26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Partito democratico

Renzi chiede a Salvini di aprire il portafogli: «Quei soldi sono nostri»

L'ex premier torna in diretta Facebook e parte dalla sentenza della Cassazione per attaccare il governo: «Hanno fatto zero di quanto promesso»

https://www.facebook.com/matteorenziufficiale/videos/10156005922559915/

ROMA - «Nessuno apre bocca sul fatto che la Lega deve 48 milioni ai cittadini italiani, e lo dice una sentenza della magistratura. Salvini venga in Parlamento a raccontare che fine hanno fatto i soldi: mentre chiude i porti, si occupi anche di aprire il portafoglio perché quelli sono soldi degli italiani». Matteo Renzi, in una diretta Facebook, dedica poche ma dure parole a proposito della sentenza della Cassazione che dispone la restituzione di 48 milioni di euro da parte della Lega Nord. Sceglie il 'tema del giorno', l'ex premier, per tornare all'attacco del nuovo governo. E nel mirino mette le politiche portate avanti dall'esecutivo Conte. O meglio, dal suo punto di vista, le 'non politiche': «Hanno vinto e non fanno altro che ricordarcelo. In campagna elettorale avevano detto che facevano tutto al primo Cdm ma la Fornero è ancora lì; 600 mila clandestini da rimpatriare, ma non è cambiato nulla sulle regole europee anzi un fallimento a Bruxelles; flat tax al 15%; addirittura 10 centesimi in meno sulla benzina: tutto è rimasto lettera morta». Per, sottolinea: «Vanno in piscina, vanno al Palio, annunciano giorni storici, ma poi zero. E questa settimana zero riunioni a Montecitorio, e oggi finisce anche la settimana di lavoro dei senatori, grazie all'intensa azione di governo...».

«Il nostro era il governo del fare»
Prosegue Renzi: «Ci dicono che dobbiamo lasciarli lavorare. Noi abbiamo fatto cose al governo, più o meno apprezzate o contestate: noi parliamo coi fatti loro, con gli slogan. Nella sostanza le cose o non cambiano o sono sinceramente abbastanza preoccupanti. Il decreto dignità lo chiamano dignità e invece è un decreto disoccupazione. E dimostra che quando non puoi cambiare le cose cambi il nome delle cose: inciucio diventa contartto, occupazione poltrone diventa senso di responsabilità, lavoro diventa reddito cittadinanza. Questo è il nuovo governo». Non poteva mancare, da parte dell'padre del jobs act, un duro attacco al decreto dignità, che «potete chiamare decreto disoccupazione, o decreto lavoro in nero, o decreto gelosia perché Di Maio geloso della visibilità di Salvini ha puntato i piedi su una serie di norme - che ancora non sono arrivate in Parlamento - che invece di colpire la disoccupazione colpiscono chi crea posti di lavoro». 

I numeri dell'ex premier
Il senatore del Pd parte poi a snocciolare numeri: «Oggi c'è il record storico di occupati in Italia, più di un milione di posti di lavoro col Jobs act, la metà a tempo indeterminato e comunque meglio a tempo determinato che stare a casa. Secondo qualche esponente autorevole del governo sono dati negativi, anche se per il ministro Tria sono positivi. L'obiettivo evidentementre ora è creare posti per il reddito di cittadinanza: ha una sua coerenza, perché la linea di Di Maio evidentemente non è creare lavoro, ma avere più clienti per il reddito di cittadinanza che per ora però non pare pervenuto»

«Le fake news servono a coprire le vere magagne del Paese»
Ancora accerchiato. Così si sente Matteo Renzi che nei giorni scorsi ha voluto mettere un punto alle polemiche spiegando non solo cosa andrà a fare in tv, ma dove ha trovato i soldi per comprare la 'villa di Firenze': «Le fake news mi vedono vittima quotidiana. Notizie false su mio fratello, su ville faraoniche che avrei acquistato, sono quotidianamente all'ordine del giorno sui social. Le fake news servono per nascondere le vere magagne di questo Paese». Per questo «la battaglia contro le fake news è di chi ha a cuore il futuro di questo Paese: se si possono raccontare bugie e finzioni in campagna elettorale senza sanzione, succede che si cancellano le vere questioni: nessuno parla più di Fornero e Flat Tax, ma si vive sulla finzione e sulla paura. Noi diciamo di no, lavoriamo col sorriso e determinazione».