25 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Politica estera M5s-Lega

Il governo Lega-M5s romperà il fronte occidentale anti Putin?

Usa e Ue procedono senza esclusione di colpi contro la Russia. Salvini e Di Maio, i due politici più filorussi al momento, cambieranno gli equilibri?

Il segretario della Lega Matteo Salvini alla presentazione del libro di Gennaro Sangiuliano 'Putin. Vita di uno Zar'
Il segretario della Lega Matteo Salvini alla presentazione del libro di Gennaro Sangiuliano 'Putin. Vita di uno Zar' Foto: ANSA/MOURAD BALTI ANSA

ROMA - Con ogni probabilità nascerà in Italia un governo guidato dalla coppia M5s-Lega, eventualmente con un supporto esterno di Forza Italia. Di fatto si tratta del fronte più filorusso presente in Europa: si pensi all’asse Macron-Merkel, che ha avallato, addirittura ampliandolo, il castello di accuse proveniente dalla Gran Bretagna: come tutti sanno si parla del caso Skripal, l’ex spia russa doppiogiochista avvelenata in circostanze misteriose a Londra. Per Theresa May, Boris Johnson, e a questo punto per tutte le cancellerie occidentali, su ordine diretto di Vladimir Putin. In altri approfondimenti abbiamo già spiegato quanto questa ricostruzione sia improbabile, tendente all’impossibile: eppure una battente campagna mediatica la sta sostenendo, al di là di ogni prova e ben al di sotto dei livelli minimi di razionalità.

Italia in coda
L’Italia si è accodata all’asse atlantico con l’ultimo atto del governo Gentiloni: "A seguito delle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo del 22 e 23 marzo scorso, in segno di solidarietà con il Regno Unito e in coordinamento con partner europei e alleati Nato - si legge in una nota della Farnesina - il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha notificato oggi la decisione di espellere dal territorio italiano entro una settimana due funzionari dell'ambasciata della Federazione Russa a Roma accreditati in lista diplomatica». Il minimo sindacale: Gentiloni poteva rifiutare ogni espulsione, oppure decidere per una soluzione in linea con i partner europei: ha scelto per una via moderata. Due funzionari minori, probabilmente per rispetto verso le sensibilità di chi sta per sostituirlo. Ma cosa potrebbe fare un nuovo governo che, fin da tempi remoti, ha manifestato amicizia e simpatia verso la Russia e il suo presidente? Senza dimenticare che sia la Lega che il M5s sono stati indicati, dai media occidentali, durante la campagna elettorale come «soggetti privilegiati» da parte del governo russo. Illazioni, mai provate, hanno perfino adombrato il sospetto che da Mosca provenissero perfino i celebri, e storici, rubli.

Trump come esempio
Per capire quale potere potrebbe avere un governo Salvini-Di Maio, è bene guardare cosa sta accadendo oltreoceano all’uomo più potente del mondo: Donald Trump. Il presidente statunitense, da sempre desideroso di costruire una collaborazione politica e commerciale con la Russia, si trova in piena difesa contro l’assedio propagandato da media, «stato profondo», e Partito democratico. La sua è una resa senza condizioni: non solo ha dovuto espellere sessanta «spie», ma addirittura ha dovuto giustificare la rituale telefonata di congratulazioni fatta in occasione della rielezione di Vladimir Putin. Un passo doveroso. Ma l’aspetto più pesante della crisi di potere negli Usa è dato dalla nomina di John Bolton quale Consigliere Stratrgico. Bolton, famoso per la sua intransigenza filo-israeliana, ha due obbiettivi: l’Iran e la Russia. La sua nomina è chiaramente una resa del presidente al cosiddetto «stato profondo», ovvero l’apparato statale/militare che la rivoluzione trumpista non è riuscito a sradicare. Il conservatorismo di Bolton è infatti molto diverso da quello di Trump: il primo è un guerrafondaio, teorico della supremazia imperiale degli Usa nel mondo. Da ottenere anche attraverso il conflitto armato. Il presidente invece pone l’occhio sulla supremazia industriale e commerciale. Fa parte della nuova fase pragmatica statunitense portata avanti, con estrema difficoltà: distensione e affari. Ma evidentemente nemmeno l’uomo più potente del mondo può avanzare tali pretese.

I nostri?
Premessa: Salvini non ha ancora "cambiato bandiera" rispetto alla Russia. Luigi Di Maio, invece, ha decisamente stemperato la passione dei suoi uomini, si pensi ad esempio agli ardori pro Putin di Manlio Di Stefano, uno che vorrebbe essere ministro degli Esteri. Sarà quindi in grado di distedendere i rapporti tra occidente e Russia la coppia Salvini-Di Maio? Le difficoltà che i due potrebbero incontrare sono enormi. Il Patto Atlantico, rispetto il quale soprattutto il M5s ha, in tempi non recenti, espresso notevoli perplessità, sovrasta ogni ambizione. La politica estera europea è dettata dal triumvirato Merkel-May-Macron: rompere con questi personaggi significa l’isolamento internazionale. Cosa potrebbero fare quindi senza tradire la cultura della distensione con la Russia che hanno sempre professato? In questa fase di conflitto non ci sono possibilità di allentamento per le sanzioni economiche che penalizzano l’export italiano. E purtroppo nessun altro paese europeo di peso può spendere valore politico in questa direzione. La coppia di governo Salvini-Di Maio, con eventuale sostegno esterno di Berlusconi, dovrebbe quindi traccheggiare, nel caso migliore, oppure allinearsi. Per la Russia, e per Putin, non sarebbe un gran danno: per l’Italia, e per la pace, sicuramente sì.