23 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Intervista esclusiva al DiariodelWeb.it

Veneziani: «Berlusconi è solo un impiccio. Il centro-destra ha bisogno di un nuovo leader»

Secondo il presidente della Fondazione An, Renzi è un «grande annunciatore di trasformazioni virtuali e un grande prestigiatore». E a destra che succede? «Berlusconi è un impiccio, serve costruire un partito nuovo partendo da valori non negozionabili»

ROMA - C'è bisogno di destra. Una destra vera, audace, decisa, fortemente ancorata alla tradizione ma con gli occhi rivolti al futuro. Che si fondi su valori condivisi, non negoziabili, e che sappia ripartire da zero, dimenticando per sempre la vecchia An e scrollandosi di dosso, finalmente, il retaggio berlusconiano. «Dobbiamo partire da un progetto politico statale-nazionale, basato sull’idea di sovranità dello Stato e di identità nazionale. Solo da qui si può creare un percorso reale di rilancio del Paese». Marcello Veneziani, in esclusiva per il Diariodelweb.it, non ha dubbi: «L’esperienza di An è ormai liquidata. La strada di una rifondazione della destra va tentata al di là dei suoi vecchi leader».

Veneziani, qualche tempo fa scriveva sul «Giornale» che Renzi è riuscito a «liquefare» la sinistra e a trasformare addirittura in «stato gassoso» la destra. Cos'è oggi la destra?
La destra è stata ridotta così dai suoi stessi leader: da Berlusconi, che peraltro non è davvero di destra e quindi non gli si può imputare questa responsabilità più di tanto, e soprattutto da Fini, che ha dissipato un patrimonio di consenso e di storia portando nel nulla la destra italiana.

Cosa serve per costruire una nuovo partito?
Le forze in campo oggi si riducono ai loro leader, che esauriscono i programmi dei relativi partiti. Parlare di destra non deve essere ricomporre le frattaglie della destra passata e nemmeno può essere un solo filone della destra presente, quello berlusconiano o salviniano. Noi abbiamo quattro leader dominanti, Grillo, Salvini, Renzi e Berlusconi, che però non sono affiancati da un solido contenuto politico. La destra dovrebbe invertire il procedimento. E poi senza dubbio serve una nuova generazione, che non abbia avuto già responsabilità di governo e di amministrazione.

Se la strategia non può essere sempre mediare per rastrellare voti e poi si vedrà, quali sono i valori da cui ripartire?
Sicuramente la sovranità popolare e nazionale, la politica che decide rispetto all'economia, l'identità culturale e nazionale del nostro Paese, la necessità di una rivolta meritocratica. In una battuta, direi un vero e proprio cambiamento di paradigma. A cui vanno aggiunti i temi della difesa della famiglia e una diversa interpretazione dei temi etici.

Berlusconi è un impiccio per il centro-destra?
Assolutamente sì. Per anni è stato la principale risorsa che ha consentito alla destra di andare al governo, da qualche anno è il principale ostacolo alla nascita di un polo di centro-destra in Italia che possa realmente rappresentare le istanze di cui parlavamo prima, rispetto a cui lui è inefficace o del tutto indifferente. È un personaggio che sovrappone la sua personalità, i suoi interessi, alla linea politica del centro-destra.

A proposito di Mr. Bee, si sente di aver pagato cara la sua libertà? Ovviamente il riferimento è al suo licenziamento dal «Giornale»...
No, io sono fatalista anche con me stesso. Fino a qualche tempo fa era possibile esercitare qualche forma di critica anche all'interno di un giornale vicino a Berlusconi. Nella fase finale del berlusconismo, quando le 'vestali', o le 'badanti', hanno preso il suo posto, non è stato più possibile. C'è stata una sorta di 'intolleranza di ritorno' che si è manifestata con la mia dipartita. Ma è un rischio diciamo calcolato, che si sa di correre in questi casi.

La Meloni si sta comportando bene?
Sì, sta svolgendo il suo ruolo: è brava, efficace. Quando la vediamo in tv ci ispira senz'altro simpatia, affidabilità, capacità, ma non sembra rappresentare un mondo, una cultura, un popolo, di destra. Si avverte forte la mancanza di un soggetto politico alle sue spalle, che deve essere anche soggetto sociale, culturale. La Meloni non riesce a bucare l'attenzione mediatica, anche perché schiacciata dai temi che Salvini svolge con un'irruenza e una semplificazione avendo molta più attenzione mediatica.

Vede possibile un'alleanza Meloni-Salvini?
Sì, la vedo possibile, ma l'eventualità che Salvini diventi il leader del centro-destra non la ritengo davvero praticabile. È sicuramente un alleato importante, come lo è stato in passato Bossi con la Casa delle Libertà. Salvini condivide temi importanti della destra e non solo, ma qui si tratta di far nascere una forza che sia seriamente radicata nella storia nazionale del nostro Paese e che non riduca l'Italia soltanto a una propaggine della Padania.

Mi dia una battuta veloce per ognuno di questi personaggi: Grillo, Salvini, Renzi e Berlusconi.
Grillo: apocalittico con brio. Salvini: ruspante, anche proprio nel senso delle ruspe, personaggio di grande successo nei reality politici. Renzi: pischello che ha fatto del 'trottolismo' la sua filosofia di vita. Rappresenta il dinamismo, la velocità, la parvenza dell'ottimismo. Grande annunciatore di trasformazioni virtuali e grande prestigiatore. Berlusconi: è il padre di tutti gli istrioni di cui abbiamo parlato fino a qui, è l'archetipo della politica ridotta a one-man-show. È un personaggio che passerà alla storia tramite la fiction della politica, ma probabilmente ha lasciato pochissimo dal punto di vista delle realizzazioni politiche. Un grande illusionista di successo che ha compiaciuto gli italiani: insomma, il principe dei piacioni.

Parliamo di immigrazione: ruspe, accoglienza o una terza strada possibile?
Visti i numeri e la necessità di fronteggiarli non possiamo più usare la parola accoglienza come la intendevamo prima. Come prima cosa bisogna governare i flussi, e quindi selezionare il più possibile le accoglienze stabilendo un criterio di necessità, cioè dire sì a chi è veramente profugo, e dall'altra parte selezionare le persone che arrivano sulla base della loro capacità di integrarsi nel nostro Paese. Infine, avere il coraggio di respingere laddove non siamo in grado di accogliere oltre flussi che diventano sempre più massicci.

Lei è un cattolico praticante. Poco più di un anno fa scriveva che «Il pericolo con questo Papa è la delusione dei credenti verso un Papa che umanizza il divino e insegue il presente». Pericolo scampato, o esattamente il contrario?
No, purtroppo pericolo confermato. Questo Papa tende soprattutto a rendere gradevole il cristianesimo e il pontificato al mondo contemporaneo. Cerca di attenuare tutto ciò che può essere stridente con i valori – o disvalori – dominanti nella nostra società cercando di essere il più possibile accogliente, sfiorando persino la piacioneria. Quello che mi chiedo è quanto il suo successo mediatico si trasformi in un'effettiva sensibilità da parte dell'opinione pubblica verso i temi  religiosi. Cioè: il successo si traduce in maggior fede e vicinanza ai valori della Chiesa o semplicemente fa simpatia un Papa poco Papa che non giudica il presente ma magari lo asseconda? Un dubbio che purtroppo si sta confermando sempre di più, non ultimo dopo che ha indicato «Repubblica» come suo giornale di riferimento.