Libertà di stampa in ginocchio: Italia al 73esimo posto
Il rapporto di Reporter senza frontiere registra una brusca regressione della libertà di stampa in molti dei Paesi monitorati. La causa è da attribuirsi alla connessione di diverse motivazioniche hanno creato vuoti di informazione. Boko Haram e l'Isis sono tra le ragioni più influenti. In Italia la situazione è «drammatica» a causa delle intimidazioni ai giornalisti della criminalità organizzata.
ROMA - «La situazione dei giornalisti italiani è peggiorata drammaticamente nel 2014». È questa la sentenza del rapporto annuale di Reporter senza frontiere (Rsf), che pesa come un macigno sull'informazione italiana. Rispetto al 2013, l'Italia perde ventiquattro posizioni, finendo al 73esimo posto. Davanti il Nicaragua e dietro la Moldavia.
BRUTALE CADUTA - C'è da sottolineare, però, che la situazione non risulta florida nemmeno per molti altri Paesi. La libertà di stampa è stata, infatti, vittima di un «brutale» calo nel mondo, con forti arretramenti rispetto agli standard in moltissimi dei paesi monitorati da Rsf. Il segretario generale, Christophe Deloire, avverte che il peggioramento non è affatto casuale, ma frutto della connessione di diverse motivazioni, fra le quali gli attacchi terroristici di matrice religiosa riconducibili alle forze dello Stato Islamico e Boko Haram, i quali «si comportano come despoti dell'informazione».
I PARAMETRI - Ma in base a cosa Reporter senza frontiere stile le classifiche annuali relative ai 180 paesi che monitora? Sette sono i parametri cui si fa riferimento: il livello di abusi, il pluralismo, l'indipendenza dei media, l'autocensura, il quadro giuridico, la trasparenza e le infrastrutture. Quello che ha pesato in modo determinante nel casus italiano è stata la pressione che la criminalità organizzata di stampo mafioso ha esercitato sui giornalisti.
IL CASUS ITALIANO - In Italia c'è stata «l'esplosione di minacce in particolare della mafia e procedimenti per diffamazione ingiustificati». Parecchi, infatti, sono stati i casi di attacchi di tipo intimidatorio, dalle aggressioni fisiche agli attentati ai beni materiali. Secondo Reporter senza frontiere, sarebbero stati 43 i casi di aggressioni fisiche registrate, oltre a sette intimidazioni attraverso attacchi a beni. Nel rapporto presentato da Rsf emerge con preoccupante forza anche un altro dato, quello relativo alle cause di diffamazione, nella maggior parte dei casi provenienti dal mondo della politica. Il contrasto è forte: nel 2013 i casi registrati erano 84, mentre solo nei primi dieci mesi dell'anno successivo gli episodi diventano 129.
LA SITUAZIONE NEL MONDO - Quello che succede in Italia con le organizzazioni mafiose succede in altre parti del mondo con canali diversi: «Da Boko Haram all'Isis, attraverso i narcotrafficanti o la mafia, il modus operandi per bloccare la stampa è lo stesso: paura o ritorsioni», avverte il rapporto di Rsf. La lista vede in vetta alla classifica i paesi scandinavi: il primato della Finlandia rimane imbattuto per il quinto anno consecutivo, seguono Norvegia e Danimarca. Per quanto concerne i Paesi dell'Unione europea, l'ultimo posto è occupato dalla Bulgari, che occupa la 106esima posizione, mentre la Grecia scende alla 91esima. Tra i Paesi in cui la libertà d'espressione è messa seriamente a rischio, l'ultimo posto è rivestito dall'Eritrea (180), mentre al penultimo troviamo la Corea del Nord, preceduta da Turkmenistan, Siria e Cina. «Buchi neri dell'informazione» hanno segnato la stampa di Iraq e Nigeria, che si attestano rispettivamente alla 156esima posizione e alla 111esima. È interessante notare come Reporter senza frontiere ponga in rilievo la questione delicata dei giornalisti che si occupano di documentare le manifestazioni di protesta. Rsf riporta una forte «intensificazione della violenza contro giornalisti e cittadini che coprono le proteste», riportando nello specifico le circostanze di Ucraina, Hong Kong, Brasile e Venezuela.
- 26/11/2018 Libertà di stampa: evento a Bruxelles con Tajani e i vertici della stampa italiana
- 13/11/2018 Giornalisti in piazza a Milano: «Giù le mani dall'informazione»
- 13/11/2018 Roma, il flashmob dei giornalisti: «Il M5s attacca il ruolo dell'informazione»
- 13/11/2018 Di Maio spiega la linea "anti-giornalisti" del M5s e attacca gli editori «impuri»