20 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Immigrazione

Migranti, a Roma va in scena il doppio dietrofront della giunta Raggi

Chi ha seguito le vicende nella Capitale rimane a dir poco confuso dopo le dichiarazioni, parecchio discordanti, della sindaca Virginia Raggi

La sindaca di Roma Virginia Raggi
La sindaca di Roma Virginia Raggi Foto: Giuseppe Lami ANSA

ROMA – Ha provocato una sollevazione generale l’ultima proposta affrontata dall’assessore ai Servizi sociali Laura Baldassarre di elargire la cifra di mille euro a chi decide di ospitare un richiedente asilo in casa: «Nei paesi del Nord Europa è un modello che funziona». La somma sarebbe l’equivalente dei 35 euro al giorno che intascano le associazioni accusate di fare dell’accoglienza un vero e proprio business. Ma a lasciare perplessi, oltre a questa proposta, è anche la politica contraddittoria dei Cinquestelle a Roma. 

«Migranti fratelli» – L’ultima trovata dell’amministrazione Raggi, dunque, punterebbe a coinvolgere i cittadini della Capitale. Anche stavolta il pericolo della speculazione è dietro l’angolo, ma fanno riflettere le diverse posizioni assunte dalla giunta comunale sul tema dell’accoglienza. Nel dicembre dello scorso anno, ad esempio, Virginia Raggi twittava: «I rifugiati sono nostri fratelli e sorelle. Roma città accogliente farà la sua parte». Il cinguettio arrivò a margine dell'incontro tenuto a Roma con i sindaci europei «Europa, i rifugiati sono nostri fratelli e sorelle». Poi, ci fu il primo cambio di rotta.

«Basta migranti» – Dopo le dichiarazioni inclusive e immigrazioniste, però, arrivò un sonoro ridimensionamento elettorale. Il Movimento 5 Stelle, infatti, alle consultazioni in cui si presentò in 225 Comuni su mille, non ha raggiunto il ballottaggio nelle città principali. Ecco allora che nello staff dei Cinquestelle – in particolare a Roma – si sono avviati alcuni ragionamenti sui motivi di una simile batosta. Cosa fare? Ma soprattutto, cosa dire? «Proviamo a cambiare la posizione sui migranti» avranno pensato. E così, nel giro di sei mesi, la Raggi scriveva su Facebook: «Roma è sottoposta ad una forte pressione migratoria. Così non si può andare avanti. Ho inviato nei giorni scorsi una lettera al Prefetto di Roma per chiedere al Ministero dell’Interno una moratoria sui nuovi arrivi di migranti in città». Ma come? E i «nostri fratelli migranti» di cui parlava il sindaco, che fine faranno?

«Prima i romani» «Non permetteremo più a nessuno – proseguiva l’annuncio del sindaco di Roma – di mangiare sui più deboli». Ma il post di Virginia Raggi andava molto oltre: «…allo stesso tempo è ora di ascoltare i cittadini romani: non possiamo permettere di creare ulteriori tensioni sociali. Per questo trovo impossibile, oltre che rischioso, pensare di creare altre strutture di accoglienza». Poche settimane dopo, la prima cittadina, attaccava il governo: «Ci sono troppi profughi non censiti, manca una politica nazionale». E così, al posto di creare nuove strutture, si preferisce distribuire il business dell’accoglienza su tutto il territorio romano. Dopo altri sei mesi, infatti, siamo a un ulteriore dietrofront pentastellato. Con la proposta annunciata al Messaggero dall’assessore Baldassarri, infatti, solo chi è in possesso di appartamenti idonei, chi potrà permettersi di acquistarli o affittarli, sarà in grado di recitare la parte dell’accogliente. Non solo: l’accoglienza, poi, oltre a confermarsi un vero e proprio business nelle mani di chi vuole lucrare su richiedenti asilo e rifugiati, farà in modo di diffondere su tutto il territorio romano illegalità e degrado, dai quartieri già dimenticati nell’estrema periferia di Roma, fino a quelli residenziali, mettendo a dura prova la già provata pazienza dei romani. Magari fino al prossimo dietrofront. Magari a ridosso delle prossime elezioni.