27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Infrastrutture

Il Terzo Valico andrà avanti nonostante i costi abnormi: Toninelli spiega perché

Toninelli su Facebook: "Il totale dei costi del recesso ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro di soldi pubblici"

GENOVA -  La realizzazione del Terzo Valico andrà avanti. Lo annuncia il ministro dei trasporti e infrastrutture Danilo Toninelli attraverso un video su Facebook sottolineando che «il totale dei costi del recesso ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro di soldi pubblici. Di conseguenza il Terzo Valico non può che andare avanti. Ma farlo andare avanti non significa condurlo a termine così com'è, bensì rendere l'opera efficiente rispetto agli scopi». Toninelli sottolinea che si tratta di un'opera «complessa e molto onerosa, interamente pagata con soldi pubblici, sulla quale il MoVimento 5 Stelle ha posto sin dal suo avvio forti dubbi». Il Terzo Valico è lungo circa 53 chilometri, prevalentemente in galleria, oltre a 14 chilometri di linee di interconnessione con la rete che già esiste. L’opera è divisa in sei lotti e i lavori dovrebbero essere completati nel 2023. Complessivamente il Terzo Valico costa 6,2 miliardi, di cui 1,5 miliardi già spesi. Quattro lotti su sei sono in corso di costruzione. Il primo lotto è vicino al 90%, gli altri dal 60% al 20%. Per il quinto lotto i lavori non sono partiti, il sesto deve invece essere ancora finanziato.

I numeri
Dalla nascita, negli anni 90, tante vicissitudini hanno riguardato il progetto: dalla sua bocciatura, per ben due volte, da parte del Ministero dell'Ambiente, sino agli scandali giudiziari che hanno portato al commissariamento di Cociv. «Insomma, siamo di fronte a uno dei tanti dossier avvelenati che ci hanno lasciato i professionisti della politica, ma che abbiamo affrontato senza pregiudizi. Ecco a cosa serve una seria, rigorosa e finalmente obiettiva analisi costi-benefici». Dall'analisi realizzata emerge che «il costo dell'opera a finire, attualizzato a 30 anni, supererebbe i benefici per una cifra di 1 miliardo e 576 milioni. Dentro questo miliardo e mezzo ci sono varie voci, per esempio i minori ricavi dei concessionari autostradali oppure 905 milioni di euro di accise sulla benzina che non verrebbero incassate dallo Stato per via del cambio modale da strada a ferrovia.

L'aspetto giuridico
Poi c'è il versante giuridico, e l'analisi svolta fa una previsione sui costi di abbandono dell'opera. Al miliardo e mezzo già speso, per lavori già eseguiti, che non è contemplato nell'analisi giuridica, ma che a quel punto sarebbe speso per nulla, va aggiunto almeno un decimo del valore residuo del contratto: parliamo quindi di 463 milioni da risarcire al contraente generale che sta costruendo l'infrastruttura, ossia Cociv. Abbiamo detto almeno un decimo, perché si tratta di una stima prudenziale. Poi ci sono i lavori che il contraente generale affida a terzi, visto che realizza l'opera in proprio soltanto per il 40%: qui i costi, i danni e i mancati utili da pagare potrebbero attestarsi su una somma superiore a un decimo e ricadrebbero su rete ferroviaria italiana, quindi in definitiva sullo Stato.

M5s non è contro Grandi opere
«L'approccio del ministro Toninelli nei confronti del Terzo Valico dei Giovi sfata definitivamente la favoletta di un M5s contrario a priori alle Grandi opere. Nonostante il costo andrebbe a superare i benefici per 1 miliardo e 576 milioni, la tratta ferroviaria verrà costruita comunque» dichiarano in una nota i membri della commissione Lavori Pubblici e trasporti del Senato del M5s. «Con grande senso di realtà e nonostante i costi abnormi - affermano - questo governo ha messo da parte ogni pregiudizio guardando all'interesse dei cittadini e di chi sull'opera ci sta lavorando da anni. Di fronte a costi di recesso pari a 1,2 miliardi, l'unica strada da percorrere è concludere l'opera ma far sì che essa possa essere davvero utile. Far arrivare i binari al porto di Genova è una scelta tanto ragionevole quanto ovvia: «Solo così questa infrastruttura può avere un senso in chiave economica». Altrettanto importante è rendere pienamente operativo lo snodo retroportuale di Alessandria. Il tutto realizzando i lavori con tutti gli accorgimenti ambientali del caso. «C'è chi ama fare polemiche e chi invece predilige il bene della collettività. Il M5s persegue il secondo obiettivo».