20 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Expo 2015

Maxi appalto Expo, Sala accusato di danno erariale da 2,2 mln per il «verde» al gruppo Mantovani

Lo stesso atto, che dà il via al procedimento contabile, è stato notificato anche al dg Angelo Paris, a Ilspa e all'ex numero uno della società, Antonio Rognoni

L'ex sindaco di Milano Beppe Sala
L'ex sindaco di Milano Beppe Sala Foto: ANSA/ DANIEL DAL ZENNARO ANSA

MILANO - La nullità della richiesta di rinvio a giudizio per Giuseppe Sala. E' questa la carta processuale che la difesa del sindaco di Milano si è giocata nell'udienza preliminare che vede l'ex amministratore delegato di Expo imputato con l'accusa di abuso d'ufficio per le presunte irregolarità nell'affidamento diretto dell'appalto per la fornitura del "verde" di Expo. Secondo l'avvocato Salvatore Scuto, la richiesta di rinvio a giudizio presentata a metà dicembre scorso per Sala dai sostituti procuratori generali Vincenzo Calia e Massimo Gaballo è illegittima perchè basata su un'ipotesi di reato, abuso d'ufficio, che non era mai stata contestata dai pm nell'inchiesta, poi avocata dalla procura generale dopo il no del gip alla richiesta di archiviazione della procura. In altre parole, Scuto è convinto che la procura generale poteva contestare a Sala soltanto i reati di turbativa d'asta e corruzione, già al centro dell'indagine dei pm Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi. Da qui l'eccezione preliminare sollevata davanti al gup Giovanna Campanile: il verdetto del giudice milanese è atteso per l'udienza già fissata il 22 febbraio.

La prima indagine sulla "Piastra Expo"
La prima indagine sulla "Piastra Expo" della procura allora diretta da Edmondo Bruti Liberati si concluse con una richiesta di archiviazione poi bocciata dal gip Andrea Ghinetti e proprio per questo avocata dal sostituto procuratore generale Felice Isnardi. Fu quest'ultimo magistrato a decidere di allagare l'indagine anche a Sala, accusandolo in un primo momento di falso materiale e ideologico per i due documenti della commissione aggiudicatrice della "Piastra" che avrebbe retrodatato in veste di amministratore delegato di Expo. E, successivamente, anche di turbativa d'asta per le presunte irregolarità nell'affidamento diretto dell'appalto del capitolo "verde». Contestazione che i suoi successori Calia e Caballo (subentrati nelle indagini dopo che Isnardi è andato in pensione) hanno deciso di riformulare in quella, meno grave, di abuso d'ufficio.

"Danno erariale di 2,2, milioni"
La Procura Regionale della Corte dei Conti della Lombardia contesta al sindaco di Milano, Beppe Sala, un danno erariale da 2,2 milioni di euro. Oltre che al primo cittadino milanese, coinvolto in veste di ex amministratore delegato dell'Esposizione Universale del 2015, l'avviso preliminiare (l'atto che di fatto dà il via alla procedura contabile) è stato notificato nei giorni scorsi anche all'ex manager Expo, Angelo Paris, all'ex direttore generale di Ilspa, Antonio Rognoni, alle società MM e Infrastrutture Lombarde. A rivelarlo è stato lo stesso difensore del sindaco Scuto al termine dell'udienza preliminare in corso davanti al gup Giovanna Campanile.

Il "verde" di Expo al gruppo Mantovani
La contestazione formulata dalla magistratura contabile riguarda l'affidamento diretto (vale a dire senza il lancio di un bando di gara) dell'appalto del "verde" di Expo disposto nel luglio 2013 dall'allora amministratore delegato di Expo a favore del gruppo Mantovani, società di costruzioni vicentina che alla fine dell'anno precedente si era già aggiudicata il maxi-appalto della Piastra con un ribasso record del 42%: 149 milioni di euro contro i 272 milioni della base d'asta. Ma dopo aver incassato 4,3 milioni per la fornitura di circa 6 mila alberi Expo, Mantovani subappaltò la commessa a un'altra società per 1,3 milioni, registrando una plusvalenza pari alla differenza tra i due importi. "L'affidamento diretto è pienamente legittimo", ha tenuto a sottolineare l'avvocato Scuto. "Sala era commissario straordinario e come tale aveva facoltà di operare in deroga alla normativa». Opposta la valutazione dei sostituti procuratori generali Vincenzo Calia e Massimo Gaballo che contestano a Sala l'accusa di abuso d'ufficio proprio per la illegittimità dell'affidamento diretto del capitolo "verde" concesso alla Mantovani. Il legale ha anche chiarito perché l'indagine della Corte dei Conti coinvolge anche Rognoni, Paris e le due società Mm e Infrastrutture lombarde. "Il costo della fornitura del verde - ha spiegato - è quello indicato da MM nel momento in cui venne effettuata la procedura esecutiva». In altre parole "è MM che fa il prezzo e il Rup che deve controllarlo. Secondo la Corte dei Conti, nella quantificazione doveva intervenire anche Ilspa che ricopriva il contratto di service stipulato con Expo su tutte le gare".

Toninelli: "Renzi e il Pd tacciono"
Sul caso interviene iil deputato pentastellato Danilo Toninelli: "Il sindaco Sala è accusato dalla Procura della Corte dei Conti di un presunto danno erariale di 2,2 milioni di euro nella vicenda Expo. Che dice Renzi e il Pd? L'accusa è pesante e il silenzio degli esponenti dem è imbarazzante. Vista la gravità delle accuse, siamo certi che i tg apriranno con questa notizia e anche i maggiori siti d'informazione".