25 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Numero chiuso a medicina, protesta dell'M5S

Vacca: «È chiaro che nesssuno ha fatto alla Giannini un test di idoneità per diventare ministro»

A DiariodelWeb.it il grillino Gianluca Vacca attacca duramente il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini, che ieri, in un'audizione alla Camera, ha annunciato il dietro front sull'abolizione del test d'ingresso alla Facoltà di Medicina: «Non c'è l'intenzione di cambiare nulla e tutto resterà come prima».

ROMA - «Questo è un ministro evanescente, è un ministro fantoccio perché tutto quello che dice viene puntualmente sconfessato da se stessa o dal ministero». È duro l'attacco del deputato grillino Gianluca Vacca – in un'intervista rilasciata a DiariodelWeb.it – nei confronti del ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini. Ieri in Commissione il ministro annunciava il dietro front rispetto alla cancellazione del test d'ingresso alla Facoltà di Medicina, sbandierato a maggio come una rivoluzione imminente.

IL DIETRO FRONT - «Siamo rimasti profondamente delusi – continua Vacca, membro della Commissione Cultura alla Camera – ci aspettavamo delle novità. Aveva annunciato nei mesi scorsi di voler esportare il modello francese in Italia, invece ha sconfessato se stessa per l'ennesima volta. Affermando che di fatto quest'anno e il prossimo resterà tutto come adesso». Cambio di direzione netto per Stefania Giannini: i test per l'ammissione alla Facoltà di Medicina si faranno, lo ha annunciato il ministro del Miur in occasione dell'audizione nelle commissioni riunite Cultura e Affari sociali della Camera.

TUTTO RESTA COME PRIMA - Per il deputato del Movimento 5 Stelle quelle del ministro sarebbero solo chiacchiere: «Noi abbiamo presentato una proposta di legge, da mesi portiamo avanti questo dibattito per cercare di aprire un tavolo di confronto con il Governo per cercare di riformare il sistema, come chiedono anche gli studenti, anche rispetto ai problemi che si presentano ogni anno con le ammissioni». Ma il Governo continua a fare orecchi da mercanti, secondo Vacca: «Così non è stato e il Governo continua a dire una cosa e a farne completamente un'altra. Quindi non c'è nessuna riforma e tutto resta come prima».

ZERO INVESTIMENTI NELL'UNIVERSITÀ - Il ministro con la patata bollente dei test di Medicina – sia quelli dell'ingresso alla Facoltà che quelli di Specializzazione – sta dimostrando tutta la sua inefficacia: «Basti pensare a quanto ha combinato con il concorso nazionale per i test di Specializzazioni. Il motivo di quanto annunciato ieri è uno: la volontà di non investire risorse nell'Università». Le Università hanno addotto la motivazione dell'impossibilità di gestire un flusso smisurato di studenti, ma, secondo Vacca «l'afflusso enorme di studenti potrebbe essere gestito, anche con la scrematura già dal liceo». La riforma avrebbe comportato delle spese che il Governo «non ha nessuna intenzione di fare, come vediamo. Inoltre c'è stata anche l opposizione delle università che osteggiano il modello francese per la questione degli spazi»: l'accesso libero comporterebbe un numero elevatissimo di iscritti al primo anno e le università non sarebbero in grado di fornire i servizi adeguati.

MODELLO «INGIUSTAMENTE SELETTIVO»«Noi proponiamo l'adozione del modello francese, con un test alla fine del primo anno» e con l'utilizzo delle tecnologie, attraverso le quali gli studenti potrebbero seguire le lezioni da casa in modo telematico, afferma il deputato grillino. «Se c'è la volontà politica si può fare. Ma è evidente che non c'è la volontà di attivare questo percorso, non c'è la volontà di investire. Si è preferito lasciare tutto com'è. Siamo senza una riforma con tutti i problemi che il modello 'ingiustamente selettivo' comporta», conclude Vacca.

IL BLUFF DELLA GIANNINI - Il numero chiuso, dunque, resta, ma i test saranno «più coerenti e mirati al percorso di studi», afferma il ministro. In più gli Atei saranno tenuti a preparare gli aspiranti medici al test con appositi corsi che precederanno il quiz. Fallito il tentativo dello scorso anno di proporre la prova ad aprile, a Giannini comunica che si tornerà a svolgere il test entro la prima decadi di settembre. Secondo il ministro dell'Istruzione, il numero chiuso va tenuto e spiega che «Toglierlo significherebbe tornare indietro di decenni e non assicurare una formazione di qualità». Ma era maggio quando la stessa ministra aveva diffuso la notizia di un programma diverso, in cui all'abolizione del test sarebbe seguita una più rigida politica, qualora, infatti, lo studente non avesse raggiunto una certa media nell'anno successivo a quello di immatricolazione, sarebbe stato espulso dal corso di Laurea: «Adattamento al contesto italiano del modello francese,con accesso libero al primo anno e selezione alla dine di esso su base meritocratica».

DOV'E' FINITA LA MERITOCRAZIA? - Tutte chiacchiere, quindi: la rivoluzione tanto urlata naufraga in toto, per ripristinare lasciare spazio alla vecchia formula. In Commissione alla Camera, il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha affermato che «il mantenimento dell’accesso programmato è un punto fermo del percorso per diventare medici. Cancellarlo sarebbe un salto indietro nel passato, deleterio per il sistema sanitario italiano che è uno dei migliori al mondo». Che fine ha fatto la meritocrazia di cui la titolare di viale Trastevere parlava qualche mese fa?

INTERVENIRE A MONTE - Quel che il Miur si propone di fare, ora, è rivedere la materia dei test – sempre criticati per quelle troppe domande poco confacenti all'iter medico – e, soprattutto, intervenire a monte, per scremare la cifra di iscritti ai test d'ingresso. Numeri alla mano, il ministro dell'Istruzione si è detto convinto che la necessità primaria adesso sta nel ridimensionare la domanda, solo una volta raggiunto quest'obiettivo si potrà pensare di modificare la formula attuale: «Lo scorso anno avevamo 63 mila candidati a fronte di 10.500 posti. Un numero spropositato, un’anomalia tutta italiana», alla quale si cercherà di porre rimedio con un servizio di orientamento più efficiente nelle scuole, che miri a 'dissuadere' chi non è portato per la professione medica: «Se con un valido orientamento riusciremo a ridimensionare la domanda di iscrizioni a Medicina ci sono strumenti di valutazione che, personalmente, ritengo più efficaci come, ad esempio, il modello francese».

LA RIVOLUZIONE A METÀ - Sembra che uno spiraglio di luce si veda, invece, rispetto alla questione specializzazione. Il ministro non avrà potuto fare a meno di notare la valanga di ricorsi al Tar giunti dopo il test di ammissione alle Scuole di specializzazione, per il primo anno reso nazionale. «Sono 63 mila i candidati potenziali alle Facoltà di Medicina, 12 mila i laureati che provano l'accesso alle Scuole di specializzazione e 8.200 i posti previsti con le borse di studio. Il quadro è quello di un imbuto decrescente che crea un'aspettativa all'inizio», afferma alla Commissione il Ministro Giannini. Quale la soluzione, dunque? Per essere «corretta ed equilibrata la corrispondenza tra quanti medici si laureano e quanti poi saranno gli specializzandi che riusciamo a garantire», il Governo propone di alzare il numero delle borse di studio e diminuire di un anno la durata della specializzazione. L'aumento delle borse non sarà solo sulle spalle dell'Istruzione: «Saranno incrementate in modo diretto con uno sforzo economico del Miur e indiretto con un'intesa con il ministero della Salute, nel quadro del Patto per la Salute». E «in questo secondo caso saranno finanziate dalle Regioni», conclude la responsabile dell'Istruzione.