3 maggio 2024
Aggiornato 03:00
Emergenza sbarchi

Indagine sul ministero dell'Interno, il pm al Viminale. Salvini: «Mi interroghi»

Domani nell'ambito dell'inchiesta sull'eventuale privazione della libertà dei migranti della nave Diciotti, il procuratore Patronaggio ascolterà i funzionari

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini Foto: Marco Costantino ANSA

CATANIA – Domani il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio volerà a Roma per incontrare alcuni funzionari del ministero dell’Interno nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura agrigentina sulla vicenda dei 150 migranti a bordo di nave Diciotti della Guardia Costiera ormeggiata da giorni nel porto di Catania. «Interrogasse me, andasse dal capo. Non andasse a interrogare i funzionari, che svolgono le direttive che il responsabile dà, cioè io. Se questo magistrato vuole capire qualcosa gli consiglio di evitare i passaggi intermedi. Siccome c’è questo presunto sequestratore e torturatore, sono disponibile a farmi interrogare anche domani mattina», ha commentato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, intervistato a Zapping su Radio 1 Rai.

Ipotesi di reato

L’indagine, per sequestro di persona e arresto illegale, è volta ad accertare se sia legittima o meno la privazione della libertà personale dei migranti in assenza di provvedimenti della magistratura. Nel caso in cui sia stato commesso un reato, i magistrati, che procedono al momento a carico di ignoti, dovranno individuare i responsabili della violazione risalendo nella catena di comando a chi ha impedito lo sbarco.

Non si sbarca

Salvini, in ogni caso, conferma la linea del Viminale e del governo sui migranti: «Per quello che mi riguarda non sbarca nessuno. Dopo 700 mila arrivi penso che l’Italia abbia già dato». E aggiunge «l’Europa si era impegnata per 35 mila» e hanno preso un terzo. «Essere presi in giro per anni mi sembra eccessivo. Se i governi precedenti erano abituati a ingoiare e a pagare, problemi loro. Io penso che i soldi pagati da italiani e immigrati regolari che vivono in Italia devono finire ai cittadini del mio paese». Il contributo all’Europa «possiamo diminuirlo in quota in base a quello che per l’Italia non fa o fa solo in parte; non parlo solo di immigrazione ma anche di banche, di turismo di industria». E spiega: «È come se pagassi delle spese condominiali salatissime al mio condominio ma suo mio pianerottolo ci fosse sporcizia».