Bondi: storia di una pugnalata annunciata
Una lettera alla Stampa dell’ex coordinatore di Forza Italia riapre la ferita dei «tradimenti» subiti da Berlusconi.
Oggi cari amici parliamo di un personaggio della storia che ogni volta che ricompare, nel tempo, sotto nuove vesti finisce inevitabilmente per dare una svolta alla storia.
Il personaggio, lo conoscete tutti, è Marco Giunio Bruto, reso celebre non tanto dalle coltellate inferte, insieme ad altri, a Giulio Cesare, quanto dalle parole del dittatore romano che prima di stramazzare pronunciò quel «anche tu figlio mio» che lo consegnarono all’eternità come il padre di tutti i tradimenti.
A fare da sfondo alla vicenda di Bruto, oggi come ieri, è un principio, e questo principio è la fedeltà.
Cioè fino che punto deve arrivare la fedeltà, che molto spesso va a braccetto anche con la gratitudine.
La domanda è sempre la stessa: la fedeltà ha l’obbligo di sopravvivere anche alle più profonde delusioni? Deve resistere anche in presenza di falle paurose che annunciano l’inevitabile naufragio? La gratitudine per gli onori, la fiducia e l’affetto ricevuti da Cesare dovevano frenare la mano di Bruto, a dispetto della convinzione che il capo si fosse ormai trasformato in un dittatore capace di fare danni alla patria, a Roma, perché preoccupato solo della sua gloria?
Usciamo dalla storia è piombiamo su quanto sta succedendo di questi tempi intorno a Silvio Berlusconi. Alfano, Cicchitto, la Lorenzin, Lupi, Quagliarello, che abbandonarono il Cavaliere per salvare il governo Letta, devono essere considerato traditori?
Paolo Bonaiuti, che seguì il Cavaliere in un giro di propaganda di settimane su una nave nonostante alla partenza, scivolando sul ponte, si fosse fratturato tutte e due le clavicole, oggi deve essere bollato come un irriconoscente per avere voltato le spalle a chi, senza una ragione precisa, lo ha lasciato in balia dell’ormai famoso «cerchio magico berlusconiano», che a sua volta, una mattina, gli ha fatto trovare gli scatoloni nella portineria di palazzo Grazioli?
Sandro Bondi che scrive una lettera pubblica per dire che Forza Italia è tutta un fallimento e che Berlusconi ha perso la bussola, mentre Renzi, sì che sa dove andare, è l’ultima reincarnazione di Marco Giunio Bruto?
«Gli ha dato una pugnalata alle spalle il giorno in cui ha dovuto subire l’umiliazione del colloquio per l’ammissione ai servizi sociali», è insorta Daniela Santanchè.
Molti oggi si spiegano finalmente quell’inaspettato e improvviso amore di Berlusconi per Dudù. Ma il Cavaliere poteva continuare a non sapere chi è l’unico amico fedele dell’uomo?
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