19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Onestà, plebisciti e nostalgia

Dalla morale alla materia: la dura evoluzione del M5s

Finito il tempo del consenso costruito sulla superiorità morale, il M5s può dedicarsi a una proposta di rottura per la salvezza dell'Italia. Se avrà la forza di farlo

Il leader del M5s Beppe Grillo
Il leader del M5s Beppe Grillo Foto: Shutterstock

ROMA - Solo attraverso i traumi si cresce. Il Movimento Cinque Stelle ha scoperto, finalmente, che centrare il proprio agire politico sul mero lato morale costruisce un’appartenenza forte, ma dai piedi d’argilla. La vicende romane non lasciano dubbi. L’animo umano è indomabile, e non può essere l’errore di un singolo, o di più singoli, a travolgere intere strutture. La bieca campagna denigratoria che distrusse il sindaco Ignazio Marino, poi uscito pulito dalle inchieste, vide protagonista anche il Movimento Cinque stelle che oggi viene abbattuto per le stesse identiche ragioni. Una nemesi fin troppo prevedibile in una città come Roma. Forse oggi i vertici del M5s comprendono finalmente che chiunque, anche i più onesti, possono essere «giustiziati» in qualsiasi momento.

La fine del mito della magistratura giusta sempre e comunque
In un passaggio molto chiaro Beppe Grillo sostiene: «Ci stanno combattendo con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l'iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia. Nessuno pensi di poterci fermare così»: ammissione che la magistratura non è un potere sopra le parti, che da sempre prova a parteggiare tentando di indirizzare la vita politica di un paese. E anche se l’ha detto Berlusconi, e prima di lui Craxi, pazienza: facciamocene una ragione perché così è da sempre, e finalmente se n’è accorto anche Grillo. Il mito di Luigi di Maio, che solo fino a qualche giorno fa sosteneva «saremo sempre dalla parte della magistratura», crolla sotto i colpi di una giustizia a orologeria, capace di arrestare Raffaele Marra appena poche ore dopo l’erompere dei guai giudiziari di Beppe Sala, sindaco di Milano. Intendiamoci: da quello che emerge il personaggio appare molto inquietante e la sindaca incapace di tenerlo a bada. La soluzione ai gravi fenomeni corruttivi che attraversano la politica e la società italiana non sta quindi nel delegare un ruolo chirurgico ai giudici, ma come scrive lo stesso Grillo, «definire un codice etico che regola il comportamento degli eletti del MoVimento 5 Stelle in caso di procedimenti giudiziari». Ora, altri passaggi sono fondamentali se si vuole procedere in tal senso.

Finire di centrare il proprio messaggio politico sulla criminalizzazione morale dell’altro
In virtù di cosa sta accadendo a Roma, situazione in divenire che molto probabilmente porterà ad altri bocconi amari per gli attivisti del Movimento – la Procura di Roma sta centellinando le frecce che ha nella sua faretra, probabilmente alcune mortali per la stessa Raggi – è giunto il momento di abbandonare il podio morale dove ci si era erti. In attesa di una nuova rivoluzione pedagogica non rimane che prendere atto che il paese è marcio: e quando si mettono le mani nel fango, per toglierlo, esse rimangono coperte di sudiciume. E’ giunto il tempo di competere su un’idea di mondo che deve avere come cardine principale la concezione che si ha della moneta unica e dell’Europa unita. Il M5s, par di capire, è contrario all’euro: lo dica chiaramente e porti avanti questa idea che vale la ripartenza dell’Italia. Nella piena consapevolezza che tale scelta comporterà una guerra senza esclusione di colpi, di cui le vicende romane sono solo un antipasto.

Il concetto di garantismo
E’ auspicabile che da oggi la violenta retorica anti-garantista finisca. Il garantismo è uno strumento di civiltà, di cui, senza alcun dubbio, in talune occasioni si è abusato. Il problema sono questi casi e non lo strumento in sé. Un semplice avviso di garanzia non può significare la fine di un lavoro politico, e quindi di una vita: questo dà in mano ai giudici politicizzati il potere di indirizzare a loro piacimento la vita del paese. Stesso discorso vale per l’immunità parlamentare, strumento che rende liberi di agire i politici di agire secondo coscienza. Ci sono state scene indecorose e indegne in questi anni, perpetrate da parlamentari che hanno abusato dell’immunità parlamentare: ma esporre chiunque al rischio di poter essere fermati, con una ragione qualsiasi, è inaccettabile. Virginia Raggi sta pagando le scriteriate scelte dei suoi collaboratori, ma anche, e soprattutto, i numerosi No che a pronunciato in questi mesi: in primis quello alle Olimpiadi del 2024.

Creare una classe dirigente
Un mito della sinistra al caviale, Serena Dandini, l’altra sera in televisione ironizzava: «Non si deve tornare alle scuole di partito». Invece quella è l’unica strada per non affidarsi agli sciacalli che girano per il mondo della politica. Ovunque salga al potere il M5s si trova nella condizione di essere privo di una classe dirigente propria. Così si trova a pescare fra estranei che magari hanno un buon curriculum vitae, ma sono avulsi dai valori dell’organizzazione. Un fenomeno singolare, che porta nei luoghi di massimo potere non persone di cui si conosce tutto, ma semplicemente il primo che passa che ha un buon voto di laurea. Questo, come dimostra il caso romano, espone a rischi enormi proprio sul versante morale. E’ giunto quindi il tempo di creare un classe «intellettuale» interna: Il Movimento di Beppe Grillo ha sempre mal tollerato questa condizione, sedotto da una visione vagamente maoista delle organizzazioni sociali. Gli intellettuali organici servono, in senso transitivo-attivo, a creare un pensiero proprio e a far crescere una base che, in questo momento, sta invocando le fiamme dell’inferno per la sindaca di Roma. Servono a coprire i posti di potere con sicurezza, senza correre il rischio di affidarsi ciecamente al primo che passa.