27 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Bufera a Borgo Panigale

Per il suicidio Ducati, Iannone finisce sotto accusa

Dopo la scivolata in Qatar è arrivato il doppio harakiri in Argentina. E il Maniaco, nella stagione della verità, in due gare ha portato a casa zero punti. Una situazione che rischia di pesare molto sul futuro della sua carriera

Andrea Dovizioso e Andrea Iannone in lotta in Argentina
Andrea Dovizioso e Andrea Iannone in lotta in Argentina Foto: Ducati

ROMA – L'unica conseguenza certa è la punizione inflitta dalla direzione gara: tre posizioni sulla griglia di partenza del prossimo Gran Premio di Austin e un punto in meno sulla patente. Almeno per ora. Quella che i commissari in Argentina hanno definito come una manovra «decisamente troppo ottimistica», al punto da ricadere nell'irregolarità, infatti, rischia di pesare in modo ben più significativo sul futuro di Andrea Iannone. Nessuno può addossare la croce a un pilota per avere fatto il suo lavoro, ovvero avere provato ad acciuffare il miglior risultato alla sua portata: specialmente se il pilota in questione è giovane, affamato e di indiscusso talento come il Maniaco. Ma quando il tentativo è così garibaldino, arriva proprio all'ultima curva e finisce per privare se stesso e il suo compagno di squadra Andrea Dovizioso di un ormai sicuro doppio podio, non può che trasformarsi in un errore tanto macroscopico quanto difficile da giustificare.

Critiche dall'alto
Un errore nei confronti del quale nemmeno i vertici della Ducati hanno potuto dimostrare clemenza. «Un attacco così a un compagno non deve accadere, abbiamo perso un grande risultato», ha tuonato a caldo il direttore sportivo Paolo Ciabatti. «Semplicemente non ci doveva provare. Capisco che un pilota cerchi in ogni modo di vincere, ma bisogna che inizi a pensare alla squadra», ha rincarato la dose il direttore generale Gigi Dall'Igna, subito dopo un incontro teso, a porte chiuse, dietro i vetri dell'ufficio della squadra nel paddock. Per non parlare del suo compagno, Dovizioso appunto, che in uno sfogo di rabbia si è lasciato scappare una considerazione pesantissima sui rapporti interni al team: «Inaccettabile, ma è solo la conferma di cose che già sapevo su di lui». Né ci si può accontentare del mea culpa che, pur con lodevole maturità, il centauro di Vasto ha dichiarato esplicitamente: «Mi dispiace per la squadra e per il mio compagno. È una situazione molto difficile, un vero disastro».

Sotto la lente d'ingrandimento
Per Andrea Iannone, il 2016 doveva (e deve ancora) essere l'anno del salto di qualità. La stagione in cui mantenere la promessa che ha dimostrato di essere fin dall'inizio della sua carriera, in cui entrare definitivamente a far parte della ristretta elite dei top rider. Questo lo sanno tutti, in primis lui stesso. E forse è proprio per la fortissima pressione che deve sopportare sulle proprie spalle che l'italiano ha finito per strafare nelle prime due gare: scivolato sulla riga bianca in Qatar, colpevole del doppio strike in Argentina, risultato zero punti in classifica. Il problema è che, se non arriverà presto l'inversione di tendenza, l'abruzzese potrebbe addirittura non vedere rinnovato il suo contratto con la Rossa di Borgo Panigale nel 2017. Se è infatti vero che la Audi, casa madre del gruppo dell'azienda bolognese, è pronta a mettere sul piatto fior di milioni per assicurarsi un campione (non tanto il collaudatore di lusso Casey Stoner, quanto il sogno proibito Jorge Lorenzo), uno dei due portacolori attuali dovrà necessariamente cedere il posto. Fino a qualche mese fa, chiunque avrebbe giurato che alla porta fosse vicinissimo proprio Dovizioso. Invece, oggi la situazione si è ribaltata. Iannone ha dimostrato classe e grinta, ma troppo poca testa e costanza. Desmodovi, al contrario, è esperto, un buono sviluppatore e soprattutto non pecca certo in ragionamento. Forse perfino troppo...