24 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Delitto di Garlasco

«Mancano le prove, Stasi va assolto»

Le novità presentate dalla pubblica accusa sono indiziarie, comunque non tali da giustificare una condanna per omicidio volontario. Si potrebbero sintetizzare così le argomentazioni giuridiche utilizzate dal professor Angelo Giarda nella sua lunga arringa in difesa di Stasi, imputato nel processo d'appello bis per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Il prossimo 17 dicembre la sentenza.

MILANO - Anche in questo nuovo processo d'Appello bis non sono emerse prove sufficienti per condannare Alberto Stasi. Le novità presentate dalla pubblica accusa sono indiziarie, comunque non tali da giustificare una condanna dell'imputato per omicidio volontario. Si potrebbero sintetizzare così le argomentazioni giuridiche utilizzate dal professor Angelo Giarda nella sua lunga arringa in difesa di Stasi, imputato nel processo d'appello bis per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi.

Udienza a porte chiuse
E' stata un arringa fiume, durata più di 9 ore, iniziata di prima mattina e proseguita fin all'ora di cena. Massimo riserbo sui contenuti dell'intervento: l'udienza si è svolta a porte chiuse, come da prassi per un processo che si è celebrato con rito immediato, e nessuno degli avvocati presenti in aula (il pool di difensori è composto anche dagli avvocati Fabio Giarda e Giuseppe Colli) ha voluto rilasciare dichiarazioni a beneficio dei numerosi giornalisti e cameraman rimasti in attesa fino a tardo pomeriggio nell'androne del primo piano del palazzo di Giustizia di Milano. Stando alle poche indiscrezioni filtrate, uno dei tasti più battuti dai difensori riguarderebbe il tragitto compiuto dall'ex bocconiano il 13 agosto 2007 all'interno della villetta di Via Pascoli al momento di scoprire il cadavere della fidanzata riverso sulle scale.

Chiesta una condanna a 30 anni di carcere
I risultati della perizia condotta sulla «camminata virtuale» (estesa, in questo secondo processo d'appello, a un'area più ampia di quella presa) hanno infatti dimostrato che quel giorno Alberto aveva 13 possibilità su un miliardo di non sporcarsi le scarpe con le numerose chiazze di sangue presenti sul luogo. Come mai la suola è rimasta immacolata? Per il sostituto pg, Laura Barbaini, che ha chiesto una condanna a 30 anni di carcere, non ci sono dubbi: è la dimostrazione di come l'imputato abbia tentato, in tutti questi anni, di inquinare le prove a suo carico e di ostacolare le indagini.

Il prossimo 17 dicembre la Sentenza
Al contrario, secondo Giarda, questa non è affatto una prova della colpevolezza dell'imputato. Le suola delle scarpe, sarebbe stato il ragionamento svolto in aula dal legale, si sarebbero "ripulite" lungo il percorso compiuto dal bocconiano, che per lasciare dalla villetta di Via Pascoli doveva necessariamente attraversare il vialetto e il prato.
La palla è ora in mano ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano, che si ritireranno in camera di consiglio per la sentenza il prossimo 17 dicembre. Saranno loro a stabilire se i nuovi elementi presentati dalla pubblica accusa in questo procedimento sono tali da giustificare la condanna di Stasi, reduce - è bene ricordarlo - da un doppio verdetto di assoluzione.