25 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Politiche europee

Brunetta: «L'austerità ha allargato il divario tra i Paesi europei»

Lettera aperta al premier Gentiloni: «L'impegno futuro deve essere mirato a correggere certe regole applicative dei parametri base dell' area dell'euro»

ROMA - «La stagione dell'austerità ha contribuito ad allargare il divario fra i paesi membri dell'Unione. Il gap è aumentato: i paesi in condizioni migliori hanno sofferto meno, i paesi periferici di più. Bisognava cambiare la direzione di marcia e la filosofia d'azione». Così Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in una lettera aperta al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, pubblicata da «Il Foglio».

«Non era sufficiente parlare di azioni europee per la crescita e ricamare sulla 'flessibilità' nell'applicare i parametri del Trattato UE relativi al deficit e al debito pubblico. Prima di tutto - ha spiegato - non erano novità perché erano già state proposte e attuate iniziative favorevoli alla crescita dell'economia. E quanto alla cosiddetta 'flessibilità', vantata come merito proprio dal Governo Renzi, è in realtà sempre stata possibile; basta leggere l'omonima comunicazione della Commissione europea del febbraio 2015 per capire che le deroghe che hanno consentito la 'flessibilità' sono le stesse ottenute dal governo Berlusconi nell'ottobre 2011 e confermate persino dal Fiscal Compact, alle quali si aggiunge la possibilità, negoziata fra il 2012 e il 2013, di non conteggiare nel deficit il cofinanziamento nazionale della spesa dei fondi strutturali UE».

«Per guardare avanti - ha sostenuto Brunetta - bisognava cambiare strada e puntare a ridurre quel pernicioso differenziale fra gli Stati membri dell'Unione che rappresenta ancora oggi il pericolo principale per l'Unione stessa. Chi vuole realmente un'Europa unita deve cercare questo risultato. L'impegno futuro deve essere certamente mirato a correggere certe regole applicative dei parametri base dell'area dell'euro affinando le metodologie di valutazione e di calcolo relative ai parametri stessi. Così come deve disegnare canali per consentire la ripresa di investimenti pubblici produttivi, coerenti con i più volte ribaditi obiettivi europei di crescita e creazione di posti di lavoro, e di cui non solo l'Italia ha bisogno».

«Con amarezza ci tocca constare che il 'Trattato del Quirinale', imbastito con il presidente Macron con l'intento di rafforzare la cooperazione bilaterale tra Italia e Francia, si presenta in questo momento come un atto di subordinazione che Lei aveva il dovere di evitare all'Italia».
«È palese infatti che l'europeista Macron - ha rilevato Brunetta - si avvia a rinsaldare un asse franco-tedesco al quale l'Italia non può e non deve partecipare per interposta persona, come temiamo stia accadendo. Perché farlo significa, in buona sostanza, ammettere la nostra debolezza. Siamo estremamente preoccupati per quanto sta avvenendo a Bruxelles, dove gli alti funzionari europei e gli Stati membri, senza alcuna rappresentanza italiana presente, dibattono sulla nuova governance europea. È legittimo - per Brunetta - che il presidente francese voglia, da una parte, tracciare il futuro dell'Europa, facendo leva sulla intesa bilaterale con la Germania. Un po' meno che da parte italiana gli si consenta di farlo servendosi anche della attuale oggettiva debolezza contrattuale Italiana. E gli elogi personali rivolti a Lei dal presidente Macron suonano certamente sentiti ma un po' fuori luogo nel momento in cui altrove in Europa autorevoli tecnici francesi e tedeschi tracciano le linee della Europa prossima ventura, disegnando scenari carichi di significative implicazioni per l'economia e per la società italiana».

«Su che basi è stato possibile siglare il Trattato del Quirinale?», si è domandato Brunetta rilevando che «forse sarebbe stato più opportuno attendere un governo nella pienezza dei suoi poteri per affrontare temi di questo rilievo. E forse sarebbe opportuno che il governo francese così come il governo tedesco attendano un governo italiano nella pienezza dei suoi poteri per tracciare su un foglio bianco i caratteri della futura Europa. Forse questo e solo questo avrebbe dovuto essere il contenuto del Trattato del Quirinale».

«Ciò detto, Presidente - ha concluso Brunetta - è fin troppo evidente che la debolezza italiana in ambito europeo non è solo la conseguenza del periodo pre-elettorale. Pesano sulla nostra autorevolezza e sulla nostra affidabilità quattro anni in cui si è pensato di poter sostenere il nostro anemico potenziale di crescita per lo più attraverso maggiori disavanzi pubblici. Non era la soluzione, come si vede chiaramente. Come non lo erano le tante regalie che hanno segnato il cammino del precedente governo e, purtroppo, anche del suo. Come non lo erano i tentativi di presentare come riforme strutturali misure dall'impatto limitato, legate essenzialmente a forme di sovvenzione».