23 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Verso la leadership del centrodestra

La «nuova» Lega di Salvini per guidare il centrodestra (e l'Italia)

Il centrodestra freme per trovare definitivamente un'identità e un leader. E per non arrivare impreparato a questo appuntamento, Matteo Salvini sta preparando da tempo il suo partito. Anche a prezzo di (a volte dolorosi) rinnovamenti

ROMA - E' da qualche giorno al centro del chiacchericcio dei media a causa dell'inchiesta del Telegraph che ha accusato alcuni partiti euroscettici - tra cui la Lega Nord - di aver ricevuto finanziamenti da Mosca. Ma Matteo Salvini non sembra perdere il buon umore e lo spirito che lo caratterizza: «Vi faccio un giuramento. Se qualcuno dimostra che ho preso un euro, un rublo, un dollaro, da Putin, mi dimetto da segretario della Lega», ha detto alla Zanzara, puntualizzando che le uniche cose che si è portato dietro dal suo viaggio a Mosca sono state «Masha e Orso per mia figlia. Pagati con i miei soldi». Nel frattempo, il segretario federale della Lega si prepara all'appuntamento previsto a Milano, il 28 gennaio, per la due giorni di incontri con Marine Le Pen e i partiti euroscettici che hanno aderito al gruppo parlamentare «Europa delle Nazioni e delle Libertà». I temi saranno quelli di sempre: «l’Unione sovietica europea», «la difesa della sovranità contro il pensiero unico, la moneta unica e l’invasione clandestina».

L'appuntamento con gli elettori
Ma c'è un altro «appuntamento» particolarmente importante per il Matteo padano: quello che riguarda la costruzione del nuovo centrodestra in vista delle amministrative di  primavera e di un probabile ritorno alle urne all'inizio del 2017. E' soprattutto da novembre che i tre principali leader dell'area - Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e lo stesso Salvini - sono impegnati a discutere e ragionare su come ricreare dalle sue ceneri un centrodestra unito, compatto e competitivo rispetto al Pd di Renzi. La manifestazione di Bologna dello scorso novembre ha dato di che sperare al popolo di destra, che su quel palco ha visto la profezia di un nuovo inizio. Eppure, a due mesi di distanza, con un importante appuntamento elettorale alle porte, è ormai ora che il nuovo progetto abbia un nome e un volto.

Il nome
Sul nome, il più probabile pare essere «Lega Italia». Perché la nuova legge elettorale premia i listoni unici, e non le coalizioni: è quindi necessario, per i tre leader, creare un unico, grande, soggetto politico, capace di superare le differenze e trovare una «sintesi». Un compito non così facile: difficile chiudere gli occhi sulla contraddizione, ad esempio tra l’originario spirito «indipendentista» della Lega e quello nazionalistico di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ai tempi d'oro della Lega di Bossi, il nome «Lega Italia» sarebbe suonato evidentemente contraddittorio. Non che Salvini non ne sia perfettamente consapevole: già qualche mese fa, si ventilava la possibilità di cancellare (non senza provocare mal di pancia nelle retroguardie) quel programmatico art. 1 dello Statuto che predica l’indipendenza della Padania. «Tra febbraio e marzo il movimento andrà a congresso e ci saranno alcune proposte. Lo sforzo della Lega sarà quello di rimanere Lega, ma guardando avanti», ha affermato. Una dichiarazione che ha fatto rabbrividire lo zoccolo duro degli indipendentisti, pronti ad accusare Salvini di essere disposto a sacrificare «la Padania» sull’altare del compromesso politico. Ma a rabbrividire sono stati anche illustri compagni di partito e mentori, come Umberto Bossi e Roberto Maroni. «Quell’articolo è fondativo e fortemente identitario, dubito che si possa cancellare così», ha detto il governatore lombardo. In quanto a Bossi, il fondatore della Lega è stato comprensibilmente inappellabile: l’indipendenza della Padania «non si tocca, è una questione di identità». Perché «i problemi dell’Italia sono due. Le tasse al Nord, che ha un residuo fiscale di circa 100 miliardi di euro. E il mancato sviluppo del Sud, dovuto alla sinistra». Per questo, secondo il «senatür» è necessario «mantenere una via d’uscita». Salvini,però, sembra andare per la sua strada. Lontana, insomma, l'era del «Prima il Nord»: oggi, per il suo nuovo progetto politico (più inclusivo e più «di governo»), vengono prima «gli italiani».

Il volto
Sul volto che rappresenterà il «rinato» centrodestra, i dibattiti si sprecano, ma è a tutti evidente che, ad oggi, il leader più forte e seguito è proprio lui: Salvini. Che, pure, non mette d'accordo tutti, nemmeno tra gli analisti di destra: solo qualche mese fa, Vittorio Feltri stroncava il segretario del Carroccio come leader, perché «gli manca il voto moderato» e non ha ancora conquistato la fiducia del Sud, «senza il quale non si vincono le elezioni». Un’analisi tutto sommato condivisa da Veneziani, che ha definito Salvini un «leader transitorio», una «ciambella di salvataggio» dopo la fine del berlusconismo. Salvini «è efficace perché è semplice, ma proprio perché è semplice, è anche fragile». Del resto, lo stesso Matteo, per mesi, ha glissato sull'argomento: «Ma secondo lei, vado in giro a dire che farò il capo del centrodestra?», rispondeva quando gli si poneva l'annosa questione. E c'é anche chi ha opposto a quello di Salvini un altro illustre nome della Lega: quello di Luca Zaia. Eppure, oggi pare chiara l'intenzione del Carroccio di puntare sul suo leader. Anche perché oggi la nuova «Lega dei Popoli» è il partito trainante nel centrodestra, e il Matteo meneghino, che tanto duramente ha lavorato per raggiungere un simile risultato, ne è ben consapevole.Chissà se gli altri due leader, alla prova dei fatti, saranno d'accordo.