23 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Giustizia | Il delitto di Garlasco

Alberto Stasi torna in aula dopo 2 anni

Dichiarazioni spontanee per ribadire la sua innocenza. Tra l'ex bocconiano e i parenti di Chiara un muro di freddezza. Rita Poggi: Spero si trovi il colpevole

MILANO - Dalla primavera scorsa, Alberto Stasi si è rimesso a studiare gli atti, si è recato nello studio dei suoi legali per prepararsi al processo di appello per l'omicidio dell'ex fidanzata Chiara Poggi, oggi durato in realtà il tempo della lettura della relazione. Tra l'ex bocconiano e i parenti di Chiara un muro di freddezza. A pochi metri di distanza da coloro che nel ricorso «rimproverano» il gup che lo ha assolto di non essersi accorto che «tutta la costellazione di indizi converge sistematicamente su Stasi», il 26enne si è alzato solo per fare le dichiarazioni spontanee. Anche in questa occasione il giovane, jeans e giacca blu, identico nell'aspetto alle immagini che lo immortalavano allora, non ha smentito la sua indole descritta dai suoi stessi legali di un ragazzo «razionale, di poche parole».

«Non ho altro da aggiungere rispetto a quanto detto in sede di indagini preliminari», ripete. Quattro anni fa aveva in sostanza ricostruito quanto fatto il 13 agosto del 2007, il lunedì in cui venne rinvenuto il cadavere di Chiara, per dire che lui non c'entrava. E' seguita una lieve parentesi sulle questioni preliminari: la presenza poi ammessa dei consulenti delle parti, poi la corte della II Assise Appello di Milano, composta da due giudici togati e 6 popolari, ha «dettato» il calendario: il 22 novembre prossimo la parola passerà alla pubblica accusa di secondo grado, quindi alle parti (24 e 25 novembre) e il 6 dicembre è la data, salvo cambiamenti di programma, prevista per la camera di consiglio. Quel giorno i giudici potrebbero uscire o con un'ordinanza per «riaprire» il caso, oppure emettere sentenza. Per la rinnovazione lotteranno la parte civile e il pg, chiedendo le perizie: come quella sulla suola delle scarpe di Stasi o l'analisi del capello trovato nel palmo della mano di Chiara.

Accertamenti «inutili» replicherà la difesa, sottolineando la meticolosità della sentenza di assoluzione emessa in primo grado dal gup di Vigevano Stefano Vitelli. E un rammarico, che non siano mai state condotte indagini alternative, «una volta capito che non era Stasi». «Se fosse vero, come noi riteniamo, che non è stato Alberto Stasi ad uccidere Chiara dal 13 agosto di quattro anni fa c'è in giro una persona che ha commesso un delitto del genere e che potrebbe, forse, rifarlo» ha affermato il professore Angelo Giarda, precisando come il suo assistito viva «da quattro anni un'esperienza terrificante». Un ragazzo che ha fatto ingresso in un Palazzo di giustizia «blindato» dagli occhi indiscreti di telecamere e fotografi, che è entrato nell'aula del processo dal corridoio sul retro. Lo stesso da cui è andato via, senza concedere nulla ai cronisti, ma nello stesso tempo senza mostrarsi intimidito dalla loro presenza. Dopo aver sussurrato un breve «è andata bene» subito dopo il termine dell'udienza, si è poi allontanato, senza accelerare l'andatura, fino all'auto dove con calma è salito per allontanarsi. Mentre, dalla porta centrale uscivano i genitori di Chiara, e il loro figlio minore Marco. «Siamo tranquilli e fiduciosi, spero si trovi il colpevole» aveva detto Rita Poggi prima dell'inizio del processo, ribadendo la sua fiducia e di essere pronta: «Sono una mamma e le mamme sono sempre pronte, io lo devo essere di più».

Rita Poggi: Spero si trovi il colpevole - «Siamo tranquilli e fiduciosi, spero si trovi il colpevole». Con queste parole Rita Poggi ha varcato stamane la soglia del palazzo di Giustizia di Milano per assistere con il marito Giuseppe ed il figlio Marco al processo d'appello ad Alberto Stasi, ex fidanzato della figlia assolto in primo grado dall'accusa di averla uccisa. La donna non sa se guarderà Alberto negli occhi, «vedremo». Ma si dice «pronta». «Le mamme sono sempre pronte e io lo devo essere di più».
Partita di primo mattino ha raggiunto Milano sotto una pioggia battente ed attende ora l'inizio del processo che si terrà a porte chiuse. «Siamo determinati e fiduciosi» afferma il legale di parte civile Gian Luigi Tizzoni che sottolinea come alla famiglia sembrava giusto che alle telecamere potesse essere dato accesso all'aula.