24 aprile 2024
Aggiornato 19:00
La partita dei prossimi mesi sarà delicata

Le mosse di Renzi nel Pd per preparare il suo ritorno

Il leader del Pd Matteo Renzi ha incontrato i big del partito in vista di possibili elezioni a stretto giro e per verificare la tenuta della 'sua' maggioranza nel Pd

Il segretario Pd Matteo Renzi.
Il segretario Pd Matteo Renzi. Foto: Shutterstock

ROMA - L'obiettivo, assicura chi ha parlato con Matteo Renzi, resta sempre lo stesso: andare a elezioni politiche il prima possibile, realisticamente a giugno. Ma, è questa sembra essere la novità, il leader Pd non vuole strappi dentro al partito e si muove per garantirsi la tenuta della maggioranza che lo ha sorretto in questi anni. Per questo, spiegano, Renzi ha avviato da giorni un giro di colloqui con tutti i big del Pd, consultazioni proseguite anche oggi al Nazareno.

Testare la tenuta del partito
Renzi, arrivato verso le 8 di ieri in ufficio, ha incontrato tra gli altri Luigi Zanda, Gianni Cuperlo, Piero Fassino, Maurizio Martina e avrebbe avuto almeno un colloquio telefonico con Dario Franceschini. Nel primo pomeriggio, poi, il segretario Pd è andato a trovare Paolo Gentiloni al Policlinico Gemelli. La versione ufficiosa racconta di colloqui dedicati in gran parte al rinnovo della segreteria, previsto per martedì o mercoledì della prossima settimana, ma il vero motivo dei colloqui sarebbe soprattutto testare la tenuta del partito rispetto al progetto di andare a votare in primavera.

La maggioranza renziana è salda?
Con una postilla: «E' fondamentale - spiega un dirigente renziano - che la maggioranza che sostiene Renzi resti salda: l'obiettivo è fare in modo che Franceschini, Orlando, Orfini, Martina, Fassino, stiano ancora con lui nei prossimi mesi e al congresso». Anche il rimaneggiamento della segreteria, spiegano, sembra funzionale soprattutto all'obiettivo di rinsaldare la maggioranza renziana. Gli ingressi di Fassino (che pare scontato) e quello di Martina (probabile) mirano proprio a rinsaldare il patto di sindacato che regge il Pd, concedendo anche qualcosa a chi da tempo chiede una gestione più collegiale.

Una partita delicata
Il punto, spiegano, è che Renzi si rende conto di quanto sia delicata la partita dei prossimi mesi. La possibilità di tornare al voto in primavera dipenderà molto dalla decisione della Corte costituzionale sull'Italicum e, paradossalmente, la scelta più complicata per il leader Pd sarebbe quella che sostanzialmente salva il ballottaggio, ipotesi circolata in questi giorni nel palazzo. Non a caso Lorenzo Guerini si è affrettato a dire che se la Consulta darà il suo ok al ballottaggio, il Pd è pronto ad estenderlo anche al Senato e per poi andare a votare proprio con la legge voluta da Renzi. Paradossalmente, infatti, se la Consulta cancellasse il ballottaggio, ci si troverebbe con due 'Consultellum', uno per la Camera e uno per il Senato, certamente diversi tra loro, ma non incompatibili. Al contrario, se l'Italicum venisse promosso dalla Corte, Camera e Senato avrebbero due sistemi opposti, argomento forte per chi, come il capo dello Stato, chiede comunque di armonizzare i due sistemi di voto prima di andare a elezioni.

Tempi lunghi favoriranno il M5s?
Molti, inoltre, mettono in guardia il leader: i tempi lunghi possono aiutare a ridimensionare M5s, c'è bisogno di «riconnettere il partito alla società», bisogna dare qualche segnale e votando presto non ci sarebbe nessuna certezza di avere un risultato migliore. Ma, tattica a parte, Renzi sa bene che sarà difficile trovare i numeri per correggere in tempi rapidi la legge elettorale. «Solo Renzi vuole votare presto - dice un parlamentare vicino al leader Pd - e non sarà facile far sciogliere le Camere tra febbraio e aprile». Anche per questo Renzi lavora per rinsaldare la sua maggioranza. Se i tempi poi dovessero allungarsi, sarà importante tenere unite le varie correnti per vincere anche il prossimo congresso.