26 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Corruzione

Dal blocco delle grandi opere alla grande corruzione: cade il mito del M5s

Stadio della Roma e Olimpiadi: il vecchio M5s non esiste più. E l'onestà cade quando si deve scontrare con il primato del denaro pubblico

La sindaca di Torino Chiara Appendino con la sindaca di Roma, Virginia Raggi, e il sindaco di Pomezia Fabio Fucci a Rimini durante la kermesse del M5s "Italia 5 Stelle"
La sindaca di Torino Chiara Appendino con la sindaca di Roma, Virginia Raggi, e il sindaco di Pomezia Fabio Fucci a Rimini durante la kermesse del M5s "Italia 5 Stelle" Foto: Alessandro Di Meo ANSA

ROMA - Peccato. Si incrina il mito del tocco magico a Cinque stelle, della diversità morale e antropologica di un mondo politico che per anni si è eretto su un piedistallo etico da cui, solo ora, dovrebbe scendere. Non se lo aspettava nessuno, in realtà: le mani sporche fino a poco tempo fa erano quelle del Partito Democratico. La vicenda, come tutti sanno, è quella dello stadio della Roma, fortemente voluto dalla tifoseria romanista, fortemente voluto da costruttori e banche, fortemente osteggiato dal M5s durante la campagna elettorale di due anni fa. Dopo la rottura sulle Olimpiadi romane imposta dalla Raggi, con non poco coraggio, la neoeletta sindaca romana nel 2016 trovò il secondo enorme fronte dello stadio. Su cui fu portata a più miti consigli dai vertici del suo partito, dall'enorme pressione mediatica, nonché da una vasta campagna popolare che del nuovo stadio di calcio fece una battaglia. Progetto rifatto, cubature tagliate, ma sopratutto il bollino della moralità certificato dalla differenza antropologica del M5s al potere. «Si farà come diciamo noi», dicevano. «Si farà secondo le nostre regole», proseguivano. E' andata male.

Terapia oncologica
Oggi che la bomba dello stadio della Roma esplode nella casa del M5s - al momento tutti i coinvolti di tutti i partiti beneficiano della legittima presunzione d'innocenza - cade uno dei punti cardine dell'organizzazione politica fondata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ma, a ben vedere, la stella dell'onestà rotola oggi, in virtù dello scandalo scoppiato, o è caduta due anni fa? Originariamente il M5s, consapevole del meccanismo sistemico corruttivo, decise che rispetto il tumore della corruzione in Italia l'unica soluzione potesse prevedere una vera terapia oncologica del male. Quindi il motto originario prevedeva una moratoria sulle grandi opere e i grandi eventi: scelta estrema, che funzionava esattamente come la chemioterapia dopo un pesante intervento chiriìurgico: ammazzare le cellule malate e consapevolmente eliminarne altre molto sane. Per salvare il malato. Questa visione, estrema, è caduta sotto il principio della realtà, che ha sostituito quello dell'onestà. E una volta che scendi a patti con il Sistema, il Sistema semplicemente ti divora.

Torino e le Olimpiadi
La stessa dinamica, ovviamente in fase embrionale, la si può constatare a Torino: la seconda grande città del M5s, dove la sindaca Chiara Appendino ha orgogliosamente sdoganato il grande evento olimpico, per altro bocciato dalla Raggi solo due anni fa. Non a caso la resistenza più forte, e al momento non ancora superata, arriva proprio dall'interno del M5s: da cinque consiglieri comunali che, consci delle dinamiche del Sistema, vogliono rimanere fermi sui propositi originari di moratoria su grandi opere e grandi eventi. Il costo medio di un'edizione invernale dei Giochi è pari a 3,1 miliardi di euro, quindi quasi il doppio di quanto preventivato per la realizzazione dello stadio della Roma. E' chiaro che di fronte a queste masse di denaro, nel caso delle Olimpiadi quasi esclusivamente pubblico, differentemente dall'impianto sportivo romano, è impossibile pensare che possa esistere un controllo in grado di fermare la corruzione. Che, è bene sottolinearlo, oggi ha perduto completamente la dimensione degli anni passati e si annida nelle pieghe del regolamento degli appalti. Basta una finta consulenza, oppure un'assunzione per qualche parente o amico, o qualsiasi altro favore che non preveda scambio diretto. Dimentichiamo i tempi di Tangentopoli, quando il denaro veniva scambiato nei corridori, racchiuso dentro comode buste gialle. La corruzione oggi ha una dimensione quasi paralegale.

Classica nemesi
Sullo sfondo rimane la sensazione di normalità, di una nemesi fin troppo prevedibile: la figura del moralista, come quella del sacro inquisitore, è uno strumento della retorica, la via più breve per raggiungere il potere. Dopodiché, sempre, giunge la caduta nelle debolezze umane. Il denaro in quest'epoca continua a tracciare la labile linea della morale, rendendo l'onestà un esercizio programmatico che prima o poi deve prendere atto della supremazia della realtà.