29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Governo

Letta: «La parte peggiore della crisi è passata, davanti a noi opportunità importanti»

Il premier: «Alla conferenza di fine anno del 2014 sono sicuro che commenteremo dati economici migliori e riforme istituzionali compiute, a partire da legge elettorale. L'Italia dal 24 di aprile, ha recuperato 30 anni nel calendario. Il 2013 è l'anno che sarà ricordato come anno di svolta generazionale. Credo che l'unico precedente sia l'immediato dopoguerra»

ROMA - «La difesa delle istituzioni è un valore, le istituzioni sono un valore, ma in questi tempi troppo spesso sono viste non per la centralità che devono avere». Lo ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta, nella conferenza stampa di fine anno, dedicando l'appuntamento al brigadiere Giangrande, il carabiniere colpito da uno sparo proprio nel giorno dell'insediamento del governo di fronte a palazzo Chigi: «Quel giorno una sparatoria a palazzo Chigi cambiò la vita di una persona, il brigadiere Giangrande, che ha visto la sua vita menomata per la difesa delle istituzioni: voglio rivolgergli un saluto caro e affettuoso».

2013 ANNO DI FATICA SOCIALE - Letta ha ricordato che si conclude un anno in cui «la fatica sociale, soprattutto nell'ultima parte dell'anno, è evidente a tutti», una fatica sociale «a cui dobbiamo dare risposte e stiamo dando risposte. Sono fermamente convinto - ha proseguito - che l'Italia ce la farà, perché oggi ci troviamo nelle condizioni di avere dietro le spalle la parte più complessa della crisi e la possibilità di cogliere davanti a noi opportunità importanti». Le «tensioni politiche», ha detto il premier, «sembrano al massimo ma - ha aggiunto - sono convinto che l'anno prossimo le istituzioni si riformeranno in modo completo e compiuto e alla conferenza stampa di fine anno del 2014 sono sicuro che commenteremo dati economici migliori e riforme istituzionali compiute, a partire da legge elettorale».

TURBOLENZA BERLUSCONI NON CI HA MAI LASCIATO - Il premier è poi tornato a parlare del 2013, ricordando che «la vicenda politica è stata oggettivamente influenzata da fattori esterni: non è una novità o una sorpresa dire che è stata influenzata da fattori esterni, in particolare uno, la sentenza su Berlusconi, leader di uno dei tre partiti che hanno fatto nascere questo governo», che ha creato «turbolenze che non ci hanno mai lasciato. Certo, ci sono cose che avrei potuto fare meglio, ma non per inseguire un consenso immediato. Me le tengo dentro, ma sarà fondamentale nel 2014 cogliere le opportunità che il 2013 ci ha lasciato per fare le cose di cui c'è bisogno».

IN ITALIA SVOLTA GENERAZIONALE - Quindi il presidente del Consiglio ha annunciato: «L'Italia di un colpo, dal 24 di aprile, ha recuperato 30 anni nel calendario. Il 2013 è l'anno che sarà ricordato come anno di svolta generazionale di un Paese sempre raccontato al mondo come paese non in grado di produrre leadership come capita nel resto del mondo. Il nostro Paese quest'anno ha fatto una svolta generazionale nel complesso - ci sono varie tappe che hanno portato a questa svolta - senza precedenti nella storia repubblicana italiana. Credo che l'unico precedente sia l'immediato dopoguerra. Dove il Paese si affidò a trentenni e quarantenni perché la generazione precedente era stata spazzata via dalla guerra».

COGLIEREMO OPPORTUNITA' - «Questa svolta generazionale, - ha proseguito il capo del governo - che ritengo un fatto molto positivo oggi mette alla prova una nuova generazione. L'abbiamo chiesta e auspicata per molti anni, oggi è arrivata per il coraggio di molti, in primis per quello del presidente della Repubblica che il 24 aprile ha deciso di fare una scelta di svolta. Questa generazione non può fallire, vorrebbe dire che tutti gli auspici di questi anni non sono andati nella giusta direzione. Come generazione non abbiamo alibi, oggi dobbiamo essere in grado di farcela. Dobbiamo risolvere i problemi lasciati da decenni, ventenni e trentenni, anche perché - penso - le generazioni passate non erano state messe alla prova. Farò la mia parte perché questa generazione riesca: questa opportunità la coglieremo».

ABBASSERO' TASSE LAVORO E IMPRESA - Il presidente del Consiglio ha confermato l'impegno del governo sulla «strada» della riduzione delle tasse per i lavoratori e le imprese. Letta ha sottolineato: «Riconfermo qui la volontà del governo e sarà così. Ci sarà un meccanismo di automatismo per la riduzione delle tasse dai proventi della spending review e dal rientro dei capitali dall'estero. La stabilità, per la quale spesso sono oggetto di critiche, dà i suoi dividendi», che il premier ha quantificato in circa 5 miliardi per il 2013, ed è quindi «la precondizione per ridurre le tasse e per fare crescita. La stabilità di questi 8 mesi ha dato un dividendo fatto di cifre e di numeri: il peso in miliardi di euro degli interessi sul debito, che in gran parte sono legati alla stabilità e alla parola fiducia. Se ci percepiscono come meritevoli di fiducia, gli investitori comprano il nostro debito pubblico con tassi più bassi, altrimenti con tassi più alti. Gli interessi sul debito sono ammontati nel 2009 a 70 miliardi, nel 2010 a 71, nel 2011 a 78 miliardi, nel 2012 a 86 miliardi. Nelle previsioni fatte nel 2012 sul 2013 la spesa per interessi doveva essere di 89 miliardi: oggi, non abbiamo ancora il consuntivo, con la stabilità guadagnata diventa 83 miliardi. Il dividendo della stabilità vuol dire 5 miliardi di euro su quest'anno, ed è quello che ci ha consentito di alleggerire un po' la pressione fiscale prevista così in crescita. Queste cose sono il dividendo della stabilità», ha concluso sul punto.

FISCO AMICO DI CITTADINI - Per queste ragioni il premier ha detto: «Sono convinto che negli anni prossimi il peso e il carico fiscale sarà inferiore rispetto agli anni precedenti», non «ovviamente» rispetto al 2013. «Aggiungo - ha detto Letta - che ci impegneremo perché a gennaio termini l'iter della delega fiscale e ritengo che quella delega sia un punto molto importante perché se entro gennaio chiudiamo l'iter e cominciamo ad approvare i decreti attuativi, lì dentro ci sono riforme molto importanti per un fisco migliore: la fondamentale riforma del catasto, della riscossione, una serie di norme anti-evasione». Inoltre, a gennaio Letta ha previsto anche un intervento per «il rientro dei capitali illegalmente esportati» e un intervento «contro l'auto-riciclaggio», tutto questo dentro un «pacchetto di interventi» contro la illegalità finanziaria. «L'anno prossimo sono convinto che anche su questo tema ci saranno riforme importanti e utili che renderanno il fisco amico dei cittadini», ha riassunto il premier.

MENO TASSE CON SPENDING REVIEW E RIENTRO CAPITALI - Il capo del governo ha affermato di voler «sciogliere l'equivoco che c'è stato in questi giorni e in queste settimane, capisco l'impazienza delle parti sociali. Io l'avevo detto quando a novembre avevamo discusso con le parti sociali ed era nata l'idea del fondo e che fosse da inserire un meccanismo di automatismo per la riduzione delle tasse dai proventi della spending review» e dal rientro dei capitali dall'estero. «Sarà così», ha proseguito il presidente del Consiglio, che ha aggiunto: «Questi interventi porteranno a ridurre le tasse sul lavoro sulle due componenti principali: il costo del peso fiscale sul lavoratore e costo su chi dà e genera lavoro. L'impegno è preso, lo riconfermo qui». Letta ha rivendicato che il «percorso è già cominciato con la decontribuzione totale nel 2013» per gli under 29 anni, «opportunità che imprese possono sfruttare ora e per l'anno prossimo e oltre; così come nella legge di stabilità c'è una prima riduzione delle tasse» su lavoro e imprese. La «strada è questa e confermo che lo è, senza sfasciare i conti pubblici».

A GENNAIO DISCUSSIONE SU LAVORO - Sul fronte del lavoro, secondo Letta l'Italia ha subito uno «shock durissimo», come un «incidentato» che subisce «onde lunghe» da un incidente «duro». Secondo Letta però dopo l'incidente, l'Italia è stata portata in «sala operatoria», ora abbiamo «lasciato il pronto soccorso e la sala operatoria e siamo in fisioterapia. E sono convinto che torneremo alla normalità. Nella discussione che faremo a gennaio sul contratto di governo affronteremo tutte le discussioni che i contraenti metteranno in questa discussione. Tutto quello che aiuterà la nuova occupazione lo faremo e la discussione sarà quella volta a creare occupazione buone, non occupazione senza diritti».

LOTTA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE - Il premier ha spiegato: «L'impegno che cerchiamo di prenderci va in quella direzione ed è evidente che anche a livello europeo l'Italia ha preso l'impegno della lotta alla disoccupazione giovanile e abbiamo invitato l'anno prossimo a Roma per un vertice dei ministri del lavoro e sarà la dimostrazione che questo impegno continuerà ad essere fondamentale e centrale finché non vedremo i risultati». Letta ha ribadito che «il 2014 sarà un anno in cui ci saranno punti chiave: abbiamo intenzione di lavorare per introdurre la partecipazione dei lavoratori alla corresponsabilizzazione dell'impresa che in Germania funziona così bene, intanto in una società Poste, e abbiamo l'intenzione di voler estendere la strada se funziona».

TAGLIATI COSTI POLITICA - Dei costi della politica «tanti ne parlano, pochi fanno. Noi abbiamo fatto quello che potevamo fare: abbiamo eliminato con un decreto lo stipendio per ministri che siano anche parlamentari. E' facile fare dei tweet, ma la realtà è più complessa», ha rivendicato il presidente del Consiglio, ricordando anche il decreto sul finanziamento ai partiti: «Erano decenni che si voleva intervenire, ora ai cittadini che non vorranno contribuire non sarà tolto un euro anche se ci sarà una fase di transizione perché il contributo volontario del 2 per mille non lo si può applicare dal giorno alla notte».

POPULISMO SI BATTE CON RINNOVAMENTO - Letta ha aggiunto: «In otto mesi di lavoro, 33 mila persone che stavano tra gli esodati hanno trovato una risposta. E' la risposta di un governo e un Paese che non vuole sfasciare la riforma delle pensioni, ma che non vuole nemmeno lasciare nessuno per strada. I populismi crescono se la politica è incapace di fare riforme ed è disattenta alle richieste dei cittadini, se la Ue è attenta solo a parametri formali». Si battono al contrario «se la politica riesce a dimostrare rinnovamento. In Italia i partiti stanno dimostrando di potersi rinnovare: c'è Alfano, c'è Renzi. E lo stesso deve essere in Europa con la lotta alla disoccupazione giovanile e le politiche per la crescita», ha sottolineato Letta promettendo che «il mio impegno sarà esattamente per far vedere che sia possibile un'Europa diversa in cui non crescono i populismi».

IO E RENZI ALLEATI - «Assolutamente non ho il sospetto che Renzi voglia andare al più presto al voto», ha detto Letta rispondendo ad una domanda durante la conferenza stampa di fine anno. Il premier ha aggiunto: «Nessuno di noi farà gli errori che nel passato, durante svolte generazionali, ci sono stati. Saremo, non soltanto dal punto di vista dei conti pubblici, dell'economia e della crescita, la dimostrazione vivente che quello che lei ha appena detto è stata una delle iatture del centrosinistra e una delle grandissime fortune di Berlusconi, ma dimostreremo che la nuova generazione sarà in grado di vivere in un modo assolutamente diverso la capacità di fare gioco di squadra».

Questo gioco di squadra con il segretario del Pd, «se ci sarà, e sono convinto che ci sarà, come in queste prime due settimane ha dimostrato di esserci, dimostrerà tutti i suoi effetti positivi non solo la prossima settimana ma in futuro, e sarà una delle cose più importanti che renderà il Pd un partito in grado di vivere non solo in questi mesi ma molto a lungo. Da qui alle elezioni europee si vedranno i primi risultati che renderanno possibile ai tanti san Tommaso del nostro Paese che la prospettiva è quella giusta», ha concluso sul punto il capo del governo.

BERLUSCONI E FI PARTECIPINO A RIFORME - Il presidente del Consiglio ha poi parlato di riforme istituzionali e legge elettorale, dicendo che «fa bene» il Pd a parlare con Forza Italia (Fi) . Per Letta, Silvio Berlusconi e Fi «devono stare dentro il percorso di riforme istituzionali e costituzionali: faremo di tutto perché ci stiano, sono convinto che anche su questo con Renzi la pensiamo allo stesso modo. Mi sento di fare un appello a Berlusconi e a Fi: non si facciano prendere la mano e scelgano la strada della deriva populista e nichilista. Sarebbe un errore, per il Paese e per una persona, Berlusconi, che più volte è stato presidente del Consiglio e ha rappresentato l'Italia, ha una storia politica dietro le spalle che va valutata nel suo complesso e non può terminare con una deriva populista e nichilista».

ABOLIRE BICAMERALISMO PERFETTO - Per il premier le riforme istituzionali «devono essere fatte naturalmente a partire dalla maggioranza di governo» ma «con un'apertura vera fuori dalla maggioranza» che «naturalmente riguarda tutti i soggetti politici, tutti i gruppi parlamentari». Il 2014, secondo Letta sarà l'anno in cui in Italia si risolverà «il problema del bicameralismo perfetto», che è «da eliminare. L'anno prossimo - ha detto- sarà un anno nel quale noi al mondo, all'Europa, racconteremo che l'Italia sarà finalmente riuscita a risolvere uno dei problemi che rende più complicata la sua attività decisionale, normativa e legislativa, il problema del bicameralismo perfetto. L'impegno che tutte le forze politiche della maggioranza, e sono convinto anche fuori della maggioranza, si prendono», ha aggiunto il presidente del Consiglio, è che «il 2014, come ho detto nel discorso in cui ho ottenuto la fiducia, sia l'anno nel quale si risolve il problema del sistema con due camere paritarie. La ritengo per un Paese funzionante una delle cose principali».

REFERENDUM SU RIFORME - Comunque ha ricordato il capo del governo, è «essenziale» approvare le riforme istituzionali con un referendum «che può tranquillamente svolgersi a cavallo tra la fine dell'anno prossimo e l'inizio dell'anno successivo. Se anche fossimo in grado di vere un voto con i 2/3 del Parlamento - ha aggiunto - penso che al quarto voto finale dovremmo far mancare quei voti necessari e consentire di avere un referendum, perché sono convinto che per come sia venuta meno la credibilità della politica, questa grande riforma ha bisogno del voto dei cittadini». La consultazione popolare sarebbe «il suggello finale su una lunga transizione che abbiamo alle spalle» o che, comunque, è stata «troppo lunga».

FARE RIFORME E' DIFFICILE - Letta ha citato, in particolare, «le riforme del lavoro» e le «riforme istituzionali. Ad esempio eliminare le Province è stato in questi anni complesso e faticoso, perché non si è partiti dalla Costituzione. Stanotte, con il voto, siamo arrivati a questo passaggio fondamentale, ma noi abbiamo anche avviato la riforma della Costituzione che toglie la parola Province dalla Costituzione. Finché non si interviene sulla Costituzione, i ricorsi alla Corte costituzionale, ai Tar e alla giustizia amministrativa rendono complicata l'applicazione di certe riforme». Quanto al futuro, «nel contratto di programma che noi sigleremo con le forze politiche che sostengono il governo questo programma conterrà i punti non soltanto di riforma ma anche la tempistica che sarà necessaria».

RIFORMA GIUSTIZIA PROSEGUE - Dopo l'intervento del governo sulle carceri, «nel provvedimento che stiamo mettendo a punto per gennaio sulla giustizia ci sarà un altro passaggio su questi punti, perché vogliamo continuare, vogliamo spingere il Parlamento perché la riforma delle norme di custodia cautelare vada nella direzione» di rendere la vita dei carcerati «meno drammatica di come purtroppo oggi avviene», ha detto il presidente del Consiglio. Il premier, in particolare, ha sottolineato che «ci sono molte altre possibilità per scontare la custodia cautelare: ai domiciliari, con il braccialetto elettronico, e mille altre cose che abbiamo già iniziato» a prevedere. «Un terzo dei detenuti nelle carceri italiane è in attesa di giudizio, questa è una situazione abnorme», ha detto Letta che ha aggiunto: «Non serve una mega riforma della giustizia, ma tasselli che devono sbloccare i nodi. Non credo serva la 'Riforma' con la 'R' maiuscola. Spesso ci perdiamo in grandi discussioni e non facciamo poi le cose che servono».

ITALIA DARA' RISPOSTA SU CARCERI - Rispondendo ad una domanda su amnistia e indulto, il premier ha precisato che sono questioni «di competenza delle Camere». Letta ha inoltre ripreso le parole del giornalista che aveva fatto la domanda, concludendo: «Lei ha perfettamente ragione, l'Italia non può permettersi di iniziare il semestre di presidenza europea con questo pesante spread che ha a che fare con i diritti umani».

RIVEDERE BOSSI-FINI - Letta ha annunciato che il governo intende intervenire su «alcuni aspetti della Bossi-Fini», la legge sull'immigrazione, e per la «revisione degli standard dei Cie e del sistema dell'accoglienza in genere, sarà uno dei temi di gennaio» quando si discuterà il programma per il 2014 «così come il governo ha intenzione di mettersi a lavoro per la revisione degli standard dei Cie e del sistema dell'accoglienza in genere».

IUS SOLI NECESSARIO - Il premier ha poi espresso la propria opinione: «Io sono sempre stato convinto che una normativa diversa sulla questione dello ius soli sia necessaria. Rivendico - ha aggiunto - il fatto che io ho scelto di avere una ministro dell'Integrazione, e una ministra nella persona di Cecile Kyenge, quindi, per quanto mi riguarda, proporrò e lavorerò perché una riforma in questo senso della cittadinanza faccia parte del contratto di programma di Governo che scriveremo insieme a gennaio». Il capo del governo ha peraltro sottolineato che ormai «i nostri figli» a scuola vanno in classi, come un «caleidoscopio», con bambini figli di stranieri, e ciò rappresenta una «opportunità». Ad ogni modo, ha concluso il presidente del Consiglio, quello della riforma della cittadinanza dei figli di immigrati «sarà uno dei punti qualificanti sui quali personalmente mi spenderò».

NAPOLITANO HA SALVATO ITALIA - Letta ha dedicato un passaggio del suo discorso al capo dello Stato, che a suo dire «ha salvato l'Italia» e non ha travalicato «i suoi compiti». Il premier ha definito le «parole di Grillo assolutamente fuori luogo». Napolitano, ha detto il presidente del Consiglio, «non ha travalicato i suoi compiti che la Costituzione gli assegna, con la sua azione e credibilità ha salvato l'Italia che stava sbandando e stava finendo fuori strada». Per il capo del Governo, il presidente della Repubblica è stato «saldo, fermo e attento, un punto di riferimento essenziale. Gli attacchi e le critiche - ha sottolineato - sono assolutamente legittime. Non ci sono istituzioni esenti e la critica è assolutamente normale. Queste ultime settimane si è passato assolutamente il limite rispetto agli attacchi al capo dello Stato e le parole di Grillo sono fuori luogo. C'è bisogno da parte di tutti di essere fermi, di reagire con fermezza».

NON SONO UN TECNICO - Quindi il capo del governo ha parlato di sé: «Non sono e non sarò mai un primo ministro tecnico. In questi mesi, in particolare nella settimane tra il 26 settembre e il 2 ottobre, ho dimostrato cosa è necessario fare quando c'è bisogno di una svolta politica vera. L'ho fatto allora e non avrò problemi a rifarlo in futuro, per il bene del Paese, non per la mia posizione personale». In quel frangente, ovvero quando ha chiesto il voto di fiducia sfidando le minacce di Silvio Berlusconi, «ho avuto ragione a metterci tutto il peso di una scelta politica di chi dice 'O è così o ne tiro fino in fondo le conseguenze'. Ho rischiato, ma credo che quella determinazione è servita al Paese». Secondo Letta «c'è bisogno non di tecnocrazia ma di leadership politica e di assumersi le responsabilità. Lo scarica-responsabilità è uno sport molto praticato in Italia, io invece continuerò a dire ciò che si può fare, ciò che si può fare ma solo dopo, e ciò che non si può fare. Vanno detti anche dei no, altrimenti il disastro è dietro l'angolo».

ALLEANZA CON MERKEL - Passando alla politica estera, Letta ha spiegato che il «tema principale» del 2014 sarà quello dell'Europa e il terzo governo tedesco guidato da Angela Merkel sarà «alleato e non freno» della strategia per il superamento della «legislatura della sola austerità. Sarà il tema dell'Europa quello principale dell'anno prossimo», ha spiegato il presidente del Consiglio e «se non chiuderemo questa legislatura della sola austerità tutte le cose di cui abbiamo parlato fino ad adesso saranno tutte o più difficili o impossibili da realizzare». Letta si è detto «convinto» che il nuovo governo della Germania, guidato ancora dalla cancelliera Merkel, «sia in condizione di essere alleato di questa strategia e non di essere freno o essere contro».

IN UE TUTTI PAESI DEVONO CRESCERE - L'Italia sarà presidente di turno dell'Unione Europea del 2014 e, ha ricordato il premier: «Abbiamo bisogno di una Ue che entri nella legislatura della crescita, con le elezioni del Parlamento europeo e il semestre di presidenza che comincerà dal 1 luglio. Su questo lavoreremo con il massimo impegno e io sono convinto che in Germania il nuovo governo tedesco sia in condizione sia in condizione di essere alleato di questa strategia e non di essere freno o essere contro». Anche perché, ha ricordato il presidente del Consiglio, «ho ascoltato con le mie orecchie, nella discussione dell'altra notte in modo molto forte ed efficace, ma anche in altre occasioni, la cancelliera Merkel dire 'Noi non vogliamo un'Europa fatta solo della Germania e tutto il resto che va male. Perché questo comporterebbe la fine anche della Germania'. Questa affermazione, che è assolutamente vera e di buon senso, sono convinto che sarà dietro alle politiche anche del nuovo governo tedesco in questi mesi e questi anni», ha continuato il capo del governo. «Abbiamo bisogno di un'Europa in cui tutta l'Europa vada bene, sia competitiva, non solamente un Paese. Altrimenti viene giù anche quel Paese, perché ormai siamo tutti legati gli uni agli altri. Sono fermamente convinto che questa legislatura della crescita possa cominciare e l'impegno italiano sarà totale», ha concluso Letta.

IN IRAN NUOVE OPPORTUNITÀ - Quanto all'Iran, con l'elezione a presidente di Hassan Rohani, l'Italia ha «la percezione che si apra un'opportunità» nella regione del Medio Oriente. «Buona parte dell'instabilità in questi anni nella regione», ha spiegato il premier, è dovuta «a quello che è successo in Iran con le scelte di (Mahmoud) Ahmadinejad. Oggi la nostra percezione è che si apra un'opportunità, non che tutto è risolto con la leadership di Rohani. Uno sblocco della situazione iraniana è molto importante», ha poi aggiunto Letta, che ha ricordato il suo incontro con Rohani a New York durante l'Assemblea delle Nazioni Unite. «Sembrava ovvio incontrarlo, ma in quel momento vedere Rohani era già una scelta molto azzardata», ha detto ancora il presidente del Consiglio alludendo al colloquio di tre mesi fa con il presidente iraniano. «L'ho fatta e l'ha fatta anche il presidente francese, quell'incontro per me è stato importante per avere la percezione di una volontà reale di cambiamento. Ce la farà? Non lo so, ma io credo sia interesse di tutti scommettere e aiutare la riuscita e le riforme di quel cambiamento. Ma è indubbio che l'impatto sulla vicenda siriana può essere positivo, così come l'impatto su tutte le altre vicende».

ITALIA NON MOLLA SU DISARMO NUCLEARE - Il governo dell'Italia, ha spiegato ancora il premier, «ha deciso di dare una chance a questa opportunità», anche perché l'Italia per «naturali e antiche relazioni» ritiene di avere più possibilità rispetto ad altri. «Tutto quello che stiamo facendo», ha tuttavia chiarito Letta, «non molla in nulla il punto dell'applicazione delle regole che la comunità internazionale si è data sul disarmo nucleare a fini militari che in Iran è assolutamente necessario, lo abbiamo ricordato ogni volta che abbiamo parlato di Iran. Per noi resta fondamentale la soluzione pacifica della vicenda».

AUGURO SOLUZIONE FINALE MEDIORIENTE 2014 - Come il segretario di stato americano John Kerry, l'Italia auspica che il 2014 «possa essere l'anno in cui la soluzione finale venga trovata» in Medio Oriente e il «Paese si impegnerà in modo molto forte in questa direzione» ha sottolineato il presidente del Consiglio. «In questi otto mesi - ha spiegato il capo del governo - ho avuto modo di incontrare tre volte (il presidente dell'Anp) Abu Mazen, tre volte (il premier israeliano Benjamin) Netanyahu, due volte Kerry. Finchè non si arriva alla soluzione, l'instabilità regnerà sovrana», ha aggiunto Letta a proposito della situazione tra israeliani e palestinesi nella regione. «Questo fa parte dei nostri impegni, l'Italia è un Paese che riesce a tenere le buone relazioni con entrambe le parti e soprattutto vuole spingere per andare in quella direzione. Mi auguro che il 2014, come anche il segretario di stato Kerry ci ha detto, possa essere l'anno in cui la soluzione finale venga trovata. Il nostro Paese si impegnerà in modo molto forte in quella direzione».