Grasso: «No al voto segreto su minoranze linguistiche»
Il voto segreto sull'emendamento del leghista Stefano Candiani che propone di ridurre il numero dei senatori insieme alla esigenza di tutela delle minoranza linguistiche non è stato ammesso dal Presidente del Senato, Pietro Grasso.
ROMA - Il voto segreto sull'emendamento del leghista Stefano Candiani che propone di ridurre il numero dei senatori insieme alla esigenza di tutela delle minoranza linguistiche non è stato ammesso dal Presidente del Senato, Pietro Grasso.
«Il voto segreto - ha spiegato Grasso in Aula dopo un lungo dibattito tra i gruppi - avvenuto il 29 luglio è stato circoscritto strettamente alla questione delle minoranze linguistiche e dunque alla luce del recentissimo precedente di due giorni fa il voto segreto su questo emendamento non è ammissibile».
Grasso ha spiegato le ragioni della sua decisione dopo aver ascoltato gli interventi di maggioranza e opposizione sulla richiesta di votazione per parti separate avanzata dal Pd.
«L'Assemblea ai sensi dell'articolo 102 comma 5 del regolamento si pronuncia una sola volta sul voto per parti separate, se la richiesta viene accolta l'assemblea è poi chiamata a esprimersi sulle diverse proposte di separazione - ha detto il Presidente del Senato - e perciò una nuova richiesta di voto per parti separate non può essere accolta, come dicono i precedenti. Nel caso di specie le valutazioni che ho fatto erano sul testo iniziale che ha subito due riformulazioni, e testo 3 del senatore Candiani a mio parere così come congegnato non sarebbe in alcun modo divisibile».
Quanto al voto segreto su cui il Presidente è stato criticato dal capogruppo del Pd, Luigi Zanda, Grasso ha ricordato che il «23 luglio scorso a seguito della riunone della Giunta per il regolamento ho enunciato all'assemblea i criteri generali di ammissibilità, su oltre 900 richieste, includendo il preciso e puntuale riferimento alle minoranze linguistiche. Il 29 luglio l'assemblea si è pronunciata a scrutinio segreto sulle minoranze linguistiche, dopo lo stralcio chiesto» anche il quel caso dal Pd, su un emendamento che chiedeva anche la riduzione del numero dei parlamentari.
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