I cattolici M5S: chi difende la famiglia?
Un gruppo di militanti romani accusa i portavoce parlamentari di complicità con una deriva che sconfessa sia i principi fondanti del Movimento, che i valori cattolici ai quali si ispirano le origini del 5 Stelle.
ROMA - Siamo un Paese incapace di analisi. Ci vengono sbattuti sotto gli occhi quasi quotidianamente dati che dovrebbero farci riflettere e invece vengono ingoiati, più che digeriti, e dopo poche ore scompaiono dal radar di ogni approfondimento. Nel bilancio demografico che l’Istat ha presentato nei giorni scorsi si sono contate 62.315 nascite in meno rispetto al 2008, l’anno di inizio della crisi. In cinque anni la crescita demografica nel nostro territorio è calata del 12% e per la prima volta a diminuire sono anche i nati stranieri, in calo di ben 2.189 unità rispetto all’anno precedente. Questo è il filo conduttore di un convegno sulla famiglia che un gruppo di cattolici romani del Movimento 5 Stelle ha messo in cantiere per le prossime settimane.
A riportare all’attenzione della politica il tema demografico, e di conseguenza anche quello della famiglia, è un gruppo di militanti di Grillo (la maggior parte sono cattolici, ma nel gruppo ci sono anche laici) che, in polemica con i loro portavoce, ritengono che il Movimento, sul tema della famiglia, stia assumendo toni sbiaditi, o addirittura devianti.
«Le cifre sul calo delle nascite, oltre ad essere il segno più evidente del disagio e delle sofferenze della famiglia davanti alla crisi, dipingono un orizzonte futuro che dovrebbe non farci dormire la notte. E invece a che cosa assistiamo in Parlamento? Avallato dai nostri stessi portavoce il dibattito è tutto incentrato su argomenti importanti , ma sicuramente non centrali rispetto a quello che sta succedendo nelle case della stragrande maggioranza degli italiani», spiega Andrea Aquilino, ingegnere, militante storico del 5 Stelle (è stato anche candidato alle elezioni regionali) e coordinatore dell’ala cattolica del Movimento a Roma.
Il gruppo di Aquilino ci tiene a precisare di essere ben distante dal poter essere annoverato fra le truppe dissidenti che agitano i 5 Stelle. Al contrario si erge a baluardo di quella sorta di ortodossia grillina che si rifà ai 20 punti programmatici (la «Magna Cartha» di Grillo e Casaleggio) per respingere le pressioni che alcune punte estreme legate all’area omosessuale stanno esercitando in merito alle prossime discussioni parlamentari sulle unioni civili gay.
Ma come dovrebbe comportarsi in Aula il Movimento quando arriverà il momento del voto su unioni civili e legge Scalfarotto?
«Il M5S dovrebbe astenersi dal pronunciarsi su questi temi, così come ebbe a dichiarare Grillo stesso a suo tempo: Dovrebbe inoltre rinviare ogni decisione a una capillare consultazione in rete. Poi , in base ai risultati del sondaggio, elaborare un nuovo punto del programma da presentare agli elettori al prossimo appuntamento con le urne. Quello che vogliamo evitare è che alcune punte estreme ci trascinino verso una deriva che releghi nel dimenticatoio in un colpo solo, sia i principi cattolici, presenti, anche senza riferimenti espliciti, nei valori del 5 Stelle; sia i fondamentali democratici e di partecipazione dal basso che sono alla base del Movimento», spiega Andrea Aquilino.
Quali sono le critiche che i cattolici del 5 Stelle rivolgono ai loro portavoce parlamentari?
«Innanzitutto ai nostri portavoce rimproveriamo una scarsa attenzione ai problemi della famiglia al quale si contrappone uno squilibrio di atteggiamenti che vanno dalla partecipazione collettiva al bacio omo in Parlamento come forma di protesta alle modifiche apportate alle legge Scalfarotto; agli esordi legislativi del M5S con i tre ddl presentati al Senato dettati dagli avvocati della rete Lanford e tutti sulle tematiche inerenti omofobia, utero in affitto; alla sottoscrizione dei 10 punti dell’Ilga da parte di molti nostri eletti in Europa; alle campagne sulle unioni civili nei vari Comuni.
Noi cattolici abbiamo cercato di far sentire la nostra voce su questi punti nel Movimento, ma invano. E assordante è stato il silenzio-assenso di Grillo e Casaleggio», denuncia Aquilino.
«Ad oggi, su questi temi, la maggior parte degli eletti in Parlamento ha mostrato un'autoreferenzialità poco in linea con i principi del Non Statuto e con il concetto di Portavoce, concetto che non può essere inteso nel senso di farsi latori delle proprie convinzioni personali. Per quel che riguarda l'appoggio alla linea draconiana in tema di repressione delle opinioni non conformi all'ideologia gender trovo alquanto contraddittorio il fatto di propugnare, nel programma, la depenalizzazione della diffamazione e, di converso, voler introdurre nuove figure di reati d'opinione che possono offendere il senso di appartenenza ad una categoria di persone. Mi ricorda un po' la coerenza di Senecal, il personaggio de 'l'educazione sentimentale': i diritti che invocava per la massa li negava al singolo individuo», aggiunge Lorenzo Borrè, del gruppo che è sceso in campo in difesa della famiglia e dei principi di partecipazione dal basso del Movimento 5Stelle.
«Il tema delle unioni civili è molto delicato e va affrontato coinvolgendo la comunità degli aderenti nel rispetto della democrazia partecipata, baluardo del movimento. Per quanto riguarda la presenza di parlamentari vicini al sentire cattolico, vi sono senz'altro, anche se finora sono stati offuscati da personalità più prorompenti che sembrano aver fatto dell'anticlericalismo un cavallo di battaglia, forse per strizzare l'occhio a posizioni più vicine a SEL o all'estrema sinistra. Una linea di condotta politica peraltro sconfessata dalle alleanze europee in seno al neonato gruppo EFDD, fortemente volute e sostenute da Beppe Grillo», conclude Marco Zonetti.
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