Dopo l'inchiesta de Le Iene indagato il padre di Di Maio
Antonio Di Maio, papà del vicepremier Luigi, è stato iscritto nel registro degli indagati
NAPOLI - Antonio Di Maio, papà del vicepremier Luigi, è stato iscritto nel registro degli indagati per «deposito incontrollato di rifiuti» sul terreno di famiglia a Mariglianella dopo il sopralluogo effettuato dei vigili, per le verifiche sui presunti abusi edilizi che per prime Le Iene avevano mostrato in esclusiva nell’inchiesta di Filippo Roma e Marco Occhipinti. Guardando in particolare uno di questi fabbricati, Luigi Di Maio aveva detto alle Iene di ricordarsi che si trattava di «una stalla». In realtà è una villetta con patio e piscina, come sei vedrebbe da una foto del 2013 con Di Maio stesso a mollo. Nel terreno di famiglia sono stati ritrovati «scarti edili, residui ferrosi e pezzi di igienici». Ora si aspettano gli accertamenti dell’Arpac (agenzia regionale per l’ambiente). «Il sequestro è finalizzato solo a consentire all'Arpac di stabilire se quanto rinvenuto rientri o meno nella categoria di rifiuti. Se anche fosse, la semplice rimozione determinerebbe l'estinzione automatica del reato», ha fatto sapere l’avvocato di Antonio di Maio.
Lavoratori in nero?
Dopo l'inchiesta de Le Iene, prima sul caso di Mariglianella poi sui presunti casi di lavoro nero nell'azienda di famiglia, il ministro Di Maio ha sciolto la Ardima srl. La vicenda ha fatto subito il giro di tutti i media, italiani e stranieri, fino a generare anche richieste di chiarimenti politici in Parlamento. Il vicepremier Di Maio ha confermato la notizia del primo lavoratore in nero. «Solo lui», però.
Sciolta l'azienda
Ma Le Iene hanno scoperto che non era un caso isolato, ma che ci sarebbero stati altri tre lavoratori pagati in nero: Mimmo, Giovanni e Stefano. Sarebbero stati impiegati in nero nel periodo tra il 2008 e il 2010, prima cioè che nel 2014 Luigi Di Maio entrasse nell’assetto proprietario dell’azienda. L’azienda edile che da trent’anni porta avanti il padre di Luigi, Antonio, infatti, prima era intestata alla madre Paolina Esposito, poi è confluita nell’Ardima srl, di proprietà dal 2014 al 50% del ministro e della sorella Rosalba. Fino a quando, dopo la nostra inchiesta, il capo politico del M5S ha deciso di scioglierla.
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