29 marzo 2024
Aggiornato 14:00
Consultazioni

Pd al Colle, a vincere è la linea di Renzi: opposizione

Le divisioni nel partito potrebbero però esplodere al secondo giro di consultazioni

Maurizio Martina e Matteo Renzi.
Maurizio Martina e Matteo Renzi. Foto: ANSA / ANTONINO DI MARCO ANSA

ROMA - Altro che «patto scritto» come chiede Luigi Di Maio, il Pd non aprirà nessuno spiraglio a un governo M5s domani alle consultazioni con il capo dello Stato. Non solo perché ad affiancare il reggente Maurizio Martina ci saranno solo renziani, sia pure di diverse sensibilità (Delrio, Marcucci e Orfini) ma perché la «proposta» dei 5 stelle non è accettabile nemmeno per chi, nel partito, chiede di aprire ad un «dialogo». Al primo giro di consultazioni sarà facile, per Renzi, tenere il partito sulla linea dell'opposizione, perché neanche i più determinati tra i suoi avversari interni possono spingersi a sostenere un appoggio ad un governo M5s. La partita si aprirà, semmai, al secondo giro di consultazioni, se ci si arriverà, come pure appare probabile.

La linea di Guerini
E' Lorenzo Guerini a indicare la linea: la proposta di Di Maio è «irricevibile» perché «è abissale la distanza tra il nostro impianto politico, culturale e programmatico rispetto a quello di chi è arrivato primo. Mi riferisco a Lega e 5 Stelle». E anche Maurizio Martina, a caldo, aveva ribattutto ai 5 stelle: «No a giochetti per dividere il Pd».Certo, Guerini, in maniera significativa, non include Fi nell'elenco degli «incompatibili». Poi aggiunge: "Veniamo, tra l'altro, da tre settimane in cui questi due partiti hanno condotto molto in avanti lo loro intesa fino a portarla ad un passo dall'alleanza e in cui il presunto dialogo con il Pd è stato utilizzato da Di Maio solo come un secondo forno per alzare il prezzo nelle trattative con la Lega. Dopodiché indicheremo al Presidente l'agenda delle nostre priorità programmatiche per il Paese che intendiamo portare avanti in Parlamento anche se saremo all'opposizione».

Tra una decina di giorni le cose potrebbero cambiare
La questione, appunto, potrebbe cambiare tra una decina di giorni, se dal primo giro di consultazioni non sarà uscita una soluzione e il capo dello Stato proverà a coinvolgere tutti i partiti su un «governo del presidente». Quello sarà il momento in cui il Pd rischierà davvero di dividersi, tra l'ala che predica "responsabilità" e Renzi che insiste sulla linea «tocca a loro». Un'iniziativa di Mattarella troverebbe orecchie attente anche dalle parti del premier uscente Paolo Gentiloni e persino in parte del mondo renziano. Gli uomini vicini all'ex segretario sono convinti che a quel bivio non si arriverà, «vedrete che faranno un governo M5s-Lega», prevedono. «Di Maio non ha interesse a tornare a votare e mezza Fi è pronta a confluire sotto la bandiera di Salvini...». Proprio lo scenario che Franceschini, Orlando, Veltroni, Fassino vogliono evitare. Ma di tutto questo, oggi alle consultazioni, il Pd non parlerà. La linea sarà quella fissata pubblicamente in questi giorni, accompagnata ovviamente dalla disponibilità ad ascoltare le indicazioni del capo dello Stato. Il resto, si vedrà al prossimo giro.