29 marzo 2024
Aggiornato 10:30
18 esempi virtuosi, ma c'è anche chi fa peggio

Vitalizi, siamo la Repubblica dei privilegi (per pochi). Ecco come funziona in altri Paesi

Mentre milioni di pensionati non arrivano a fine mese, dopo 4 anni di mandato i nostri parlamentari, senza versare contributi, hanno il vitalizio assicurato. Ma in Europa non funziona dappertutto così

Camera dei deputati
Camera dei deputati Foto: ANSA/ALESSANDRO DI MEO ANSA

ROMA - Siamo un Paese di privilegiati. Pochi, privilegiati, ovviamente, a fronte della grande maggioranza di persone che i privilegi non li vedono nemmeno con il binocolo. I privilegiati in questione, naturalmente, sono i parlamentari, che, dopo 4 anni, sei mesi e un giorno di servizio al Paese (si spera), hanno diritto a una pensione speciale che viene erogata a prescindere da quanti contributi hanno versato nella loro vita lavorativa. La pensione viene erogata a 65 anni e corrisponde a un 918,18 euro al mese, forniti così, d'emblée, per il solo fatto di essersi seduti in Parlamento qualche anni della loro vita. Ma non è così in tutta Europa. Perché, secondo i dati raccolti dal Movimento Cinque Stelle con il supporto del servizio di ricerca del Parlamento europeo e in cooperazione con i Parlamenti nazionali dei 28 Stati membri, in 18 Paesi europei (Austria, Croazia, Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) i deputati versano i contributi come tutti gli altri lavoratori e su quella base percepiscono una pensione. Senza alcuna differenza con il resto della popolazione

Modelli positivi
In più casi l'equiparazione del regime pensionistico dei Parlamentari a quello comune è una conquista relativamente recente. In Austria la pensione speciale per i parlamentari è stata abolita nel 1997, in Estonia nel 2003, in Portogallo nel 2005, in Grecia nel 2012, probabilmente per fare un segnale di solidarietà alla popolazione in piena crisi economica. E ancora: in Croazia la riforma è arrivata nel 2012, in Repubblica ceca e in Ungheria i deputati sono liberi di versare una parte del loro salario in un fondo pensionistico privato e comunque vengono trattati come tutti gli altri dipendenti pubblici. In Danimarca sl sistema pensionistico prevede che si possa ottenere la pensione da diverse fonti per via di una alta mobilità professionale. In Lituania, Lettonia, Malta, Olanda, Slovacchia, Slovenia e Svezia il sistema pensionistico è uguale per tutti. In Polonia il privilegio c'è, ma è riservato solo al Presidente della Repubblica, una volta raggiunta l'età pensionistica. La Spagna ha approvato la riforma nel 2011, che però non è retroattiva. In Irlanda i parlamentari raggiungono il massimo della pensione dopo 20 anni di mandato (e non i 40 delle persone comuni), ma non hanno un assegno pensionistico più alto dei cittadini.

Chi fa come l'Italia (o peggio)
C'è da dire però che l'Italia è in buona compagnia. Non solo: c'è anche chi fa peggio. Cipro, ad esempio, dove dopo appena un mandato il parlamentare, raggiunti i 60 anni, riceve ben 1.352 euro al mese: con due o più mandati, poi, l'assegno sale fino a 3.718 euro. In Finlandia il sistema è più complesso: la pensione decresce se il deputato ha diritto a un'altra fonte pensionistica, che gli spetta per aver versato i contributi durante un altro periodo professionale. L'assegno è calcolato sulla base della lunghezza della carriera politica e, in ogni caso, il tetto massimo è del 60% della media guadagnata negli ultimi 15 anni. Lo stipendio mensile di un deputato finlandese è di 6.407 euro, ma l'età pensionabile dei politici è la stessa di tutti gli altri cittadini, 65 anni. In Francia, il vitalizio - accumulabile alla pensione - ammonta a 2.700 euro netti al mese e scatta al 65 anni del parlamentare. In Gran Bretagna, invece, i parlamentari vanno in pensione a 55 anni: questi ultimi versano i contributi in un fondo ma hanno rendimenti certi più favorevoli rispetto a quelli degli altri cittadini. In Lussemburgo il vitalizio è di 2.001,33 euro, ma scatta solo dopo 15 anni di mandato. In Belgio, i parlamentari hanno diritto a una pensione a 62 anni, che dipende dagli anni di mandato:  1.114,81 all'anno. I parlamentari romeni si prendono invece 1.540 euro (a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne), cifra che viene erogata anche se la legislatura si interrompe prima.