19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Colpa di Putin

«Igor il russo» è serbo, ma per la propaganda anti-russa è la stessa cosa

La paranoia anti russa diventa così smaccata da non lasciare dubbi sulle reali intenzioni di chi vuole raggiungere ad ogni costo il conflitto tra Usa e Russia. Ogni più piccolo elemento è strumentalizzato per creare il nemico alle porte

BOLOGNA - Lo hanno chiamato per giorni «Igor il Russo», e moltissimi continuano a farlo. Si tratta del delinquente assassino che ha ucciso due uomini senza motivo: uno dei molti criminali che girano per l’Italia impunemente. Ma non vogliamo analizzare la vicenda correlata alla cronaca, fiduciosi che in breve tempo l’uomo possa essere neutralizzato.

Igor o Ezechiele: l'uomo di cui non si sa nulla
Ezechiele Norberto Feher, cittadino serbo con ogni probabilità, è diventato Igor Vlacavic. Forse perché egli stesso ha giocato con identità fittizie, nel tentativo di mescolare le carte. Però è interessante notare come, a livello mediatico, la locuzione che sta dilagando in Italia sia «Igor il Russo». Perché accade questo? Alcuni commentatori, consci della bufala secondo cui il fuggiasco sarebbe un cittadino russo, privi di senso del ridicolo, hanno provato a definirlo addirittura «jugoslavo». Solo che la Jugoslavia non esiste più da quasi tre decenni, crollata insieme a tutto il blocco sovietico. Esiste un humus, artatamente creato in questi anni, che ha portato all'equazione Russia uguale pericolo. Come noto, la creazione di un nemico in cui tutti possono identificarsi, a maggior ragione se lontano e misterioso, è il primo passo verso la coagulazione sociale attorno ad un unico obbiettivo: da abbattere. 

Putin è il nuovo Stalin?
Durante la rassegna stampa di Radio Tre «Prima Pagina» del 10 aprile, un ascoltatore ha telefonato ed ha sommessamente fatto notare che una leggerissima paranoia, che sconfina nell’isteria, sta dilagando: è la fobia anti-russa che deborda. L'ascoltatore ha fatto poi notare che "Igor il Russo" non è russo. Il giornalista, ha convenuto che tale Igor russo non è, ma ha poi aggiunto che l’Italia, e in genere l’occidente, si trova nella stessa situazione del 1948, quando dovette scegliere da che parte stare: se con gli statunitensi e con i comunisti. Si tratta quindi di una storia di criminalità molto grave in cui si possono vedere costruzioni percettive ben calibrate.

Quell'incredibile parallelo tra 1948 e 2017
Nei giorni in cui maggiore è lo scontro tra Russia e occidente, o meglio, tra Russia e Usa, risulta evidente che l’opinione pubblica italiana, e non solo, viene stimolata con forti dosi di propaganda anti-russa. E si giunge perfino a proporre uno strabiliante parallelo tra il 2017 e il 1948, tra due mondi totalmente opposti. Un parallelo che non ha alcuna base materiale. Forse osa sostenere che la Russia sta tentando di allargare il proprio territorio?  Certo, potrebbe trattarsi di sciatteria, oppure di bisogno di click ad ogni costo: per cui è molto meglio dare un’identità che faccia abbassare la soglia emotiva del cliente dei social media. Tutto questo può essere, e anzi è auspicabile. Perché, in caso contrario, siamo di fronte alla costruzione di un nemico, per giunta su basi razziali. Si può essere razzisti con i migranti che giungono sui barconi, ma lo si può essere anche con i russi: che con un campagna volta a creare un nemico alle porte, giorno dopo giorno vengono visti sempre più come un pericolo incipiente. La storia insegna, seppur come noto sia senza scolari, che tale dinamica non è un novità, e di solito precede l’esplosione di guerre più o meno gravi. Maggiore è la costruzione del nemico, e paragonare i russi di Putin odierni ai sovietici di Stalin del 1948 è un esercizio davvero avventuroso, maggiore è il pericolo.

Una sola certezza: non si sa quasi nulla dell'assassino
Il passato di quest’uomo, che in linea teorica potrebbe anche essere russo, è semplicemente ignoto. Sappiamo che ha compiuto delle rapine nel 2007 a Ferrara: scarcerato, è nuovamente finito nei guai nel 2010, sempre per rapina. Le autorità italiane tentarono di spedirlo in Russia, ma fu respinto proprio perché non riconosciuto come cittadino di quel paese. Di lui, si è tracciato un profilo fantasioso, basato su suggestioni: in uno, addirittura, avrebbe fatto parte delle truppe speciali russe, i famosi Specnaz. Cosa che al momento non si può escludere, dato che nulla si sa con precisione di questo uomo. Ma, in linea totalmente teorica, il giornalismo dovrebbe dire «non se ne sa nulla», anziché inventare ipotesi che fomentano un sentimento popolare.

Il nemico che non c'è
Niente da fare, il mondo mediatico, si impulso di quello finanziario e massonico, ha il compito di creare nuovamente il mostro russo. Certo andava meglio il tempo in cui l’ubriacone Boris Eltsin dava libero sfogo al saccheggio delle risorse del suo paese, e lasciava i codici nucleari alla Nato. Arrivato Vladimir Putin, la svendita della dignità, e delle risorse, russe è terminata. Senza che per altro, costui, abbia velleità di conquista: superata la dicotomia ideologica, le due superpotenze oggi sono accomunate da un’unica idea: fare soldi. Ma una strana furia distruttrice domina l’occidente, obnubilato dal perenne bisogno della zuffa, della rissa, della guerra. Oggi, per sfogare questa pulsione, è il tempo di Igor il Russo, uomo di cui non si sa nulla, se non che rappresenta tutte le paure atte a scatenare la difesa verso un nemico che non c’è.