2 maggio 2024
Aggiornato 07:30
Governo

Renzi chiede la fiducia al Senato

Il premier durante il suo discorso a Palazzo Madama: «Ha senso arrivare al 2018 solo se c'è il senso di un cambiamento radicale. Usciamo dal coro della lamentazione, immaginiamo un percorso concreto, diamoci delle scadenze. Questo consente di arrivare al 1 luglio, con l'appuntamento del semestre europeo, dando un valore non formale ma sostanziale a quell'appuntamento»

ROMA - Matteo Renzi non elude l'argomento, e il primo messaggio che rivolge al Senato, nel discorso in cui chiede la fiducia di palazzo Madama, è per ribadire l'intenzione di abolire l'Assemblea così come la si conosce: «Vorrei essere l'ultimo premier a chiedere la fiducia a quest'Aula. Sono consapevole del rischio di fare questa dichiarazione di fronte a senatori che non meritano il ruolo di essere gli ultimi a dare una fiducia a un governo: ma non lo sta chiedendo un governo, lo sta chiedendo un Paese», e non è una proposta figlia di «un pregiudizio» ma di «un giudizio organico».

HO PROPOSTA AUDACE - Renzi ha detto: «Sappiamo che viviamo un tempo di grande difficoltà e struggente responsabilità. Dobbiamo provare a fare dei sogni più grandi di quelli fatti fino ad oggi e accompagnarli con concretezza. Chiediamo la fiducia a questo Senato, ci impegniamo a meritare la fiducia come governo, perché l'Italia ha necessità urgente di uscire dalla crisi in cui ci troviamo», quella di un Paese «arrugginito, impantanato, incatenato da una burocrazia asfissiante. E oggi chiedere la fiducia significa proporre una visione audace e innovativa».

NON HO L'ETA'... - Quindi il segretario del partito democratico (Pd)) ha citato Gigliola Cinquetti: «Non ho l'età per sedere nel Senato: e fa pensare che oggi davanti a voi siamo qui non per inseguire un record anagrafico o allungare di una riga il curriculum vitae o per una soddisfazione personale».

ACCORDI SU RIFORME OLTRE MAGGIORANZA - Le riforme che il governo vuole realizzare inizieranno con la legge elettorale e la Costituzione, l'accordo raggiunto verrà rispettato «nei tempi e nei modi», ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, durante il discorso al Senato: «Un pacchetto di riforme che parta naturalmente dalle riforme costituzionali ed elettorali sulle quali si è registrato un accordo che va oltre la maggioranza che sostiene questo governo e che rispetteremo nei tempi e nei modi».

RINCORRIAMO IL PAESE - Il cambio di governo è stato necessario per cercare di «rincorrere» le esigenze del Paese, ha spiegato il premier: «Abbiamo accelerato e deciso di cambiare l'impostazione del governo perché pensiamo che fuori da qui ci sia un'Italia viva, che ci tiene a presentarsi bene, un'Italia che non ci segue per un motivo: perché è avanti a noi. Siamo noi a doverla rincorrere, è un'Italia che forse si sta stancando di aspettarci. Vi propongo di fare di tutto per raggiungerla». Per riuscirci, Renzi ha proposto «un pacchetto di riforme, che affronti prima del semestre europeo le scelte legate al lavoro, fisco, giustizia».

FINO A 2018 SOLO SE CAMBIAMENTO RADICALE - Poi il rottamatore ha ricordato: «Ha senso arrivare al 2018 solo se c'è il senso di un cambiamento radicale. Usciamo dal coro della lamentazione, immaginiamo un percorso concreto, diamoci delle scadenze. Questo consente di arrivare al 1 luglio, con l'appuntamento del semestre europeo, dando un valore non formale ma sostanziale a quell'appuntamento». Il Pd, ha aggiunto, «non ha paura di andare alle elezioni». Quindi l'ex sindaco di Firenze si è rivolto alle opposizioni: «Noi siamo abituati, non abbiamo paura. In quest'anno che abbiamo ricevuto da voi presunte lezioni di democrazia, nelle ultime elezioni il Partito democratico si è sempre presentato e ha sempre vinto. Ce l'abbiamo nel nostro dna». Quindi Renzi ha proposto: «Pensiamo che scrivere le regole del gioco insieme sia il valore fondamentale del rispetto delle istituzioni. Proveremo a farlo in una legislatura a cui abbiamo allungato l'orizzonte politico».

AVREI VOLUTO ESSERE ELETTO - Renzi avrebbe voluto arrivare al governo dopo le elezioni: «Avrei preferito che questo passaggio fosse stato preceduto da un chiaro mandato elettorale, sappiamo come sono andate le elezioni. Questo è un governo politico, noi pensiamo che la parola politica non sia una parolaccia». Il premier ha ironizzato sui parlamentari 5 Stelle in diversi passaggi del discorso sulla fiducia: «Non è facile stare in un partito dove il capo ti dice che non è democratico...». Quindi, scherzando con i senatori del Pd ha aggiunto: «Vogliamogli bene anche se loro non ci vogliono bene».

PIANO EDILIZIA SCOLASTICA - Poi il premier ha illustrato nuovamente il suo crono programma. Un piano straordinario per l'edilizia scolastica «da qualche miliardo, non da qualche milione», da mettere in atto «dal 15 giugno al 15 settembre» promette nel suo discorso in Senato, spiegando che «sì, in un momento di crisi economica parto dalle scuole per una tregua educativa con le famiglie e un intervento sull'edilizia scolastica su cui nelle prossime settimane vedrete delle iniziative». Renzi ha promesso non solo di «coinvolgere gli operatori della scuola in ogni processo di riforma», ma «soprattutto recuperare quella credibilità per cui se qui si fanno le cose allora si può tornare a credere che nelle scuole si imposta il futuro. Da lì riparte il Paese, dalla capacità di educare. Ma per farlo serve concretezza amministrativa: con quale credibilità possiamo dire questo se gli investimenti in edilizia scolastica sono bloccati da un patto di stabilità interno che su questa parte va cambiato subito. Ci sono soldi che non possono essere spesi perchè si guarda alla stabilità interna e non alla stabilità delle scuole dei nostri figli». Dunque «scriverò domani una lettera ai miei colleghi sindaci e ai presidenti delle province per chiedere un punto sullo stato dell'edilizia scolastica. Renzo Piano pochi giorni fa ha parlato, a proposito delle nostre perfierie, di 'rammendare' le nostre periferie». Da qui la proposta: «Nell'edilizia scolastica dal 15 giugno al 15 settembre serve un piano straordinario di qualche miliardo di euro, non di qualche milione, partendo dalle richieste dei sindaci e intervenendo in modo concreto e puntuale».

RIDUZIONE CUNEO FISCALE DOPPIA CIFRA - Renzi ha annunciato una «riduzione a doppia cifra» del cuneo fiscale nei primi sei mesi del 2014: «Una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale attraverso misure serie, irreversibili, legate non solo alla revisione della spesa, che porterà nel corso del primo semestre 2014 a vedere risultati immediati e concreti. Partiremo entro marzo con la discussione parlamentare del piano del lavoro» attraverso «uno strumento universale a sostegno di chi perde il posto del lavoro e con regole normative anche profondamente innovative. Se non creiamo nuove assunzioni non si pone neanche il problema dei nuovi assunti», e dunque il punto fondamentale è «intervenire nella capacità di attrarre investimenti».

PIL 2013 DA TRACOLLO - Quanto ai dati su Pil e disoccupazione dal 2008 al 2013 «non sono numeri di una crisi ma sono i numeri di un tracollo», ha affermato il presidente del Consiglio: «Non si tratta di rispondere semplicemente con dei numeri a dei numeri - ha aggiunto Renzi - la crisi ha il volto di donne e uomini, non di slide».

RIVOLUZIONARE P.A. - Le altre idee che ha in mente il segretario del Pd sono: sblocco totale dei debiti della P.A., tagli a due cifre del cuneo fiscale, e poi, come terzo impegno, «costituire un fondo di garanzia anche attraverso un rinnovato utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti, per l'unica reale, importante, fondamentale questione che abbiamo sul tappeto: le Pmi che non riescono ad accedere al credito». La pubblica amministrazione va «rivoluzionata», ogni spesa pubblica deve essere verificabile online: «Serve il coraggio di far emergere in modo netto, chiaro, evidente, che ogni centesimo speso dalla P.a. debba essere visibile online da parte di tutti. Questo significa un meccanismo di rivoluzione nel rapporto tra cittadino e P.a., per cui il cittadino può verificare giorno dopo giorno». Fra le proposte, il premier ha parlato di «riuscire a inviare a tutti i dipendenti pubblici e ai pensionati direttamente a casa, magari attraverso uno strumento di tecnologia, la dichiarazione dei redditi pre-compilata. E' una proposta che può immediatamente mostrare come cambia il rapporto fra fisco e contribuenti. Il fisco - ha aggiunto - deve smettere di essere un nemico che fa paura, uno spauracchio, ma deve assumere connotati diversi e deve far uscire i cittadini dal pregiudizio che chi è famoso e potente la sfanga». Sul fisco il nuovo governo intende intervenire rapidamente, entro maggio, utilizzando la delega fiscale attualmente in Parlamento: «Prima delle elezioni europee - ha annunciato - vogliamo a tutti i costi intervenire sul fisco attraverso l'utilizzo della delega fiscale» all'esame del Parlamento.

ITALICUM CON RIFORMA COSTITUZIONE - Quanto alla legge elettorale e le riforme della Costituzione sono legate da «un nesso», sono parte di una stessa operazione di ammodernamento dello Stato, ma non si può sprecare l'occasione del contingentamento dei tempi che la Camera ha imposto sull'Italicum: «L'Italicum è pronto per essere discusso alla Camera, lo consideriamo non solo una priorità ma una prima parziale risposta all'esigenza di evitare che la politica perda ulteriormente la faccia. Con quale credibilità possiamo dire che è urgente la legge elettorale e poi perdere l'occasione del contingentamento! C'è un nesso tra riforma elettorale, del Senato e del titolo V, sono tre parti di una stessa operazione. Entro marzo la riforma del Senato parta dal Senato e la riforma del Titolo V parta dalla Camera».

ABOLIZIONE PROVINCE - Renzi si è rivolto nuovamente alle opposizioni: approvare subito il ddl Delrio che abolisce le Province, in tempo per impedire il voto del 25 maggio per il rinnovo di 46 amministrazioni provinciali: «Il ddl Delrio è nelle condizioni di impedire che il 25 maggio si voti per il rinnovo di 46 amministrazioni provinciali. C'è un'opposizione dura, anche con ostruzionismo da parte di Fi e M5S. Vi invitiamo a riflettere su questa proposta: chiudiamo il ddl Delrio e impediamo di votare il 25 maggio, ma nel Titolo V riapriamo tra di noi la discussione su cosa debbano essere le Ppovince. Non possiamo perdere questa occasione: volete rivotare per 46 Province? C'è qualcuno che possa dire che non è un costo?. Noi vogliamo sfidare il Parlamento, non vogliamo considerarlo un inutile orpello. Noi siamo pronti a recuperare tutti i miglioramenti possibili, non abbiamo l'idea di venire a dettare la linea, però vi chiediamo di farvi carico del fatto che i tempi non sono più una variabile indipendente. Se non partiamo dalle riforme istituzionali e costituzionali perdiamo la possibilità di essere considerati credibili soprattutto dai nostri concittadini», ha aggiunto.

DIRITTI CIVILI - In tema di diritti civili non si può pretendere di imporre il proprio punto di vista per intero, bisogna «ascoltarsi» e poi «trovare un compromesso»: «Lo sforzo non è trovare le proprie ragioni contro gli altri ma trovare il punto di sintesi possibile. Un'amica mi ha scritto: se sulle unioni civili dovete approvare una forma di unioni civili che non sia quella che vogliamo noi, beh, non approvatela. No, non è così. Sui diritti si fa lo sforzo di ascoltarsi, di trovare un compromesso anche quando non soddisfa del tutto. La credibilità su questo tema sarà un punto di caduta su un'intesa possibile che già è stata costruita nel corso di questi giorni» ha commentato Renzi.

SU MARO' IMPEGNO PERSONALE - Ottenere la cittadinanza italiana dopo un ciclo scolastico, ha proposto il premier al Senato. Vogliamo «dare la possibilità a una ragazzina straniera nata in Italia che in quinta elementare si trova accanto a una compagna di scuola italiana di essere considerata italiana pure lei», ha detto Renzi. Renzi ha poi garantito il proprio «impegno personale» sulla vicenda dei due marò italiani bloccati in India. Una «vicenda allucinante e assurda» che dura «da troppo tempo».

NON CI SONO PIÙ ALIBI - Rivolgendosi ai colleghi del Pd Renzi ha sottolineato: «Abbiamo una sola occasione, è questa. Se perderemo questa sfida, la colpa sarà solo mia. Deve finire il tempo in cui chi va nei palazzi del potere trova sempre una scusa, non ci sono più alibi».

UE NON E' MATRIGNA - Infine il premier ha ricordato che non è vero che «l'Europa è la madre di tutti i nostri problemi», anzi «la tradizione europeista» è la «parte migliore» della storia recente italiana. «Non sono la signora Merkel o il governatore Draghi a chiedere di essere seri con il nostro debito: è il rispetto ai nostri figli che ci impone di guardare ai conti pubblici in maniera diversa da chi ha scialacquato negli ultimi decenni»ha detto Renzi: «La subalternità culturale che ci ha fatto pensare alla Ue come matrigna solo noi possiamo superarla», ha aggiunto. «Se siamo in grado di arrivare all'appuntamento con il semestre Ue avendo affrontato i temi delle riforme, del fisco, della giustizia, della scuola, della Pubblica Amministrazione, se siamo in grado di fare questo, propongo di essere il Paese che guida non solo il semestre ma che guida l'Europa politicamente per i prossimi venti anni», ha concluso il presidente del Consiglio.