19 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Sinistra

Lo spettro di Mussolini aleggia sul Belpaese? Tutta colpa della sinistra che non fa più la sinistra

Che l'Italia rischi sul serio di finire in mano ad un nuovo Mussolini, e soprattutto che questo spettro possa avere il volto di Salvini, Meloni o persino Di Stefano, è una previsione che ci fa francamente ridere

Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi a «Che tempo che fa»
Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi a «Che tempo che fa» Foto: Flavio Lo Scalzo | ANSA ANSA

ROMA - Che l'Italia rischi sul serio di finire in mano ad un nuovo Mussolini, e soprattutto che questo spettro possa avere il volto di Salvini, Meloni o persino Di Stefano, è una previsione che, più che spaventarci, ci fa francamente ridere. Che tuttavia il popolo, in un momento di crisi, senta sempre più la necessità di un uomo forte, questo è un dato di fatto innegabile, e neppure squisitamente italiano. Ma puntare il dito, come fanno Renzi, Bersani, D'Alema & Co., contro lo schieramento opposto, è troppo facile, persino autoassolutorio. La colpa di questa situazione, infatti, non può essere ascritta ad una destra che si limita a fare, appunto, la destra. È la sinistra, semmai, ad aver smesso da troppi anni di svolgere il suo mestiere. E di presentare soluzioni efficaci ai problemi per i quali è nata.

Il tracollo delle sinistre svuotate di senso
Beninteso, lungi da noi farne una sterile questione ideologica. E neppure vogliamo unire l'ennesima voce al coro stonato che ogni giorno si leva contro il renzismo, il quale, più che essere causa di questo mutamento antropologico, semmai ne è un sintomo. I cosiddetti progressisti hanno cominciato a smarrire la loro strada già molti anni prima di Matteo: per la precisione a metà degli anni '90, l'epoca in cui negli Stati Uniti governava Bill Clinton e in Inghilterra sorgeva la stella di Tony Blair. È allora che avvenne l'originaria modificazione genetica della sinistra: con la nascita di una presunta terza via, che in effetti altro non è che un semplice neoliberismo temperato. Quel comunismo, nato come radicale critica della società e dell'economia esistente, si è gradualmente trasformato nei partiti democratici, che si limitano invece a volerle gestire. Complice l'effimero successo elettorale a cui questa strategia sembrava facilmente condurre, le sinistre del mondo si sono convertite anch'esse alla religione imperante del mercato, al baratto dei diritti delle persone in cambio della crescita del Pil, al ricatto dei grandi poteri finanziari e bancari sulle politiche degli Stati sovrani.

Povero Marx...
È portando alle estreme conseguenze questa scelta scellerata che oggi si è giunti al paradosso dei paradossi: il popolo dei lavoratori, di quelli che Marx avrebbe chiamato proletari, non trova più una forza politica che sostenga le sue prerogative, proprio nel momento storico in cui se ne sente una disperata necessità, poiché stanno venendo alla luce drammaticamente i disastri più brutali prodotti dal capitalismo e dalla globalizzazione. Laddove qualche smarrito esponente della sinistra sembra ritrovare improvvisamente la bussola, come accaduto con Sanders in America e con Corbyn in Gran Bretagna, infatti, l'elettorato risponde positivamente.

E li chiamano fascisti...
Ma, qui da noi, nessuno può realmente credere che queste posizioni vengano portate avanti da un Renzi, che non ha evidentemente esitato a schierarsi dalla parte delle lobby e delle banche pur di garantirsi il suo strapuntino di potere personale. Né tantomeno dai D'Alema o Bersani, che la loro occasione l'hanno già sprecata anni fa, aderendo entusiasticamente e con acritica miopia alla catastrofe del blairismo. Per non parlare dei Camusso o dei Landini, pallida parodia di un veterocomunismo che ha ormai perso ogni contatto con la realtà moderna. Insomma, per capire le profonde ragioni di questa totale inversione del panorama politico, lo schieramento presunto democratico non dovrebbe far altro che guardarsi allo specchio e farsi un autentico esame di coscienza. Prima schifano la gente e snobbano i suoi bisogni, e poi si stupiscono se non vengono votati. E se, al contrario, guadagnano terreno quelle destre che, sia pure per motivi strumentalmente elettorali, comunque dimostrano di interessarsi ai temi del lavoro, delle famiglie, del welfare, del sociale, della semplice sopravvivenza. Proponendo, addirittura, delle soluzioni che spesso sono più di sinistra di quelle della sinistra. E li chiamano fascisti: che ipocrisia...