4 ottobre 2024
Aggiornato 22:00
L'intervista all'Huffington Post

Marino: «Roma è nel caos per colpa di Renzi»

L'ex sindaco della Capitale attacca duramente il Presidente del Consiglio che, di fatto, sta governando la città da Palazzo Chigi. Da cosa deriva la rabbia del buon Marino? Da un percorso lasciato a metà.

ROMA«Roma sta morendo asfissiata non solo per lo smog, ma per mancanza di politica e di democrazia». L'ex sindaco Ignazio Marino torna a farsi sentire e stavolta lo fa sferrando un durissimo attacco al premier Matteo Renzi. Ma non solo. Nel mirino del sindaco chirurgo finisce tutta l'attuale amministrazione romana, dal Commissario straordinario piazzato a supplire le sue dimissioni Francesco Paolo Tronca, al prefetto di Roma Franco Gabrielli. In una lunga e intensa intervista rilasciata all'Huffington Post, Marino tocca note dolenti della città e denuncia l'assenza di politica.

La missione incompiuta
Da cosa deriva la rabbia del buon Marino? Da un percorso lasciato a metà. La decisione calata dall'alto (dall'alto di Palazzo Chigi) di disarcionare il sindaco dem ha spezzato la strada di risanamento della città avviata da Marino e i suoi. I due anni di amministrazione di Marino avevano visto l'individuazione delle criticità della città, sulle quali sindaco e assessori si apprestavano a lavorare: «Io penso in primo luogo alla missione incompiuta a Roma. Dopo un anno di lavoro intensissimo avevamo individuato le criticità che durano da decenni, dai rifiuti alle rotaie del metrò che da quarant'anni non vengono sostituite fino alle illegalità di Ostia a cui, nella Legge di Stabilità, Pd di Renzi e Ncd di Alfano stavano per fare un regalo, prima che io denunciassi la cosa in rete e li costringessi a fare retromarcia…», spiega Marino.

Il motivo della rottura
Manca la politica a Roma, manca la democrazia. Questa la denuncia dell'ex primo cittadino, che punta il dito contro Matteo Renzi, colpevole di aver rimosso la politica, spianando la strada (di nuovo) a lobby, potentati e sottogoverno. Come spiega Marino, a far saltare i nervi a Renzi&Co. è stata l'opposizione dell'allora sindaco al progetto di mettere in piedi, in vista delle Olimpiadi di Roma 2024, un villaggio olimpico in un'area verde di Tor Vergata. «L'assessore Caudo ed io volevamo progettarlo in un’altra area, tra la Flaminia e la Salaria, dove già esiste un vecchio collegamento ferroviario che si può trasformare in una metropolitana di superficie», continua ancora la denuncia di Marino, che spiega che, però, quell'idea alternativa non deve esser piaciuta «a chi vuole edificare nuove aree, realizzare quindicimila appartamenti in un ennesimo quartiere-ghetto». Idea, quest'ultima, condivisa da Palazzo Chigi. A tal proposito, Marino lancia una «profezia»: quando si tornerà sull'argomento, il commissario straordinario Tronca sceglierà Tor Vergata, dice. «Non ho la palla di vetro, ma ho imparato a capire dove vanno gli interessi…», afferma con una certa amarezza l'ex inquilino del Campidoglio. La figura di Tronca, quindi, viene fuori dipinta da Marino come un soldatino nelle mani del premier che, ora, riesce a controllare in toto la città.

Roma, Renzi e il guano
Come sottolinea più volte Marino, però, si evince in questo momento la totale incapacità del premier di amministrare attraverso il burattino Tronca una città complessa come Roma. L'esempio della chiusura del lungotevere a causa del guano spiega come le piccole accortezze di una «amministrazione sana» come quella di Marino siano invece tralasciate da un uomo di governo come Renzi. E intanto Roma è sommersa dal guano: «Siamo all’impraticabilità da guano di Matteo Renzi, che è assai più maleodorante della neve di Alemanno».

Le polveri sottili e la metro che chiude alle 13
Una Roma ingestibile aldilà di chi siede in Campidoglio, dunque? Nient'affatto! Roma – come spiega il sindaco – ora «ha la più alta forma di governo possibile: è governata da Palazzo Chigi». Il problema è, però, che i risultati sono ai minimi storici. A partire dalla questione ingombrante delle polveri sottili e conseguente blocco del traffico. In altre città la soluzione è una e comoda: fermare il traffico aprendo gratuitamente ai cittadini i mezzi pubblici. Che succede invece a Roma?«La metro chiude all'ora di pranzo». Sebbene fosse successo anche in occasione dei due Natali in cui a governare c'era proprio Marino, «è’ evidente che in caso di emergenza smog i mezzi pubblici devono essere potenziati».

Pd nostalgico della non chiarezza
Non è colpa di Tronca, che deve rispondere al ministro dell'Interno. Piuttosto perplessità ci sono su «alcune recenti nomine in Campidoglio fanno capire che il ministro dell’Interno e i suoi amici hanno voglia di tornare al passato, al clima di nebbia che c’era prima di noi. Una sorta di normalizzazione della città». È un Pd nostalgico dei vecchi tempi, quando non c'era la chiarezza portata dall'amministrazione e si poteva usufruire della «non-trasparenza» per godere di qualche privilegio in più.

Le elezioni nel 2017?
Si parla a Roma di una possibile legge del Pd per rinviare le elezioni previste per la prossima primavera. Per l'ex sindaco, come è stato per Berlusconi, Renzi governa seguendo i sondaggi e oggi a Roma il Pd non se la passa granché bene: «Il Pd sta lavorando alacremente contro Roma», spiega Marino, e la città non ha preso benissimo il fatto che dei super eroi annunciati nel momento in cui si scalzava il sindaco chirurgo non ci sia ombra. È per questo che il Pd vorrebbe aspettare il 2017, ma non è possibile per una capitale europea subire il governo della polizia per due anni, sarebbe una «scelta grave e inaccettabile».

Il Pd a Roma zoppica
Ammette gli errori in cui è inciampato nei due anni di amministrazione, Marino, ma spiega che gran parte del danno è stato fatto dai media, intenti a puntare l'attenzione sempre su ciò che non andava, senza mostrare invece i successi della giunta Marino. L'epilogo drammatico dell'esperienza romana di Marino, però, non lo spinge a chiudere con la politica. L'impegno del sindaco, invece, continua sul territorio, dove sa di non aver perso il contatto con i cittadini. Ripreso e accresciuto dopo l'inaccettabile scelta del «fiorentino». Il Pd romano soffre in Capitale, soprattutto in seguito ai fatti di ottobre, quando il commissario romano Matteo Orfini decideva di far fuori il sindaco dem. Quanti nel Pd hanno mostrato vicinanza per l'uscita di Marino? «Il commissario del Pd di Roma mi è stato molto vicino, in prima fila nell’affilare i coltelli e poi colpirmi», spiega con pungente ironia il sindaco chirurgo.