Renzi a Berlino fa l’alleato
Il Premier italiano perfettamente allineato con la Germania sulla Russia, ottiene il diploma dalla Merkel sui conti. Intanto Putin va alla conquista di Pirelli
La visita del premier italiano a Berlino non poteva capitare in un periodo migliore per ottenere quella benevolenza sui nostri conti pubblici che prima di Renzi hanno invano inseguito nell’ordine, Berlusconi, Monti e Letta.
Ma oggi, a differenza di pochi mesi fa, la Germania deve fare i conti con quella spina nel fianco che si chiama Putin. Una spina improvvisamente diventata infetta, in grado di disarticolare molti degli equilibri che hanno consentito ai tedeschi, tutti i tedeschi, di riemergere forti e ricchi nel giro di quei pochi anni che ci separano dalla caduta del muro.
«Sono rimasta molto colpita» da quello che Matteo Renzi intende fare in Italia in tema di riforme strutturali ed economiche, ha detto Angela Merkel a proposito del progetto Italia che il nostro premier le ha sottoposto. E quel «molto colpita» ha fatto tirare un sospiro di sollievo alla folta delegazione italiana che ha seguito il presidente del consiglio a Berlino.
Insomma siamo molto lontani da quegli abbracci a Monti e Letta (per non parlare di Tremonti e Berlusconi) che prevedevano una mano tesa al saluto e l’altra pronta consegnare contestualmente l’elenco dei rimproveri e un listino di cose da non mancare per evitare altre punizioni.
«Matteo Renzi spera in un licenza per fare debiti», titolava ieri il Der Spiegel. Le parole di apprezzamento della Merkel per il nostro premier vanno interpretate come il lasciapassare della Germania al ritorno in Italia della spesa facile, come malignamente sottintendeva Der Spiegel?
Nessuno è autorizzato a pensarlo. Perché così certamente non è.
Ma nello stesso tempo nessuno può negare che nella lettura delle nostre buone intenzioni oggi Angela Merkel ha introdotto una fiducia che finora ci era stata fortemente reclusa.
Insomma la Cancelliera sulla parte della scacchiera occupata dall’Italia ha lasciato cadere una parvenza di rosa che a Renzi apre più di uno spiraglio e al governo di Berlino creerà qualche problema in più con le opposizioni in vista delle europee.
Per la prima volta, ormai si può dire da anni, Angela Merkel ha deciso, comunque, di correre il rischio di puntare sull’Italia.
La determinazione di Matteo Renzi e la politica del bastone e della carota che il premier sta cercando di attuare con il suo governo avranno avuto il loro peso nella scelta della Merkel di non continuare a chiudere ermeticamente le porte. Ma quei colbacchi che si aggirano minacciosi appena al di là dell’uscio di casa sua devono essere stati l’argomento che ha fatto cadere ogni ulteriore resistenza.
Se la situazione in Ucraina non trovasse una soluzione diplomatica al più presto (e al momento non se ne intravede l’uscita) tutta l’Europa sarebbe destinata ad entrare in una nebulosa carica di tensioni.
La Germania, essendo la locomotiva dell’Unione, sarebbe la prima a impattare con gli effetti negativi di questa instabilità, con grave danno, è facile prevederlo, per le sue esportazioni.
Quindi oggi, più che mai, Angela Merkel ha bisogno di sentire intorno alla Germania alleati fedeli.
Matteo Renzi a Berlino ha interpretato senza se e senza ma questo ruolo e così si è guadagnato anche il sospirato diploma sui nostri conti.
La posizione assunta dal nostro Governo sulla vicenda Russo-Ucraina ha avuto inoltre un valore doppio perché è a tutti noto che noi siamo fra i paesi più esposti alle sirene Russe, a partire da quel gas di cui difficilmente nel lungo periodo riusciremmo a fare a meno.
Inoltre le sirene russe non hanno solo il gas da far valere nei loro canti: proprio ieri, e con una tempistica che ha destato molti sospetti, il colosso russo Rosneft ha infatti sborsato 500 milioni di euro sull’unghia per entrare, attraverso la Camfin che fa capo a Tronchetti Provera, nella catena di controllo della Pirelli.
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