Elezioni comunali: la lista dei 14 «impresentabili» fornita dall'Antimafia
14 i candidati ritenuti «impresentabili», tutti presentati in liste civiche: 8 si riferiscono all'incandidabilità in base alla legge Severino, 3 sono casi di ineleggibilità, 3 casi riguardano il Codice di autoregolamentazione delle candidature
ROMA - Sono 14 i nomi dei candidati «impresentabili» individuati nella Relazione della Commissione Antimafia, presentata oggi, sulla situazione dei 13 comuni monitorati (un campione sui 1.342 chiamati al voto), sciolti per fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso o sottoposti ad accesso che andranno al voto. Otto si riferiscono all'incandidabilità in base alla legge Severino («avendo certificato il falso su condanne gravi», ha spigato la presidente della Commissione, Rosi Bindi); 3 sono casi di ineleggibilità («potevano essere candidati ma se eletti sarebbero stati sospesi dalle Prefetture»); mentre altri 3 casi riguardano il Codice di autoregolamentazione delle candidature. Tutti e 14 sono candidati in liste civiche.
Incandidabili
Gli otto incandidabili ai sensi della legge Severino, dovuti a condanne definitive, sono stati riscontrati in sei casi a Battipaglia (Salerno), uno al comune di Scalea (Cosenza) e uno al VI Municipio di Roma. I sei di Battipaglia sono Carmine Fasano (lista «Azione Civica-Tozza sindaco») condannato in via definitiva con sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti per cessione illecita di stupefacenti a 1 anno di reclusione e 3 mila euro di multa; Daniela Minniti (lista «Battipaglia popolare») condannata per bancarotta fraudolenta a 2 anni di reclusione; Lucio Carrara (lista «Battipaglia con cuore-Motta sindaco») condannato in via definitiva con sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti per bancarotta fraudolenta continuata e aggravata a 2 anni di reclusione (pena rideterminata includendo la precedente condanna per il medesimo reato); Francesco Procida (lista «Speranza per Battipaglia-Motta sindaco») condannato in via definitiva per riciclaggio a 2 anni e 9 mesi di reclusione ed 1450 euro di multa (per lo stesso candidato sussiste anche la condizione ostativa prevista dal codice di autoregolamentazione della Commissione Antimafia); Bartolomeo D'Apuzzo (lista «Battipaglia a testa alta») che dopo un precedente patteggiamento per rapina è stato condannato in via definitiva per cessione illecita di stupefacenti a 1 anno e 2 mesi di reclusione e 3 mila euro di multa; Demetrio Landi (lista «Moderati per Battipaglia») condannato in via definitiva per cessione illecita di stupefacenti a 1 anno e 6 mesi di reclusione e 4000 euro di multa e, nella medesima sentenza, condannato in via definitiva per violazione di domicilio, lesioni dolose e violenza privata tentata a 2 anni 2 mesi di reclusione. A Scalea l'incandidabilità riguarda Carmelo Bagnato (lista «Per la Tua Città»), dal cui certificato del casellario giudiziale risulta una sentenza di condanna a due anni di reclusione emessa dalla Corte di appello di Perugia il 3 dicembre 2010, irrevocabile il 19 aprile 2011 per il reato di bancarotta fraudolenta). Non è invece stato riscontrato alcun caso di sospensione ai sensi dell'art. 11 della legge Severino. Tra gli incandidabili nel VI Municipio di Roma c'è Antonio Carone (lista «Viva l'Italia con Tiziana Meloni»): tra le 8 condanne definitive, ne ha riportato una per ricettazione (pena di due anni e 6 mesi di reclusione e 900 euro di multa) ed è pertanto incandidabile ai sensi della legge Severino. Come si desume dal provvedimento di cumulo della Procura di Verona, la pena complessiva da scontare, e poi espiata, è stata determinata in 6 anni, dieci mesi e 20 giorni. Per la commissione Antimafia «se tali situazioni fossero state rilevate tempestivamente, non avrebbero potuto partecipare alla competizione elettorale».
Ineleggibili
I tre candidati ineleggibili (potenziale sospensione, legati a condanne non definitive, ai sensi della legge Severino) sono stati riscontrati al comune di Battipaglia, al comune di San Sostene (Catanzaro) e uno tra i candidati al VI municipio di Roma Capitale. A Battipaglia Giuseppe Del Percio (lista «Battipaglia-la città che verrà») è stato condannato in primo grado per violazione delle norme sugli stupefacenti a 10 mesi di reclusione e 3 mila euro di multa; sulla condanna pende appello. Se eletto, andrebbe sospeso di diritto ai sensi della legge Severino. Al comune di San Sostene (Catanzaro) Alessandro Codispoti, candidato nella lista civica «Legalità e libertà» con candidatura a sindaco di Fera Domenico, è attualmente sottoposto a procedimento penale. A Roma invece ineleggibile è Domenico Schioppa (lista «Iorio sindaco»), prima arrestato in flagranza e poi condannato, in primo grado, con il rito abbreviato, a 2 anni e 4 mesi di reclusione e 400 euro di multa per detenzione di armi (l'udienza di appello è prevista per il prossimo 12 ottobre 2017). Anche lui pertanto, qualora eletto, va sospeso di diritto ai sensi della legge Severino.
Le violazione del codice di autoregolamentazione
Sono tre le violazioni del Codice di autoregolamentazione riscontrate dall'Antimafia e si riferiscono tutte a Roma: due candidati nel VI Municipio e uno al Consiglio comunale. Per il VI Municipio ci sono Antonio Giugliano (lista «Storace-Marchini sindaco»), condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi di reclusione e 1000 euro di multa per diversi reati tra cui tentata estorsione; e Fernando Vendetti (lista «Storace-Marchini sindaco»), condannato in primo grado per tentata estorsione a una anno e 6 mesi di reclusione e 600 euro di multa. Al Consiglio comunale l'Antimafia ha evidenziato una violazione al Codice di autoregolamentazione riguardo la candidatura di Mattia Marchetti (lista «Lega Centro con Giovanni Salvini»), nei cui confronti è stato emesso un decreto che dispone il giudizio immediato per tentata estorsione in concorso, oltre che per porto e detenzione di armi. Inoltre l'Antimafia ha appreso di un ulteriore caso di incandidabilità rilevato dalla prefettura di Catanzaro e soprattutto di altri 19 casi di incandidabilità rilevati dalla prefettura di Caserta: per la Comissione «la circostanza offre un'ulteriore conferma, che si aggiunge allo spaccato offerto da numerose quanto recenti inchieste giudiziarie delle difficili condizioni di funzionamento del circuito politico-elettorale in molti comuni di quella provincia, che richiede il mantenimento di un livello sempre molto alto di attenzione da parte degli organi istituzionali». «Occorre ancora ribadire l'esigenza che gli uffici elettorali siano, per il futuro, messi permanentemente in condizione di controllare in modo tempestivo e adeguato le situazioni giuridiche dei candidati, la regolarità sostanziale delle liste e dei loro sottoscrittori, nonché la veridicità delle dichiarazioni sostitutive ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, in modo da poter escludere chi si trova in condizione di incandidabilità. Ciò infatti consentirebbe di non ammettere la candidatura - e quindi soprattutto di non ricevere voti - di chi non ha titolo a presentarla», conclude la Commissione.
(con fonte Askanews)
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