Lega Nord, è scontro Salvini-Bossi sull'immigrazione e non solo: ecco perché Umberto ce l'ha con Matteo
Matteo Salvini tuona contro l'immigrazione e annuncia via Facebook che presto "gli italiani saranno costretti a farsi giustizia da soli". Ma il Salvini-pensiero si scontra questa volta con il disappunto del fondatore della Lega Nord
ROMA – Il Segretario del Carroccio, Matteo Salvini, tuona dal suo profilo Facebook contro «l'invasione» di migranti che sbarcano sulle coste italiane. Ma il presidente e fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, in vista dell'appuntamento di Pontida ostenta un malcelato disappunto e nel corso di un'intervista rilasciata nelle scorse ore critica duramente le idee e le parole di Salvini.
Salvini tuona contro l'immigrazione
13mila migranti approdati sulle coste italiane negli ultimi quattro giorni. I porti di Lampedusa, Crotone, Palermo, Taranto e altre città del Belpaese stanno facendo i conti con gli sbarchi delle ultime ore. Secondo il Segretario del Carroccio, che tuona contro il governo Renzi dal suo profilo Facebook, si tratta di una «invasione» a tutti gli effetti. «Voluta, finanziata, organizzata». Perché a qualcuno «servono schiavi da pagare 3 euro all'ora da sfruttare al posto degli italiani». Ma la Lega Nord, promette Salvini, «farà di tutto per bloccare questa sostituzione di popolo» e ricorda l'appuntamento del 12 novembre a Firenze a tutti coloro che «vogliono un futuro per i propri figli».
«Gli italiani saranno costretti a farsi giustizia da soli»
Dopo la notizia riguardante l'ultimo sbarco nel Sud Italia, però, il segretario del Carroccio perde la pazienza e le sue parole diventano più irriverenti: «600 clandestini sbarcati in Sardegna, altri 900 in arrivo», posta sul suo profilo. «Siamo governati da matti, e siccome chiedo espulsioni ci sono parlamentari del PD che dicono che sono PERICOLOSO. Mah... Meglio pericoloso che pirla!», scrive Salvini. E annuncia che «se il governo non blocca l'invasione in corso, gli italiani saranno presto costretti a difendersi e farsi giustizia da soli. Si accolgano solo donne e bambini, gli uomini si rimandino tutti a casa».
Bossi contro il Salvini-pensiero
Il Salvini-pensiero, però, questa volta si scontra direttamente con il disappunto del presidente e fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi. Quest'ultimo, infatti, non esita a riprendere il leader del suo partito durante un'intervista rilasciata nelle scorse ore a Massimiliano Mingoia per Quotidiano.net: «Deve capire che l’immigrazione è un fenomeno legato allo scandalo della globalizzazione, che con i prodotti importati dalla Cina ha reso poveri i cittadini europei ma ha creato anche le ondate migratorie dai Paesi africani verso il nostro Continente», spiega Bossi.
Le due facce del partito
E prosegue: «Gli africani più che dalle guerre scappano dalla fame. Per risolvere il problema dell’immigrazione bisogna affrontare la questione delle condizioni di vita in Africa». Ma non è l'unico punto sul quale i due leghisti sono in disaccordo. Bossi e Salvini rappresentano le due facce della Lega Nord: la prima fedele, fedelissima alle origini nordiste e federali; la seconda decisamente incline ad assecondare le logiche nazionaliste piuttosto che quelle indipendentiste. E lo scontro sul destino del partito è tanto inevitabile quanto perverso come può esserlo solo un parricidio.
Quale sarà il destino della Lega Nord?
Bossi non condivide affatto le aspirazioni di Salvini sulla leadership del centrodestra, né l'idea di trasformare la Lega in un partito nazionale in grado di raccogliere anche i consensi del Mezzogiorno. Sulla recente visita in Sicilia del segretario del Carroccio non sono mancati commenti al vetriolo: «L’idea di poter andare a ramazzare qualche voto al Sud non mi pare sia stata buona e nemmeno che che sia praticabile in futuro». Ma non finisce qui. Perché neppure l'idea di invitare Marion Le Pen al raduno di Pontida ottiene il benestare del fondatore della Lega: «Io avrei invitato gli esponenti dei movimenti della Scozia, della Catalogna e dei Paesi Baschi», conclude seccamente Bossi. Riuscirà Salvini a smarcarsi dalla presenza (ancora) ingombrante del fondatore del suo partito e a perseguire con successo la sua personale strategia?