29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Lavoro

Tirrenia-Moby riporta il lavoro in Italia, per Saverio Tommasi è razzismo

La faccia social del mondialismo anti-italiano più sfrenato se la prende con le aziende che scelgono di non ricorrere a lavoratori sottopagati

ROMA – Può essere accusato di razzismo chi sceglie di riportare il lavoro in Italia, contribuendo ad aumentare l’occupazione e contrastando il lavoro nero molto frequente nelle navi turistiche e commerciali? Secondo molti esponenti e giornalisti di sinistra, tutto ciò può essere classificato come xenofobo. Uno di questi è Saverio Tommasi, (non) giornalista di Fanpage.it che ha ricevuto molte critiche per il post con cui ha attaccato la pubblicità del gruppo Onorato (Tirrenia-Moby) in cui si legge «Il nostro personale? E' tutto italiano».

L’accusa di Saverio Tommasi
«Se pensi che ti debba considerare migliore di un altro in base alla nazionalità dei tuoi dipendenti, sei razzista. Non c'è altro da dire. (ah, sì, sei anche un po' stronzo)»: sono state queste le parole di Tommasi in risposta alla pubblicità di Tirrenia-Moby. A quanto pare, ci sono italiani – eh già, fino a prova contraria siamo in Italia ed esistono gli italiani - che non sono contenti se aziende e imprese contribuiscono a offrire opportunità professionali ad altri italiani. In fondo questi italiani radical-chic sono gli stessi che profetizzano l’abbattimento dei confini e dei muri in nome della più sregolata globalizzazione di merci e servizi. E anche di uomini, all’insegna del più assurdo degli schiavismi. Sono proprio loro, quelli che a parole predicano una società liberà-uguale-tollerante-e bla bla bla e poi fanno il gioco delle più potenti multinazionali che si arricchiscono col lavoro nero. Le aziende navali non fanno eccezione: chi ha avuto di andare in vacanza in una qualsiasi crociera ha potuto constatare l’altissimo numero di migranti presenti a bordo, il più delle volte sottopagati e fatti lavorare in assenza delle più elementari leggi igienico-sanitarie o violando le norme sulla sicurezza.

La precisazione del gruppo Onorato
Non si è fatta attendere la risposta di Vincenzo Onorato che rigetta l'accusa di xenofobia arrivata con la campagna pubblicitaria del suo Gruppo, in cui si sottolinea il lavoro "italiano». «In queste ultime ore siamo stati accusati di xenofobia perché sulla nostra pubblicità si recita che abbiamo 5.000 lavoratori tutti italiani - ha dichiarato oggi il patron di Mascalzone Latino e presidente del Gruppo Onorato Armatori -. La storia è un po' diversa. Chi ci ha accusato di questo orrendo crimine, ha evidentemente perso le puntate precedenti: le compagnie italiane godono, con una vecchia legge del 1998, della quasi totale defiscalizzazione (ovvero non pagano le tasse), e in più hanno l'esenzione al pagamento di contributi per i propri dipendenti. A tanta generosità da parte dello Stato sarebbe dovuto corrispondere soltanto l'impegno di impiegare marittimi italiani o comunitari. Gli armatori, con la loro associazione, la Confitarma, hanno disatteso questo impegno imbarcando al posto di marittimi italiani, marittimi extracomunitari a stipendio da fame, nel silenzio colpevole della Triplice che ha firmato con Confitarma accordi liberatori. Morale: i marittimi italiani a casa a fare la fame (e sono circa 60.000) mentre gli extracomunitari la fame la fanno direttamente a bordo".

Prima gli italiani, ora sul lavoro
La pubblicità della compagnia navale, inoltre, rivolge un invito ben preciso: "Scegli solo chi naviga italiano", invitando i potenziali clienti connazionali a tutelare l'occupazione in un settore che potrebbe rappresentare una delle nostre eccellenze. Dov’è quindi il razzismo di cui parlano i nemici d’Italia e del popolo italiano? Saverio Tommasi e gli altri guru della sinistra radical si facciano qualche domanda, soprattutto a seguito del recente esito elettorale del 4 marzo e vedranno che una risposta la troveranno. Non è un caso che «Prima gli italiani» sia stato lo slogan del centrodestra, risultata la coalizione vincente; esito da dimenticare, invece, per chi in tutti questi anni ha portato avanti battaglie come lo ius soli, le unioni civili o il biotestamento. E con ogni probabilità anche il gruppo Tirrenia-Moby raccoglierà i frutti di una campagna pubblicitaria che non ha nulla a che fare con razzismo e xenofobia, ma che vuole combattere forme di lavoro perverse e sfruttatrici per dare la giusta importanza a chi per troppo tempo è stato dimenticato: gli italiani.