28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Dove ha preso il Governo 4 milioni di indirizzi e-mail?

Renzi fa il furbetto con le lettere-spot agli italiani all'estero

Il fronte del No è sul piede di guerra per la lettera fatta recapitare da Matteo Renzi a 4 milioni di italiani all'estero, utilizzando i loro indirizzi e-mail. Le accuse vanno da violazione per la privacy ad apologia del sì

Il premier Matteo Renzi.
Il premier Matteo Renzi. Foto: Shutterstock

ROMA -  Il fronte del «no» al referendum costituzionale è sul piede di guerra per la lettera che il Governo ha fatto inviare agli italiani all'estero allo scopo di invitarli a votare al referendum costituzionale del 4 dicembre. Il Comitato per il No, in particolare, annuncia il ricorso alla Magistratura, che definisce «inevitabile» perché «man mano che emergono i particolari e i contorni, la lettera inviata da Renzi agli elettori italiani all'estero pone problemi seri e preoccupanti».

Quegli indirizzi e-mail degli italiani all'estero
Lo fa sapere in una nota il vice presidente del Comitato per il No, Alfiero Grandi. La questione è in effetti controversa. Emerge, per esempio, che il Comitato popolari per il No presieduto dall'on. Gargani aveva chiesto gli elenchi degli elettori italiani all'estero ricevendo solo i nomi senza indirizzi e/o mail. Per questo il nostro Comitato per il No aveva deciso di non procedere con un'analoga richiesta. «Ora scopriamo che il presidente del Consiglio attraverso il Comitato per il Sì ha ottenuto quello che al fronte del No è stato negato avendo così la possibilità di inviare la sua lettera-spot che fa esplicita propaganda per il Sì».

I due pesi e le due misure del ministero dell'Interno
Secondo Grandi, siamo di fronte a un problema serio. «Il ministro degli Interni dovrà spiegare perché ha usato due pesi e due misure. Inoltre andrà accertato se questo non configura più reati concorrenti tanto più gravi perché avvenuti in campagna elettorale». Inoltre, prosegue Grandi, «stampare e inviare 4 milioni di lettere all'estero ha un costo rilevante: ci sono state entrate impreviste? O è intervenuto l'aiuto disinvolto di una qualche struttura pubblica?».

Dove ha trovato quegli indirizzi Renzi?
Ma c'è anche un'altra questione aperta. C'è chi si chiede dove Renzi abbia realmente trovato 4 milioni di indirizzi. A difesa del premier, Ettore Rosato spiega: «Il Pd agisce, come sempre, rispettando le leggi e le regole, in questo caso pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 71 del 2014». Cioè il provvedimento del Garante della privacy in base al quale l’elenco dei cittadini italiani residenti all’estero aventi diritto al voto è accessibile e utilizzabile da parte di partiti e singoli candidati a fini di propaganda elettorale. Dal partito specificano che il Pd «si fa carico» di tutto «dal punto di vista finanziario».

Salvini va per vie legali
Una spiegazione che non ha convinto il leader della Lega Matteo Salvini, che dal palco della manifestazione per il «no» a Firenze promette di far ricorso a vie legali. «Già domani presenteremo denuncia nei confronti di Matteo Renzi perchè comprarsi gli indirizzi di milioni di italiani residenti all'estero per spedire la letterina sul referendum è un reato penale e ne dovrà rispondere a qualche giudice. Quando noi abbiamo chiesto questi indirizzi ci hanno detto no, c'è la privacy", ha dichiarato. «O paga Renzi o paga il ministro dell'Interno oppure vanno in galera tutti e due. Vediamo se c'è un giudice che vuole fare rispettare la legge», ha concluso Salvini.

Brunetta: apologia scandalosa del sì
La vicenda è torbida anche per Renato Brunetta. Il quale ha rilevato che «nella lettera il premier invita i nostri concittadini a esprimersi sul referendum, non prima, però, di essersi profuso in una apologia delle ragioni del Sì, demagogica nello stile quanto falsa nel merito». Il Capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha sottolineato che l'intervento, «oltre a rappresentare un'indebita e violenta ingerenza nella formazione del convincimento degli elettori, fa quantomeno sorgere il dubbio che la condotta integri anche gli estremi del reato di abuso d'ufficio. Come fa il Comitato per il Sì ad avere questi indirizzi e questi elenchi? Perché non sono accessibili anche al fronte del No? Chi pagherà?». Una vicenda che Renzi dovrà chiarire.