perché io non vedo valori comuni con chi ha governato in questo anno». Lo scrive su Facebook l'ex premier ed ex segretario del Pd Matteo Renzi, oggi senatore dem, replicando all'intervista di Franceschini.

PD faccia opposizione al Governo, non a me

«Tutte le volte che faccio una intervista contro Salvini e Di Maio parte qualcuno dal Pd che mi attacca. Ci sono abituato, non è più un problema. E mentre io ieri sera difendevo la comunità di donne e uomini del Pd dalle schifose strumentalizzazioni di Di Maio sulla vicenda dei poveri bambini di Bibbiano, altri - attacca Renzi - aprivano ai grillini. Penso che il Pd dovrebbe occuparsi di fare opposizione al Governo, non a me. Ma questa è un'altra storia».

A Franceschini dico che servono analisi meno rozze

In un lungo post, Renzi sottolinea tre punti su cui ritiene necessario chiarire, dopo l'intervista di Franceschini al Corriere. Il primo: «Sostenere che sia sempre colpa mia di tutto e del fatto che io abbia 'portato la Lega al 35% buttando l'elettorato italiano in mano a Salvini' o che abbiamo perso le elezioni per il mio carattere mi sembra incredibile. E mi piacerebbe che chi come Dario è in politica da decenni avesse l'onestà intellettuale di fare un'analisi meno rozza».

Comodo considerarmi l'alibi

Poi una stoccata diretta: «Aggiungo che chi, come Franceschini, ha perso nel proprio collegio e poi consegnato la propria città alla destra dopo settant'anni, forse potrebbe avere più rispetto per chi il collegio lo ha vinto e continua a governare i propri territori. A meno che non si voglia dire che anche a Ferrara 'è colpa di Renzi'. Mi sono dimesso dalla guida del Governo tre anni fa, mi sono dimesso dalla segreteria un anno e mezzo fa: mi sono dimesso, io, che pure ho vinto a casa mia, a differenza di chi è sempre lì, dai tempi del Governo D'Alema, a spiegarci come va il mondo dopo aver perso tutto. Sicuramente è comodo considerarmi l'alibi ma io non sono più la guida del Pd da più di un anno».

Non ho valori comuni con i Cinque Stelle

Il secondo punto è tutto politico: «Per me l'alleanza con i Cinque Stelle è un errore politico. Non ho valori comuni con i Cinque Stelle. I grillini a Strasburgo hanno votato Sassoli, bene. Lo hanno fatto però anche Berlusconi e Orban. Che facciamo? Difendiamo i nostri valori con Orban? C'è un tema di politiche: sul lavoro, sul giustizialismo, sui vaccini, sulla TAV, sui Benetton, sulla Gronda di Genova, sul TAP, sul merito nella scuola, sulle riforme costituzionali, sull'immigrazione, su Timmermans e sull'Europa, sulle Olimpiadi, sui rifiuti di Roma, sulle chiusure domenicali, sulle infrastrutture, sull'immigrazione, sui diritti civili e potrei continuare a lungo, vedo un abisso di differenze tra loro e noi. O perlomeno tra loro e me».

I grillini non sono un movimento democratico

E poi «c'è un tema poi più grande: i Cinque Stelle non sono un movimento democratico. Hanno una piattaforma opaca, un rapporto stravagante con la Rete (vogliamo dirlo o no che quando partono i finti tweet contro Mattarella, nel giorno in cui Di Maio annuncia di procedere contro il Presidente per Alto Tradimento, quei finti tweet non sono fatti dai russi, ma sono chiaramente 'made in Italy'? O facciamo finta di rimuovere tutto?), una capacità di aggressione alle nostre persone esattamente identica a quella di Salvini. Non siamo stati noi a metterli insieme: sono loro che sono due facce della stessa medaglia, populista e giustizialista a senso unico. Difendere i nostri valori con Toninelli, Di Maio e la Lezzi? Non in mio nome».

Non voglio «prendere schiaffi» da uno come Di Maio

Il terzo punto su cui Renzi vuole fare chiarezza è invece 'tattico': «Chiarito che sono concettualmente contrario, mi domando che gusto ci sia ad aprire ai Cinque Stelle per ricevere il giorno dopo da Di Maio la risposta: 'Non ci accordiamo col Partito di Bibbiano'. Ma che senso ha? Che gusto c'è? Franceschini si sforza di offrirmi un trattato di tattica parlamentare e di saggezza politica, ma il godimento nel prendere schiaffi, addirittura da uno come Di Maio, non si chiama politica, si chiama masochismo. A me fa schifo sentirmi dire che il mio partito è quello che usa l'elettroshock contro i bambini. Non ho valori comuni con un omuncolo meschino che per prendere un voto strumentalizza anche gli orrori. Noto che a qualcuno piace aprire a chi ci insulta, aprire per farsi dire no grazie. A me no».

Non voterò la fiducia a un governo PD-Cinque Stelle

E conclude: «Mi spiace che tutte le volte il mio nome sia tirato in ballo in polemiche interne al Pd. Penso sia ingiusto. Ho proposto una mozione di sfiducia perché mi sembrava naturale che l'opposizione alzasse la voce contro Salvini e che i Cinque Stelle fossero messi alla prova per capire davvero le loro intenzioni. Il segretario Zingaretti ha detto no e per rispetto nei suoi confronti mi sono fermato senza raccogliere le firme dei parlamentari. Ho fatto lealmente la mia campagna elettorale a fianco dei candidati del Pd alle europee e nei territori cercando di dare una mano. Ho finanziato una scuola di formazione politica e iniziato una battaglia contro le fake news che spero sia utile all'Italia, prima ancora che al Pd. Chiedo solo una cosa: se qualcuno vuole davvero fare l'accordo con i Cinque Stelle ci provi, alla luce del sole, senza dover attaccare me. Io non condivido questa scelta e per il rispetto che devo a chi mi ha eletto nel collegio, non voterò la fiducia a un governo Pd-Cinque Stelle. Chi vuole provarci lo faccia: nessuno potrà impedirmi di oppormi ad alta voce come è mio diritto. E come è mio dovere. Si può rinunciare a una poltrona, come io ho fatto più volte, ma non si può rinunciare alla dignità».