19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
L'intervista

Barillari: «Il passaporto vaccinale non deve discriminare i cittadini italiani»

Il consigliere regionale del Lazio, Davide Barillari, racconta al DiariodelWeb.it la sua battaglia per la libertà vaccinale e contro il certificato verde annunciato dal Governo

Barillari: «Il passaporto vaccinale non deve discriminare i cittadini italiani»
Barillari: «Il passaporto vaccinale non deve discriminare i cittadini italiani» Foto: Shutterstock

Non sono solo gli effetti collaterali l'unica preoccupazione dei vaccini. Un altro timore viene dal cosiddetto «certificato verde»: il pass per i vaccinati, approvato nell'ultimo decreto legge, per consentire gli spostamenti tra Regioni di colore diverso. Il Garante della privacy ha inviato un avvertimento formale al governo, segnalando le criticità per la protezione dei dati personali. E i sostenitori della libertà vaccinale temono che sia solo un primo passo verso la discriminazione di chi sceglie di non ricevere il famigerato siero. A spiegarlo al DiariodelWeb.it è Davide Barillari, consigliere regionale del Lazio, una delle prime Regioni che hanno annunciato di procedere con questo certificato.

Consigliere regionale Davide Barillari, a che punto è la proposta del passaporto vaccinale alla Regione Lazio?
Ho porto la questione in commissione Sanità, per sollecitare le audizioni con le case farmaceutiche e per chiamare l'assessore a rispondere. Lui ha dichiarato che il Lazio sarà una delle prime Regioni ad imporre questo certificato verde. Ma, in realtà, non è ancora passato nulla, né in Consiglio, né in commissione. Sto cercando di capire se è stata una sua sparata sulla stampa, come fa sempre, oppure se c'è qualcosa in più e, in questo caso, conoscere i dettagli. Non vorrei che arrivasse un decreto calato dall'alto, senza discussioni pubbliche.

Di questa questione si sta discutendo molto anche a livello europeo, con il Consiglio d'Europa che si è dichiarato contrario, mentre la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è detta favorevole.
Certo, ma ci sono tanti aspetti da valutare. Quello della privacy, quello della gestione dei dati. E, in particolare in Italia, bisogna chiarire se questa norma non violi la Costituzione e non danneggi alcuni diritti legati alle libertà personali. Cioè, se non scada nella discriminazione nei confronti dei cittadini. Un conto è se si tratta di un certificato senza valore, ma se poi da esso dipende la possibilità di entrare in un bar, di viaggiare, di accedere ai servizi pubblici, di fare una vita normale, allora diventa una battaglia di milioni di persone. Sul piano della discussione pubblica, abbiamo lanciato una campagna per sollecitare la Commissione europea a rendersi conto che non è una passeggiata, come vuole far sembrare. E siamo anche pronti a lanciare azioni legali, oltre che politiche, per fermare questa sorta di obbligatorietà nascosta.

In Italia già è scattata l'obbligatorietà per il personale sanitario e il governo Draghi ha annunciato questo pass per gli spostamenti tra le Regioni.
Con le proteste in piazza, che stiamo raccogliendo, non troveranno vita facile.

Quindi preannunciate manifestazioni?
Ci sono già e ce ne saranno molte di più. Sicuramente all'estero si sono svegliati prima di noi. Come rete di gruppi locali R2020, stiamo approfondendo questo tema e ci batteremo in ogni sede.

Si tratta di una questione di libertà, insomma.
Sì. Per difendere la nostra salute stiamo rinunciando a tutti gli altri diritti. In realtà i diritti sono tutti sullo stesso piano: abbiamo diritto anche all'inviolabilità del nostro corpo, a scegliere le cure da accettare o no, ad essere informati sulle conseguenze di queste cure. E, soprattutto, non possiamo essere limitati negli spostamenti, nelle frequentazioni con le altre persone, nel lavoro e nello studio. In nome di un'emergenza che ormai non è nemmeno più tale, ma sembra una nuova normalità. Siamo di fronte ad una compressione dei diritti che ormai, per fortuna, anche molti giuristi stanno iniziando a denunciare.

Ci hanno portati ad attendere l'arrivo del vaccino come la salvezza. Ma davvero è la soluzione?
No. Ormai da un anno sosteniamo che ci sono terapie anche più efficaci: penso alle cure domiciliari, al plasma iperimmune... Sono state discusse anche a livello scientifico, ma poi accantonate perché l'unica soluzione salvifica era il vaccino. Intanto non si tratta di un vaccino, ma di una terapia genica sperimentale, di cui sappiamo ancora poco e l'Aifa stessa ammette che non ci sono dati. Ma sicuramente non è l'unica soluzione. E non sta nemmeno raggiungendo l'efficacia promessa. Siamo ancora in alto mare, sia a livello diagnostico che di cure, perché volutamente si mettono in secondo piano quelle che sarebbero anche più efficaci.

Stiamo assistendo ad un pensiero unico, sia a livello politico che culturale che scientifico.
Siamo di fronte ad una visione politica unica: in parlamento non c'è praticamente nessuna forza che ponga dei dubbi su questa ipervaccinazione di massa. A livello scientifico sono stati ridicolizzati o addirittura radiati medici autorevoli che semplicemente ponevano delle domande. A livello mediatico assistiamo da un anno ad un pensiero unico del mainstream che ha terrorizzato la popolazione sul numero dei morti, senza mai raccontare bene quali fossero i veri rischi. C'è stata una sorta di regia che ci ha portati oggi ad essere ancora impauriti, con le mascherine, a chiudere i negozi.

Ma una regia di chi? Lei si è dato una risposta?
Ormai il governo non decide in autonomia. Le direttive che riguardano le lobby farmaceutiche e il mercato finanziario arrivano dall'Europa. Non è complottismo: bisogna rendersi conto che gli interessi sono internazionali e sovraistituzionali.

Per non parlare degli effetti collaterali del vaccino. Stiamo facendo abbastanza per monitorarli?
Questo è il tema su cui sto mettendo la maggiore attenzione. Ormai da oltre un mese sto chiedendo audizioni urgenti in commissione Sanità e sono arrivato anche a minacciare di bloccarla. Non si parla mai di effetti collaterali, né si fa un'analisi seria delle conseguenze, positive e negative, di questa terapia. Sta funzionando? C'è questa immunità di gregge? Quali sono le reazioni avverse e come si monitorano a livello epidemiologico? Non ci dicono nulla se non: vaccinatevi e basta. Poi scopriamo che all'estero, invece, i casi ci sono stati, compresi alcuni decessi. Questa terapia ha degli effetti anche non previsti. Questo dimostra che non è stata fatta alcuna verifica approfondita e nemmeno adesso si è messo in piedi un sistema di vaccinovigilanza attiva.

Questi primi segnali di riapertura da parte del governo Draghi sono una buona notizia o sono ancora totalmente insufficienti?
A tutti i commercianti e gli artigiani dico intanto di non accontentarsi di queste briciole che chiamano ristori, ma che non servono assolutamente a nulla. Sono convinto che Draghi apra adesso per poi richiudere dopo. Non sono più scelte né politiche, né logiche, né di buonsenso. Sono ridicole, non hanno alcun fondamento scientifico. Il coprifuoco alle 22, i tavolini fuori ma non dentro, i colori delle Regioni... Non sono giustificabili. L'emergenza deve finire oggi stesso, senza più restrizioni né limitazioni alla libertà personale. E poi dovremo convivere con il virus, come normalmente si è fatto fino ad oggi. Stando attenti ai rischi di contagio di tutte le malattie infettive, ma senza rinunciare né alla nostra vita, né all'economia.