«Ci hanno messo completamente in mano ai presidi»
Dopo le manifestazioni degli studenti, anche i docenti attaccano la Buona Scuola di Renzi. Al DiariodelWeb.it, il presidente dell'Associazione Nazionale Docenti Francesco Greco spiega tutti i punti deboli del ddl: da un eccessivo potere dato ai presidi, a assunzioni promesse e non mantenute, fino a scatti di merito non pervenuti.
ROMA - Siamo ufficialmente nell'era Buona Scuola. La riforma è stata approvata dal Consiglio dei Ministri in mezzo a mille polemiche e alle manifestazioni degli studenti. Neppure l'Associazione Nazionale Docenti è soddisfatta di quello che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe essere il fiore all'occhiello del suo programma. «L'idea che ci siamo fatti è che questa riforma non sarà un buon affare. E lo abbiamo capito sin da quando Renzi si rivolgeva agli insegnanti precari, dicendo: 'Voi aiutateci, e noi vi assumiamo'. Leggendo ora il testo, siamo di fronte a un vero e proprio ricatto, pane in cambio di rinuncia alla libertà». A parlare è Francesco Greco, presidente dell'Associazione Nazionale Docenti.
GRECO: POTERE DEI PRESIDI QUASI FASCISTA - «Per libertà si intende innanzitutto libertà di insegnamento quale garanzia fondamentale, perché un docente non può essere considerato alla stregua di un operatore, soggetto a una valutazione così stringente, che forse non ha nemmeno un pregiudicato in libertà provvisoria», afferma Greco, senza giri di parole. «I poteri che la riforma attribuisce al dirigente scolastico fanno accapponare la pelle, perché questi possono decidere della sorte dei docenti in ogni momento, dall'assunzione al licenziamento, che può avvenire senza tante formalità». E questa, per Greco, è «una situazione che non vigeva nemmeno in epoca fascista, e dunque, secondo noi, inaudita». Il presidente dell'Associazione Docenti si riferisce, in modo particolare, a una delle novità più grandi della riforma: la possibilità che siano i presidi a valutare il merito degli insegnanti e ad assegnare i bonus stipendiali, e il potere di effettuare chiamate dirette per scegliere gli insegnanti direttamente da un Albo nel quale sono pubblicati anche i curricola dei docenti. Il tutto, dovrebbe svolgersi «in assoluta trasparenza», ha garantito il premier, ma sono in molti a nutrire serie perplessità in proposito.
LA BUFALA DELLE ASSUNZIONI - Anche sulle immissioni in ruolo, Greco ha qualcosa da obiettare. «Tante promesse non mantenute», dichiara, «perché le assunzioni effettive verranno fatte sui posti effettivamente vacanti e disponibili, come avvenuto fino ad adesso. Si erano spinti a promettere quasi 200.000 assunzioni. Intanto, già la legge di stabilità prevedeva 1 miliardo di euro per l'ultimo quadrimestre del 2015; e quel miliardo, mentre era promesso per le assunzioni, non era altro che il risultato di una serie di tagli già fatti precedentemente sulla scuola dal governo. Insomma, lo Stato ha già incamerato quel denaro». In ogni caso, «da quello che si legge, non si andrà oltre le 50.000 assunzioni, visti i posti vacanti. Gli organici, inoltre, da decreto ministeriale saranno definiti nei prossimi giorni, e il progetto di legge non può intervenire sulla normativa vigente: quindi, su questo nulla cambierà». Insomma, dal «grande piano di assunzioni» che sarebbe dovuto essere, la riforma, in realtà, «non cambierà quasi nulla rispetto al passato», afferma Greco.
SCATTI PER MERITO? ANCHE QUELLI, UNA BARZELLETTA - «L'intervento che si vuole effettuare sulla scuola è un radicale svuotamento di diritti per chi vi opera e, rispetto alla Costituzione, è una mortificazione dei principi sanciti a garanzia di un intero sistema», sottolinea dunque il presidente dell'Associazione. Che critica l'operato del governo anche sugli scatti di stipendio: «Quelli, alla fine, non sono stati toccati nella sostanza», spiega, «anche su quello è stata tutta una barzelletta. Gli scatti degli insegnanti sono una forma di adeguamento della retribuzione al costo della vita e legato all'accrescimento della professionalità. Progressioni sul merito, invece, non esistono. Il governo deve essersi reso conto che stava per fare una grande castroneria ad eliminare gli scatti preesistenti, perché non si può contribuire a impoverire stipendi magrissimi - i peggiori nell'Ue -, intervenendo così drasticamente sull'adeguamento stipendiale al costo della vita», dichiara. Il dottor Greco chiarisce che, in proposito, l'Associazione Nazionale Docenti ha realizzato una proposta organica «che era quella di mantenere gli scatti di anzianità, ma di prevedere anche una diversificazione della funzione docente, in fasce funzionali e non gerarchiche, e quindi una progressione di carriera con incremento stipendiale. All'interno della fascia di merito, però, proponevamo di mantenere una progressione per anzianità». Questo avrebbe dunque contemperato le due modalità, assicurando un riconoscimento al merito, ma evitando di impoverire, di base, stipendi che già, rispetto agli altri Paesi europei, sono molto bassi. Sul merito, il governo ha invece per ora parlato di «200 milioni di euro a partire dal 2016», ma, sempre che le coperture ci siano, le modalità di assegnazione rimangono del tutto vaghe e in ogni caso, pare, demandate al giudizio dei presidi.
DOCENTI E STUDENTI CONTRO LA RIFORMA - Insomma, Greco è davvero critico a proposito dell'operato del governo in materia di scuola. In sostanza, tante promesse, e poche mantenute davvero. Così, quella «rivoluzione strepitosa» di cui il premier ha parlato nelle scorse ore, per l'Associazione Nazionale Docenti non farà altro che peggiorare la situazione attuale. E, a giudicare dalle manifestazioni di ieri, anche gli studenti sono dello stesso avviso. Il provvedimento, evidentemente, un obiettivo almeno (e di certo ambizioso) l'ha raggiunto: quello di mettere per una volta d'accordo professori e alunni.
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