M5S: «Abbiamo avuto più voti che nel 2010»
Non c'è solo il Pd a doversi confrontare, pur a fronte della vittoria elettorale, con il fortissimo calo della partecipazione al voto nelle regionali della Calabria e dell'Emilia Romagna: il Movimento 5 stelle fa i conti con un risultato delle urne problematico.
ROMA - Non c'è solo il Pd a doversi confrontare, pur a fronte della vittoria elettorale, con il fortissimo calo della partecipazione al voto nelle regionali della Calabria e dell'Emilia Romagna: il Movimento 5 stelle fa i conti con un risultato delle urne problematico. Parlamentari e attivisti discutono sui social network, ma Beppe Grillo (con il consueto commento non firmato sul suo blog) non ha dubbi, almeno in Emilia la lista M5S cresce e «l'astensionismo non ha colpito il M5S». Per Grillo il confronto va fatto con i 126.619 voti del 2010 (ma il candidato presidente Giovanni Favia, poi espulso, ne raccolse oltre 160mila), quindi il suo movimento «ha aumentato i consensi in termini assoluti con 159.456 voti (13,2%) pari a cinque consiglieri con una campagna elettorale costata poche migliaia di euro a fronte delle centinaia di migliaia di euro degli altri partiti e senza l'aiutino dei media».
IL CONFRONTO DEI DATI - Se però il paragone si allarga alle recenti europee e alle politiche 2013 i numeri cambiano: a maggio M5S aveva raccolto 443.936 voti (19,23%), l'anno scorso 658.453, il 24,67%. Il dato non è omogeneo, trattandosi di consultazioni differenti, ma non è omogeneo nemmeno il confronto fra lo scenario del 2010 e quello di oggi, perché di mezzo c'è un pezzo di storia politica del Paese e dello stesso movimento. Peggio va in Calabria: il candidato presidente Cono Cantelmi si ferma al 5% (a scrutinio quasi ultimato) con circa 40mila voti. Erano il triplo (con il 21,5 in percentuale) solo sei mesi fa.
SBAGLIA CHI È DELUSO - Danilo Toninelli, protagonista della stagione delle trattative sulla legge elettorale e i giudici costituzionali, vede il bicchiere mezzo pieno. A suo giudizio «sbaglia chi è deluso» perché «il 60% degli elettori schifa la politica. Il nostro compito è fargli capire che il M5S è dalla loro parte». Se per Riccardo Nuti «dai primi numeri in Emilia-Romagna sembra ci sia un bel risultato (13%) per il M5S e Giulia Gibertoni", l'emiliana Maria Edera Spadoni registra la vittoria dell'astensionismo e si chiede: "Com'è che il M5S non è riuscito a rappresentare un'alternativa per quel 60 (sessanta!) per cento che non è andato a votare? Mancanza di presenze in tv? Mala informazione? Disinteresse?».
I DUBBI DEL M5S - La diserzione della tv (più che altro dei talk show) è da tempo molto contestata da parte degli attivisti. C'è un fronte interno che critica le scelte di comunicazione e la regia del cofondatore Gianroberto Casaleggio. Questa è una delle risposte date dal deputato Daniele Del Grosso alle critiche di un simpatizzante: «Il gruppo comunicazione è gestito da Casaleggio come da accordi precedenti alle politiche, sulla tv io personalmente un confronto lo farei». Significativo anche il post del pugliese Giuseppe D'Ambrosio. «E me ne vado a nanna - scrive - cercando di riflettere sugli errori fatti, sulle potenzialità inespresse e su quello che realmente si potrebbe fare per far capire ai cittadini che il non voto, il disinteresse e la non partecipazione sono un danno enorme per tutti. Me ne vado a nanna con il pensiero di andare in tv e far capire agli italiani quello che realmente fanno tutti i partiti ma mi sorge un dubbio: perché gli italiani dovrebbero ricordare le mie parole quando dimenticano velocemente ogni cazzata detta in tv da ogni politico che infatti dice tutto ed il contrario di tutto?». Dubbi che alimenteranno una nuova prevedibile stagione di dibattiti interni.
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